Lavoro in Alta Valsugana, persi 508 posti in un anno

di Giorgia Cardini

Il tema del lavoro è uno dei più importanti della campagna elettorale 2015. E molte sono le sollecitazioni ai candidati sindaci di Pergine perché la prossima amministrazione contribuisca a creare le condizioni per migliorare la situazione occupazionale. Che resta nera, in Alta Valsugana-Bersntol, come dimostrano gli ultimi dati forniti all’Adige dal Centro per l’impiego.


Crescono gli iscritti ai Centri della Comunità, in controtendenza rispetto all’intero territorio provinciale, dove il raffronto tra gennaio 2015 e gennaio 2014 fa registrare un calo complessivo di 1.242 unità (-3,1%). Nel primo mese del 2015, invece, in Alta Valsugana risultavano iscritte 3.810 persone (+226 ), di cui 1.826 maschi (+98) e 1.984 femmine (+128). Sono quindi il 6,3% in più gli iscritti in più rispetto a un anno fa, con una forte predominanza della fascia 35-54 anni (1.779 iscritti, +6,3%) e una sostanziale parità tra under 25 e over 55 (576 e 573 iscritti, rispettivamente però +8,7% e +16,2%). E a registrarsi, in gennaio, sono stati quasi solo italiani, 221 (+8,8%), che portano il numero dei connazionali in cerca di lavoro nella vallata a 2.743, mentre restano stabili gli stranieri (comunitari e non), a quota 1.889.


«Le donne in cerca di lavoro aumentano - spiega Francesca Carneri, responsabile del Centro di Pergine -, molte entrano nel mercato per sostenere economicamente la famiglia, esigenza non sentita nel momento in cui il marito lavorava. E aumentano le iscrizioni dei giovani e delle persone mature, di difficile ricollocazione». Si riduce però la disoccupazione di lungo periodo e questo, secondo Carneri, è un buon segno: infatti, aumenta notevolmente l’anzianità di iscrizione fino a 6 mesi (1.329 persone, 370 in più del gennaio 2014), ma cala quella da 7 a 12 mesi (567, -80) e quella oltre i 12 mesi (1.914, - 64).
Diminuiscono un po’ anche gli iscritti nelle liste di mobilità: in gennaio erano 307, di cui 46 stranieri (-13 su gennaio 2014). Ma cresce notevolmente, all’interno di questo quadro, la mobilità nell’industria manifatturiera che registra 103 iscritti, ossia 80 in più e una variazione percentuale del 77,7%. Calano invece gli iscritti nel settore delle costruzioni, da 69 a 40 (-42%), più per effetto di chiusure e licenziamenti che di ripresa; e scendono nelle «altre attività», dove si passa da 146 iscritti a 83 (-63, pari a -43,2%).


Per quanto riguarda le assunzioni, più che il dato di gennaio 2015 (troppo breve come indicatore temporale) appare significativo quello relativo a tutto il 2014: in questo caso segnalano una certa vivacità l’agricoltura con 1.616 assunzioni (+28 rispetto al 2013), che pare confermata anche nel primo mese del 2015; il commercio (522 assunzioni, +11) e l’estrattivo (75 assunzioni, +3). Ma sono magre consolazioni, perché bisogna registrare un calo di contratti negli altri settori: sono stati 960 nel secondario (-69), 304 nelle costruzioni (-64), 581 nell’industria in senso stretto (-8), 5.473 nel terziario (-327), 1.918 nei pubblici esercizi (-208), 321 nei servizi alle imprese (-25) e 2.712 in altri servizi (-105).
Ma soprattutto, a parte il commercio e l’industria che nel raffronto 2014/2013 presentano variazioni assolute positive per 91 assunzioni, il saldo occupazionale dato dalla differenza tra assunzioni e cessazioni resta negativo, con 8.557 cessazioni contro 8.049 assunzioni: dunque, si sono perse 508 posizioni lavorative, che si aggiungono alle 323 perse nel 2013.
Le 8.049 assunzioni nel 2014 hanno riguardato 5.635 italiani e 2.414 stranieri (3.333 maschi e 4.716 femmine). 2.850 i contratti offerti a giovani fino a 29 anni (-6,3%) 4.590 quelli per la fascia 30-54 anni (-3,5%) 609 quelli per lavoratori sopra i 54 anni (-1,3%). A tempo indeterminato sono stati creati 848 posti di lavoro (-1,4% sull’anno precedente), di cui 45 intermittente (-28,6%) e 248 di apprendistato (+2,5%). I contratti a termine sono stati 2.701 (-4,7%) di cui 694 intermittente (-5,8%) e 443 di somministrazione (-2,6%).

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