Per Diego, il portiere in coma 14 indagati, ma la Procura chiede l'archiviazione

Per il dramma di Diego Canella, il portiere di 26 anni del Redival in coma da due anni dopo uno scontro di gioco sul campo di Mezzolombardo, sono indagate 14 persone. Sono i sanitari - medici e infermieri - che ebbero un ruolo nei soccorsi prestati all'atleta. L'ipotesi di reato è lesioni gravissime, ma la procura ha chiesto l'archiviazione del procedimento.

Secondo il pm dalle indagini condotte dai carabinieri del Nas non sarebbero emersi elementi di rilievo penale per sostenere l'accusa. Va specificato che l'iscrizione nel registro degli indagati non è una prognosi di colpevolezza, ma un atto a garanzia della persona sottoposta ad indagini. La famiglia di Diego Canella, attraverso l'avvocato Marcello Paiar, si oppone all'archiviazione. Non c'è alcun accanimento da parte della madre del ragazzo (una grande mamma), che è anche amministratrice di sostegno del figlio: ma è legittimo e naturale che i familiari chiedano che sia fatta piena luce su quanto accadde e sulla tempistica dei soccorsi. Sollecitano, prima che il procedimento finisca in archivio, una perizia medico-legale super partes per accertare se davvero quella maledetta sera sul campo di Mezzolombardo venne fatto tutto il possibile per evitare questa tragedia. Come altro definire se non tragedia il caso di un ragazzo nel fiore degli anni ridotto ad una vita di semicoscienza e l'immane sacrificio della sua famiglia per garantirgli le migliori cure e l'assistenza più amorevole?

L'indagine è partita da una querela in cui si chiede di identificare e punire eventuali responsabili. Quel 30 aprile del 2017 Diego scese in campo nel campionato di Seconda categoria per la squadra del suo paese, Cogolo. Dopo circa 20 minuti di gioco ci fu un contrasto: l'attaccante della squadra avversaria colpì alla testa con un ginocchio, in modo non volontario, il portiere del Redival. Diego Canella cadde a terra, ma si rialzò. A distanza di un paio di minuti il portiere si accasciò. Vomitò e poi rimase sdraiato sul terreno di gioco in stato di incoscienza. Da allora Diego non si è più risvegliato. 

Nella querela si sollevano dubbi sulla tempestività dei soccorsi: tra la prima chiamata e l'effettivo trasferimento al S. Chiara sarebbero trascorsi oltre 50 minuti. I dubbi dei familiari sono alimentati anche dal fatto che all'arrivo in pronto soccorso una dottoressa avrebbe avvicinato la madre di Diego dicendo che il ragazzo era stato «troppo sul campo». 

La procura è arrivata a conclusioni diverse. Dalle indagini emergerebbe che i tempi di percorrenza e quindi di soccorso non di discosterebbero da quelli stimati in casi analoghi. Di qui la richiesta di archiviazione per tutti i 14 indagati. 

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