Una «carta di identità» per i contenitori dei rifiuti

di Nicola Guarnieri

La questione rifiuti è uno dei punti caldi per ogni amministrazione comunale. Perché tra raccolta differenziata e tasse i mugugni dei cittadini sono un rumore di fondo più pericoloso che fastidioso. Ma le immondizie, ahimè, vanno affrontate e la parola d’ordine è differenziare.

A Rovereto, in verità, la raccolta per genere è più che positiva ma se si guarda a fondo, dentro i sacchi o i bidoni, emerge un dato poco esaltante: molta gente non è così attenta a separare i rifiuti, specie se si tratta di imballaggi. Che fare per risolvere il problema? Firmare la spazzatura.

L’idea è dell’assessore all’ambiente Carlo Plotegher che ha raccolto le istanze direttamente dalla popolazione. «Ringrazio le associazioni e la circoscrizione di Marco - spiega Plotegher - che in una serata sui rifiuti hanno posto il problema. Il contributo di tutti è fondamentale per riuscire a trovare le giuste soluzioni».

Quindi? «Quindi stiamo studiando il modo per dare nome e cognome al contenitore degli imballaggi. Questo settore della differenziata è il peggiore: circa il 25% dell’immondizia riciclabile infilata nei sacchi risulta non conforme. Per questo annuncio che presto arriverà il sacco con la carta d’identità per gli imballaggi ma anche sacchetti più piccoli per l’umido, per non creare disagio a chi è costretto a tenere l’organico in casa».

Dai quartieri, poi, emerge l’accrescere della sensibilità verso i raduni «green». «Mi chiedono spesso quali piatti e stoviglie è meglio usare alle sagre ed ho notato che tante associazioni, soprattutto quelle gestite da gruppi giovanili, si stanno organizzando per proporre il prossimo anno piatti di porcellana, da usare alle feste e poi rilavare e riutilizzare la festa dopo».

La nota dolente, però, arriva dagli abiti usati, un rifiuto, diciamo così, a se stante. L’invito del Comune è di portare i vestiti al Crm dove c’è la certezza di come vengono recuperati.
«Purtroppo i grandi cassonetti disseminati in tutta la città sono abusivi. - ricorda l’assessore - C’è chi li posiziona su aree private con accesso pubblico e noi non possiamo farci niente. Per carità, si tratta sempre di un recupero ma a fine di lucro per qualcuno. Io consiglio di portare i vestiti dismessi, anche quelli in cattivo stato, al Centro raccolta materiali della Mira. Consegnandoli al Crm, infatti, si concorre all’abbassamento della tariffa collettiva. Perché qui vengono gestiti da aziende private che però conosciamo bene e che coprono i costi di recupero per poi destinare l’utile per questioni nobili. Gli altri, ripeto, non rappresentano il partito dei poveri ma fanno solo il loro business. Per questo dico di portare gli abiti al Crm».

Dei cassonetti per i vestiti, qualche mese fa, si era occupata la presidente del consiglio comunale Mara Dalzocchio della Lega Nord che aveva presentato un’interrogazione. «Negli ultimi tempi sono proliferati i cassonetti per la raccolta di indumenti e rifiuti tessili da parte delle più disparate organizzazioni che si promettono di utilizzarli per finalità benefiche - scriveva la consigliera - Da quanto mi risulta, parrebbe che dietro ci sia un’organizzazione che punta ad altro».
Quel che preoccupa la consigliera, è la possibilità che tutto ciò danneggi, alla fin fine, i cittadini e le loro tasche: «Di fatto potrebbero esserci tutte le condizioni per una concorrenza sleale nei confronti del servizio di raccolta rifiuti e differenziata esercitato dal Comune e dalla Comunità della Vallagarina che perdono una potenziale fonte di guadagno utile per abbattere le bollette del servizio a carico dei residenti».

Tornando ai rifiuti in generale, infine, l’assessore Plotegher ha in mente un piano per le scuole. «D’accordo con Dolomiti Ambiente cercheremo di coinvolgere il più possibile le scuole per una formazione capillare».

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