Il giallo / Giustizia

Celledizzo, analisi su altri dieci fucili. Nessuna certezza dalle 26 armi esaminate dal Ris di Parma

Di fronte all'assenza di elementi scientificamente inequivocabili per poter indicare quale sia stata l'arma a sparare, ora si tenta di allargare il cerchio. Nel dettaglio sottoponendo ad accertamenti i fucili di calibro diverso da quello preso in considerazione fino ad ora, pur se simili

ANALISI Fucile, distanza e orari. Tutti i punti su cui manca chiarezza
OMICIDIO Massimiliano ucciso con un colpo alla nuca
IL DRAMMA Cacciatore di 24 anni trovato morto in val di Sole
DOLORE Celledizzo, il doppio dramma di una comunità

CELLEDIZZO. Otto mesi dopo, si deve continuare a scavare, confrontare, esaminare. Le indagini per capire da che arma sia partito il colpo alla nuca che la mattina del 31 ottobre a Celledizzo ha ucciso il ventiquattrenne Massimiliano Lucietti - e chi lo ha fatto partire - non si fermano. Nei prossimi giorni i carabinieri chiederanno a tutti i cacciatori della zona di poter effettuare analisi sulle armi che detengono.

Una procedura che già era stata posta in atto nei mesi scorsi, quando erano stati sottoposti ad accertamenti ventisei fucili calibro 270. Il frammento di ogiva che è stato recuperato dopo l'omicidio era infatti compatibile con un proiettile di quel tipo.

Ma il certosino, lungo lavoro portato avanti dagli uomini del Ris di Parma sulle armi di quel tipo - il fucile di Maurizio Gionta, il cinquantanovenne suicidatosi all'indomani della tragedia, dopo aver dato per primo l'allarme quella mattina, ed altri venticinque fucili di altri cacciatori della zona - non ha permesso di individuare con certezza da quale arma sia partito quel proiettile. Per questo, di fronte all'assenza di elementi scientificamente inequivocabili per poter indicare quale sia stata l'arma a sparare, ora si tenta di allargare il cerchio. Nel dettaglio, sottoponendo ad accertamenti i fucili di calibro diverso da quello preso in considerazione fino ad ora, pur se simili.

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