Sociale / Alto Garda

Con l’ippoterapia dell’associazione «I Lari», i bambini stringono tra le mani le redini della vita

Dal 2015 il sodalizio di Arco riunisce i genitori di bambini neurodivergenti del Basso Trentino: dall’anno scorso la preziosa collaborazione con il Club Ippico di San Giorgio consente ai ragazzi di interagire con i cavalli e creare legami di fiducia e sostegno reciproco 

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di Elena Piva

ARCO. Era la fine degli anni Novanta quando la sociologa Judy Singer coniò il termine "neurodiversità" quale sinonimo di biodiversità neurologica a fronte delle molteplici vie con cui il cervello di una persona elabora, apprende e si comporta, rispetto alla modalità propria della maggioranza, considerata "tipica".

Nel 2024 le differenze neurobiologiche tra le persone dovrebbero dunque essere consolidate da tempo e rispettate in quanto facenti parte del patrimonio della nostra storia. Invece, di fronte a una società che fatica a contemplare la fioritura altrui, la diversità appare ancorata ad essere altro da sé. Una distanza emersa chiaramente quando, a fine novembre, abbiamo raccontato su l'Adige la rete sociale creatasi attorno ad Alessio Bortolotti di 9 anni che, al di fuori della sua Bolognano (locus amoenus di protezione e cura), incontra il pregiudizio che lo vede solo nel suo ritardo nello sviluppo e non bambino di sogni e desideri lontani.

Trent'anni dallo studio di Singer e il diritto di essere diversi, biologicamente differenti gli uni dagli altri, necessita ancora di tutela. Frutto di questa esigenza è la nascita, nel novembre 2015, dell'associazione «I Lari» che riunisce i genitori di bambini neurodivergenti dell'Alto Garda: come i lari, gli spiriti degli antenati che secondo le tradizioni dell'antica Roma proteggevano la famiglia, si districano nei servizi territoriali per pretendere e salvaguardare i diritti dei figli, dalla terapia alla pratica di uno sport di squadra.

Promotrice del Festival «AtipicaMente» per raccontare la neurodivergenza attraverso l'arte, l'associazione ha molti progetti all'attivo: dal corso in barca a vela con il Circolo Vela di Arco a quello per aiutare i caregiver informali a sviluppare un atteggiamento positivo e resiliente (che inizierà il 12 gennaio), dai laboratori inclusivi di ceramica, al gruppo di mutuo aiuto «Au Cafè» rivolto ai genitori di ragazzi con autismo, sino all'inedita attività di educazione assistita con animale (EAA).

«Legàmi con la coda» è infatti un progetto di riabilitazione equestre che poggia sugli interventi assistiti in collaborazione con il Club Ippico di San Giorgio. In presenza di disabilità o di disturbi specifici, tali interventi mediano i processi terapeutico-riabilitativi grazie all'interazione con l'animale. «È necessario cambiare il modo di descrivere chi ha neurodivergenze con etichette quali "bambini speciali" o "bambini disabili"» ha spiegato Francesca Tricarico, presidente dell'associazione e laureata in psicologia (tirocinante del dott. Stefano Parisi che gestisce i corsi di caregiver).

«È una minoranza che semplicemente ha bisogno di terapia perché vive il mondo in maniera diversa dalla maggioranza. Ma lo vive, in egual misura. Cerchiamo di offrire servizi di supporto alla vita quotidiana, extra rispetto alle terapie specifiche. Ho accolto così la proposta di Luana Povoli e Linda Mattivi, rispettivamente coadiutrice del cavallo negli interventi assistiti e referente negli interventi assistiti con il cavallo, due figure del Circolo Ippico San Giorgio».

Il coadiutore del cavallo collabora con il referente e si occupa principalmente dell'animale; il referente, figura laureata in riabilitazione psicologica, educativa e sanitaria, concentra l'attenzione sul bambino, organizzando anche le varie sedute di approfondimento. Nasce da qui un triangolazione di rapporto tra chi sta a terra, il ragazzo che si approccia e il cavallo, la cui sensibilità è tale da raggiungere l'interiorità di ogni essere umano.

«Siamo partite nel marzo 2023 favorite dalla sinergia tra il messaggio che vogliamo dare e la visione dei professionisti del Club Ippico - ha specificato Tricarico - il progetto è pensato come promosso da un gruppo di amici che si cimenta nell'equitazione in cicli da 5 incontri con cadenza settimanale, terminando con una pizza. A febbraio comincerà il secondo anno: abbiamo una decina di ragazzi iscritti che hanno per lo più ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ndr), disturbi d'ansia e disturbi dello spettro autistico».

«L'utenza, da Rovereto a Brenzone, va dai 5 ai 24 anni. Durante i mercatini di Natale abbiamo attivato la vendita dei ferri di cavallo smessi e decorati dai ragazzi, un'esperienza che ha accresciuto la sensazione di fare qualcosa per loro stessi. I proventi vengono usati per effettuare uno sconto sulla retta con cui andiamo incontro ai costi che devono affrontare le famiglie». L'avvicinamento al cavallo rinforza la fiducia reciproca e dà modo al bambino di controllare le paure, interiorizzando un rapporto rassicurante sul piano affettivo ed accrescendo la capacità di adattamento a nuove situazioni, spesso carente in chi ha disturbi del neuro-sviluppo.

«L'ambiente del maneggio accoglie e permette di sentirsi liberi - ha detto Linda Mattivi, tecnico di riabilitazione psichiatrica - si entra in un mondo dove tutti hanno un ruolo ed è possibile sentirsi capaci senza giudizio. Ognuno trova la sua dimensione, ma lo fa insieme agli altri, arrivando a un rapporto di fiducia tale per cui sono i ragazzi stessi che agiscono: "Guarda, non hai pulito lì" si dicono l'uno con l'altro; "è stato bello, vero, il giro a cavallo?" si chiedono».

«Siamo attenti allo scopo comune, ovvero consentire loro di divertirsi e relazionarsi. Come professionista, questa prospettiva mi permette di scoprire aspetti dei bambini e dei ragazzi che in ambulatorio non possono emergere. Naturalmente avvengono degli incontri di équipe sia con la scuola sia con i terapisti che seguono i singoli, affinché ogni attività rientri nel loro progetto di vita. Se un bambino si sente a disagio riesce poi a trovare la sua serenità grazie agli accorgimenti messi in atto a 360 gradi. Tutti loro hanno bisogno di esperienze vere e, soprattutto, di vivere la vita come chiunque altro».

«Da mamma di due ragazzi nello spettro autistico, noto la scioltezza che i bambini conquistano durante il corso - ha aggiunto Tricarico - diventano più aperti, più felici. Un bambino autistico di 5 anni era molto bloccato perché subisce il dover stare chiuso nel campo coperto, a causa delle luci e dei rumori che si accentuano. Ha interrotto il corso, ma viene in maneggio in orari diurni e vede i cavalli. Lo fa stare bene».

«È questo che a noi interessa: il loro benessere, effetto del lavoro di qualità nel tempo libero. Coadiuviamo l'aspetto medico, non lo sostituiamo; semmai riteniamo ambedue gli ambiti sullo stesso piano. L'Alto Garda è un territorio privilegiato ed io ringrazio chi, come la Coop di Vigne e la Farmacia Venezian, dà supporto e affetto quando mio figlio Tommaso varca la soglia: gli fanno trovare le cose pronte, se si sbaglia lo aiutano. Questa dovrebbe essere la quotidianità».

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