Falsi invalidi truffano la Provincia. Due fratelli arcensi a processo

di Paolo Liserre

Compariranno in aula all'inizio di dicembre due arcensi (sorella e fratello rispettivamente di 68 e 59 anni) accusati di «truffa», nel caso della donna, e favoreggiamento in quello del fratello, dalla Procura della Repubblica di Rovereto al termine di un'inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza che nei mesi scorsi ha scoperto come fingendosi malata la signora avesse percepito senza averne diritto un assegno di cura per la somma complessiva di oltre 30 mila euro.

Non per qualche mese ma per oltre tre anni, dal 2011 al 2014 secondo le contestazioni mosse dal sostituto procuratore della Repubblica Valerio Davico, titolare dell'inchiesta. L'udienza preliminare è stata fissata e si svolgerà il prossimo 6 dicembre. In quella sede gli imputati potranno scegliere un rito abbreviato, optare per il patteggiamento o decidere di difendersi a spada tratta in dibattimento. 

La storia comincia cinque anni fa. La signora chiede di poter usufruire dell'assegno di invalidità civile (siamo all'inizio di aprile del 2011) e l'iter che ne deriva, come vuole la normativa provinciale, la porta a sottoporsi a tre visite mediche, l'11 luglio la prima, a marzo e a luglio di due anni dopo quelle successive. Nella prima circostanza, quella che di fatto accerta l'invalidità civile della signora, la commissione che suo malgrado cade nell'inganno è presieduta dal dottor Sandro La Micela, professionista conosciuto in tutto il Trentino e spesso, tra l'altro, consulente della stessa Procura e del Tribunale di Rovereto.

Tutte e tre le volte, affermano gli stessi investigatori, «la signora simula un'andatura atassica e si presente in carrozzina», tanto da convincere i medici a riconoscerle e poi confermarle «un'invalidità con totale e permanente inabilità lavorativa e con necessità di assistenza continua, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita». Da qui l'assegno, di circa 500 euro al mese, per un totale dal 2011 al 2014 di oltre 30 mila euro.

Ma un giorno accade qualcosa. La Guardia di Finanza riceve una segnalazione anonima e decide che su quella storia va fatta chiarezza. Da qui il via agli accertamenti, naturalmente senza far clamore. E così la donna viene seguita e anche filmata mentre va a far la spesa al supermercato con le proprie gambe, sale e scende dall'autobus come una persona comune, in pratica conduce una vita apparentemente senza alcun problema. Una vita difficilmente compatibile con la necessità di muoversi in carrozzina ed essere assistita da un'altra persona.

Le immagini e i filmati entrano a far parte del fascicolo dell'accusa. E nella rete ci finisce pure il fratello di 59 anni che a maggio di quest'anno l'accompagna in macchina ad Ala dove la signora è stata convocata dal dottor Eraldo Mancioppi, consulente tecnico d'ufficio del magistrato. Ad Ala la donna viene portata in carrozzina dal fratello ma alla partenza da Arco e al ritorno a casa sale e scende dall'auto come se nulla fosse.

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