I testimoni non ci sono, l'udienza salta E il giudice multa gli assenti

di Chiara Zomer

Al presidente del tribunale Corrado Pascucci sono semplicemente cadute le braccia. Perché di giustizia si parla a vanvera ogni volta che l’opinione pubblica si scalda su uno o l’altro argomento d’attualità. Ma i più ignorano che la faticosa marcia verso una sentenza si incaglia spesso nei dettagli. Nell’aula del dibattimento ci si è resi conto di cosa ciò significhi: in un processo per bancarotta fraudolenta erano convocati nove testimoni. Se ne sono presentati due. Degli altri nemmeno l’ombra.

Uno solo, cioè il presidente dell’ordine dei commercialisti Maurizio Postal, che figurava come consulente della difesa, ha mandato due comunicazioni per giustificare la sua assenza all’avvocato, via Pec. Peccato che al presidente del tribunale la spiegazione - Postal era impegnato in un convegno dell’ordine professionale che presiede -  poco è piaciuta. Gli altri sei assenti, in compenso, non si sono fatti sentire. Ammesso, per altro, che abbiano davvero ricevuto la convocazione: la ricevuta di ritorno non è arrivata. Da qui l’arrabbiatura del giudice Corrado Pascucci che, riunito il collegio in una camera di consiglio veloce, ha deciso che era arrivato il momento di dare un segnale: 150 euro di ammenda a tutti indistintamente e promessa, in caso di mancata presenza la prossima udienza, di affidarsi ai carabinieri. Perché, come ha ribadito in favore di microfono, «essere convocato come testimone è come la leva, non si sceglie se partecipare».

Ma tant’è, l’udienza, che era preannunciata come un’udienza fiume, è durata lo spazio di un attimo. Un caso? Non esattamente. Due martedì fa, sempre davanti al giudice Corrado Pascucci, nemmeno un processo è andato a sentenza: in ogni caso mancava almeno un testimone. È stato il festival dei rinvii. Insomma, il problema va al di là del caso di ieri. Da qui l’arrabbiatura del presidente e la necessità di mandare un segnale. Il punto è però capire perché accade. E il problema è, come ogni cosa che riguarda i palazzi di giustizia italiani, più complesso di quel che si immagina. Ci sono delle concause. Nel migliore dei mondi possibili, le notifiche delle convocazioni - la cartolina verde che sembra una multa ma non lo è - verrebbero fatte a mano. Ma questo da noi, con l’ufficio notifiche ridotto all’osso, non si può immaginare possibile per ogni processo. Quindi ci si affida alle poste. Con una raccomandata con ricevuta di ritorno. Ma per i giudice è indispensabile, in caso di assenza di un testimone, capire se era stato o meno notificato davvero. E la ricevuta di ritorno è quella che fa fede. Ma ieri non ce n’era nemmeno una.

E qui il motivi sono diversi. Ci sono le poste, che hanno bisogno evidentemente di più tempo. Ci sono le parti, che notificano spesso all’ultimo minuto. E poi certo, ci sono i testimoni che non ritirano la raccomandata, magari perché non possono, magari perché sanno benissimo li convocherà dove non vogliono andare. E quindi non la ritirano. Una categoria di persone che fa il paio con chi, presa la notifica, non si fa vedere. Spesso perché non si pone il problema, o non considera così cogente quell’invito a comparire. Ma altrettanto spesso perché ognuno ha una vita. E la convocazione in alcuni casi arriva all’ultimo minuto, non è facile per tutti liberarsi nello spazio di poche ore. Il risultato di tutto questo è semplice: ogni processo è a rischio di rinvio. Ultimamente, a Rovereto, più spesso che in passato.


Per questo la sfuriata del presidente Pascucci. Per questo l’ammenda a tutti, nessuno escluso. Né quelli per cui mancava la ricevuta di ritorno, né quelli che la raccomandata non l’hanno ritirata (magari con dolo, magari perché in ferie). Non si è risparmiato l’ammenda nemmeno l’unico che una giustificazione l’aveva formalmente inviata, Maurizio Postal. Bastonato come gli altri: non basta un convegno dei commercialisti del triveneto, secondo la Corte, per saltare un processo. nemmeno se sei il presidente dell’ordine e un obbligo di presenza a volte ce l’hai.

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