Disabilità / Il racconto

Alto Garda: c'è una comunità intera che si coccola il “grande” Alessio Bortolotti

Ha 9 anni ed è affetto da un ritardo nello sviluppo psico-motorio. Tutta Bolognano si è stretta attorno a lui. La mamma Bruna Morandi: “Le maestre e i servizi sociali ci hanno aiutato tantissimo. I bambini lo cercano e Alessio è sempre quello che trascina la festa. Tutta la comunità lo sta accompagnando in un percorso”

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di Elena Piva

ARCO. Ci domandiamo spesso come sarebbe la vita se potessimo osservarla attraverso gli occhi di un bambino. Quelli vispi e curiosi di Alessio Bortolotti, che si nutrono di rapporti sociali a soli nove anni, sono in grado di mostrarci qualcosa di inedito: una Bolognano paragonabile a un locus amoenus dove chi comunica con lo sguardo, come lui, diventa perno dell'inclusione e della progettualità comunitaria. Nessuno, nella piccola frazione di Arco, lo ha mai escluso perché affetto da un ritardo nello sviluppo psicomotorio. Anzi, farlo sentire al sicuro è diventato obiettivo comune. Di più.

Le maestre della primaria hanno costruito, giorno dopo giorno, un potente tessuto di supporto presentando Alessio in ciascuna classe grazie al "progetto di conoscenza": i bimbi hanno imparato così a comunicare con lui attraverso le immagini presenti sul suo tablet speciale, il Comunicatore Blue. Si tratta di un dispositivo medico touch screen utilizzato da persone con deficit nel linguaggio e nella comunicazione interpersonale, che si basa sulla comunicazione aumentativa alternativa (CAA) - funziona selezionando caselle di immagini, che possiedono anche suoni, ognuna delle quali recante un significato, dall'azione alla cosa. I fili di questa rete protettiva hanno reso possibile comprendere la disabilità tra i banchi delle elementari.

«Il mio sogno è vedere gratificato il lavoro delle insegnanti e di chi ci ha sempre supportati - spiega mamma Bruna Morandi - da mamma è un miracolo vedere che gli altri bambini salutano Alessio lungo la strada e, invece di spaventarsi per le sue attitudini comportamentali, lo rincorrono, lo cercano, desiderano trascorrere con lui il loro tempo. Al suo compleanno sono venuti tutti gli amici e ai loro Alessio è sempre l'invitato che trascina la festa. È straordinario sia accaduto questo, significa che c'è speranza e volontà di far conoscere la disabilità. Sembra di vivere ne La cura di Battiato: l'intera comunità sta accompagnando nostro figlio in un percorso. Sin dai suoi primi istanti di vita è stato seguito dalla neuropsichiatria di Trento e di Riva, che mai ci ha abbandonati. Io e mio marito Attilio, avendo anche un'altra figlia, abbiamo lottato affinché Ale potesse sentirsi un bambino come gli altri, cominciando con l'inserimento al nido».

«I servizi sociali della Comunità Alto Garda e Ledro ci hanno aiutato tantissimo - prosegue la mamma di Alessio - Non so se mentalmente sarei riuscita a sopravvivere, senza tutti loro». Prima al nido e poi all'asilo, grazie alla logopedista e alla psicomotricista Alessio ha sentito il bisogno di esprimersi e partecipare ai discorsi dei coetanei: quando genitori e professionisti hanno carpito la chiarezza dei primi elementi nella sua mente, ad esempio il riconoscimento di un animale dopo averlo visto sul libro della fattoria parlante, hanno iniziato a costruire un vero e proprio librone di immagini (l'antenato del Comunicatore Blue).

Oggi Alessio è in terza elementare e conosce persino le parti del corpo. Certo, giunto il momento di salutare la materna, la famiglia ha avuto paura: la primaria non è più terreno di gioco ma esordio dello studio; invece, le maestre di Bolognano hanno creato un ambiente dove il piccolo potesse sentirsi a casa, dando vita anche all'aula arcobaleno dove può rilassarsi, lavorare in piccoli gruppi ed essere pienamente accettato. A seguirlo un'educatrice di Anffas, un'educatrice provinciale e un'insegnante di sostegno che coprono tutta la sua permanenza scolastica. Due pomeriggi a settimana sale da solo sul pullmino diretto al Quadrifoglio di Cognola, Centro provinciale di riabilitazione per bambini con gravi difficoltà cognitive e motorie.

«Dico sempre che Alessio è nato sotto una buona stella perché tante persone si sono prese a cuore la sua vita - aggiunge commossa la madre - quando in classe chiede di poter ascoltare una canzone, gli insegnanti lo concedono: in quei due minuti di libertà lui è felice e i suoi compagni pure. Se la giornata prevede il progetto cucina, le maestre stampano gli ingredienti in CAA per aiutare nostro figlio a capire e formano piccoli gruppi che a rotazione cucinano con lui. È un miracolo quello che abbiamo messo in piedi: non è scontato, è tutto farina del sacco delle maestre, degli assistenti sociali e di chi ha collaborato».

Alessio ama follemente il calcio ma, in mancanza di un corso calcistico per disabili, la famiglia ha virato sul nuoto grazie a una conoscente che si è messa in moto. Abbandonata la parte ludica, Alessio sguazza felicissimo nell'acqua e segue l'insegnante durante la lezione dei movimenti. Esprimere un desiderio e constatare quanto la comunità si sia attivata pur di realizzarlo è stato impagabile per la famiglia. Allontanarsi dall'Alto Garda però è sintomo di timori e preoccupazioni.

«Quando ci allontaniamo dalla Busa e andiamo al mare le cose cambiano - sottolinea Bruna - Alessio non possiede segni fisici che fanno capire sia diverso dagli altri. Sarebbe di sostegno se i bambini che hanno delle disabilità portassero un fiocco distintivo: non un marchio, ma un aiuto alla comprensione sociale. Al mare è capitato che Ale, giocando sullo scivolo, sia salito dalla scaletta saltando la fila: nel giro di un secondo ecco arrivare le mamme con la forca e quel "se tuo figlio è disabile dovresti portarlo nei giochi per disabili". Le stesse che al ristorante ti guardano male perché convinte che tu non sia in grado di educare tuo figlio. Questa è la realtà che viviamo fuori da Bolognano, dall'Alto Garda. Qui, nessuno ha mai trattato con sufficienza la situazione e anzi, venirci incontro sembra una priorità. Ne siamo commossi».

I bambini, non concependo barriere, spingono i genitori a chiedere "Alessio può venire a giocare a casa nostra?". Manifestare un intenso desiderio di condivisione è il primo passo verso una sincera accettazione dell'altro. «Spero che la nostra storia possa arricchire tutti e soprattutto motivo di sprono affinché nella diversità si trovino sempre punti in comune - conclude Bruna Morandi - si parla sempre di bambini discriminati al ristorante, lasciati soli alle feste di compleanno, isolati in classe. Raramente viene alla ribalta una vicenda come la nostra. Tranquilli, pianti su pianti non sono certo mancati. Ora però vedo i frutti dei sacrifici, del dolore, della tenacia. Mi piacerebbe che il sindaco di Arco, l'assessore alla cultura e disabilità, ma anche il presidente della Provincia stringessero le mani di questi professionisti. La serenità con cui Alessio si muove nella rete sociale che chi gli vuole bene ha intessuto per lui non è un'utopia. A Bolognano è pura realtà».

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