Sanità / Il caso

Operata al seno e alla testa, odissea al Cup per le visite. La storia di Nicoletta: “Che sta succedendo alla sanità trentina?”

La donna tesse le lodi delle équipe mediche che l’hanno seguita ma stigmatizza il sistema della sanità pubblica con i suoi tempi esasperanti e le sue contraddizioni: “Bisogna fare in modo che i pazienti oncologici, malati rari o con malattie importanti non debbano impazzire per prenotare una visita”

di Elena Piva

TORBOLE. Sono incessanti le segnalazioni di ritardi e mancanza di disponibilità (con dirottamento ai privati) di posti per visite ed esami presso le strutture dell'Azienda Sanitaria della Provincia di Trento. E spesso, purtroppo, aggravano i segni che la mutevolezza del tempo lascia nella quotidianità di una persona malata. A raccontarci la sua personale esperienza è Nicoletta Tavernini, torbolana che negli ultimi otto anni è stata messa a dura prova dalla vita. Nel 2016 ha affrontato un tumore al seno al terzo stadio.

«Mi sono trovata bene con l'équipe di Trento, competente e disponibile - ha raccontato - per essere più tranquilla ho fatto una visita all'Istituto europeo di oncologia di Milano dove ho intrapreso una chemioterapia preventiva necessaria a una mastectomia. A febbraio 2017, durante i controlli, hanno trovato una metastasi cerebrale».

A maggio 2017 ha dovuto affrontare altre complicazioni per le quali si è rivolta ai centri ospedalieri di Verona, mantenendo però come oncologa di riferimento una professionista trentina. «Negli ultimi anni non ho seguito alcuna terapia, assumendomi piena responsabilità di tutte le possibili conseguenze - ha puntualizzato - a giugno 2023 l'oncologa di Trento è rimasta stupita dai buoni risultati del controllo, decidendo di prescrivermi il successivo per dicembre 2023. Rilasciandomi l'impegnativa per una risonanza con e senza metodo di contrasto, si è assicurata chiamassi il Cup in settembre. A inizio settembre ho telefonato, ricevendo in risposta "La richiamiamo noi". Sono rimasta fiduciosa. Sebbene reputi vergognoso un simile iter per tutti coloro che vivono, come me, tra visite ed esami non certo per hobby. Chi vive una malattia conosce il valore il tempo: accrescerne le preoccupazioni con l'estenuante trafila di prenotazione è deleterio. Non tutti mostrano il dolore o l'ansia con cui la salute impregna il quotidiano: c'è chi è battagliero e soffre in silenzio temendo di gravare sulle persone che ama e c'è chi ha bisogno di essere guidato per non cedere al panico».

Ha atteso fino a novembre ma, data la sua condizione, necessitava di celeri informazioni.«Ho richiamato il Cup e mi è stata indicata una data a ridosso delle festività natalizie, lavorando in negozio sarebbe stato un problema - ha spiegato - ho detto sì, poi ho richiamato per disdire. Per una cosa così sono diventata matta e dalla frustrazione ho detto all'oncologa: "Ci vediamo dopo le festività", consapevole che il mio male sarebbe potuto ripartire da un momento all'altro. Ero arrabbiata, non spaventata. Ho telefonato in febbraio e da allora attendo di essere contattata per la visita di controllo, siamo in aprile. Ho fatto un tentativo chiamando la Brest Unit (unità sanitaria multidisciplinare che segue le pazienti oncologiche in tutto l'iter di cura e controllo del tumore alla mammella, ndr) ma anche in questo caso mi è stato detto di aspettare una telefonata. Sono ancora in attesa».

Nel 2019 Nicoletta ha dovuto affrontare l'impianto per la protesi mammaria. «Sono stata seguita con estrema premura - ha evidenziato la donna - dei medici e del personale ospedaliero di Trento posso parlare solo bene, è il sistema ad avere notevoli falle. Due mesi fa, a febbraio 2024, la protesi si è spostata. Sentivo dei dolori strani e, allarmata, ho chiamato il reparto di senologia; la prima disponibilità sarebbe stata a giugno. La segretaria mi ha consigliato di richiedere al medico di base una impegnativa con Rao B. Il 17 febbraio chiamo per prenotare una mammografia con Rao B e ottengo come prima disponibilità il 19 marzo. Così tardi? Sì, altrimenti per la mammografia spazio da privati. Riaggancio, ho bisogno di respirare. Quando mi calmo, richiamo e chiedo come sia possibile avere queste tempistiche presentando una Rao B certificata dalla storia clinica. La risposta che ottengo? "Io cosa ci posso fare? Questi sono i tempi". Quando percepisco di subire un'ingiustizia mi innervosisco. Decido di fare un reclamo ufficiale. Al contatto informativo mi risponde un operatore gentilissimo al quale illustro la situazione, dunque la mia necessità di fare una mammografia con Rao B. Quest'uomo, di una disponibilità e comprensione ammirevoli, mi aiuta a scrivere l'email che inviamo nell'immediato».

Dopo soli 15 minuti dall'invio, Nicoletta ha ricevuto una telefonata dal reparto di Senologia di Trento. «Mi ha fissato un appuntamento 5 giorni dopo - ha sottolineato - a questo punto sorge spontaneo farsi delle domande. È normale uscire di testa per ottenere un appuntamento, di diritto? Non tutti hanno la forza di reggere tale tensione emotiva e di gestire l'ansia che ne consegue. C'è chi cerca subito una soluzione e chi soccombe, anche abbandonando le cure per la frustrazione».

Nel giro di pochi giorni la signora Tavernini è riuscita a fare la mammografia ed essere visitata anche dal chirurgo. «Basta un reclamo per ricevere, dopo 15 minuti, un appuntamento che pareva impossibile nei giorni di prescrizione prioritaria? Cosa sta accadendo all'azienda sanitaria? L'impiegata con la quale ho discusso ha esclamato: "Non sa che 500 medici se ne sono andati?". Credo ciascuno di noi sia responsabile di quanto accade, ognuno dovrebbe difendere la sanità pubblica per consentirne il miglioramento. Segnalare ciò che non va è un dovere ma anche fare in modo che pazienti oncologici, malati rari o con malattie importanti non debbano impazzire per prenotare una visita».

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