Salute / La vicenda

Bipolarismo, la grande vittoria di Daniele: la diagnosi a 22 anni, poi la guarigione. La storia

È stato dichiarato guarito nel dicembre 2012. E per lui, ogni anno da 11 anni a questa parte, la Giornata Mondiale del Disturbo Bipolare, che si celebra il 30 marzo (giorno in cui, nel 1853, è nato Vincent Van Gogh, che pare soffrisse di bipolarismo), ha un sapore speciale

di Fabrizio Brida

PREDAIA. Oggi Daniele Chini ha 46 anni e conduce una vita normale: lavora come elettricista, è sposato ed è padre. Ma non è stato sempre così. Era il 1999 quando, senza alcun preavviso, si è trovato a dover far i conti con una diagnosi che lo ha lasciato (a dir poco) disorientato: disturbo bipolare. Allora Daniele, classe 1977 di Segno, frazione di Predaia, aveva 22 anni ed era un ragazzo come tanti che ha dovuto affrontare una nuova fase della sua vita.

Le ha provate - letteralmente - tutte: si è rivolto a diversi psichiatri e ha fatto uso di vari farmaci. I risultati però non sono stati quelli sperati, così ha deciso di affrontare i suoi problemi con sistemi nuovi. Un po' alla volta ha imparato a sentirsi più sicuro di sé e a dare valore al suo cambiamento, in modo da poter vivere con più serenità i rapporti con i propri cari e il proprio lavoro. Giorno dopo giorno ha cercato di diventare un "esperto" di sé stesso e di questo disturbo: ha lottato contro i suoi pensieri e contro quelli degli altri, ha sfidato i pregiudizi che purtroppo ancora esistono su chi accusa qualche malessere psichico.

Non si è lasciato dominare dalla malattia ed è riuscito a vincerla, con tanti sforzi e grazie all'aiuto delle persone che gli vogliono bene. Daniele Chini è stato dichiarato guarito nel dicembre 2012. E per lui, ogni anno da 11 anni a questa parte, la Giornata Mondiale del Disturbo Bipolare, che si celebra il 30 marzo (giorno in cui, nel 1853, è nato Vincent Van Gogh, che pare soffrisse di bipolarismo), ha un sapore speciale.

La sua è una storia che sa di impegno, tenacia, forza di volontà. Ma anche di affetti, senza i quali avrebbe fatto molta più fatica a superare gli ostacoli che si è lasciato alle spalle.

«La mia guarigione è avvenuta grazie alla riabilitazione, durata circa 7 anni, svolta con mia moglie e il dottor Giovanni Camagna, il mio medico di base purtroppo scomparso nel novembre 2020 - racconta Daniele Chini -. Ho lavorato sulle idee per capire ciò che è reale e ciò che non lo è, e se avessi seguito gli schemi standard della psichiatria non avrei mai ottenuto questo risultato».

A dichiararlo guarito è stata la psichiatra e psicoterapeuta Nicoletta Calchi Novati, al termine di un percorso di approfondimento e conoscenza della sua situazione. «Ormai 12 anni fa mi sono imbattuta per caso nei suoi post sui social e sono rimasta affascinata, perché Daniele ricalcava pienamente il mio metodo - spiega -. Così ho voluto conoscerlo e per 5-6 mesi, nei fine settimana, mi sono recata in Val di Non: ho visto il contesto in cui viveva, le sue cartelle cliniche, mi sono occupata della sua storia e ho studiato il suo caso. Aveva già sospeso tutte le terapie da anni, seguendo un percorso psicoterapico col suo medico di base, e stava bene. Era realizzato lavorativamente, socialmente, affettivamente».

Perché un paziente venga dichiarato guarito, per due anni non deve assumere farmaci e deve stare bene. Daniele Chini rispondeva in pieno a questi "requisiti". Dopo la psichiatra, un medico legale ha confermato la sua guarigione. «Mi sono capitati altri due casi dopo di lui, ma Daniele è stato il pioniere - conclude Nicoletta Calchi Novati -. Lui è la dimostrazione che guarire è possibile e che i farmaci aiutano ma non curano: il resto devi mettercelo tu».

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