Rotaliana, i sindaci dicono no ai profughi

di Mariano Marinolli

Stamattina si è svolta in località Masetto di Faedo la manifestazione promossa dalla Lega Nord contro la trasformazione del Lord hotel in un centro di accoglienza per i profughi. L’altra sera la conferenza dei sindaci ha discusso proprio di questo argomento, firmando un documento inviato all’assessora Donata Borgonovo Re nel quale si esprime la contrarietà alla proposta di trasferire il centro di smistamento profughi da Marco di Rovereto al Lord hotel, a nord di San Michele all'Adige.
Tutti i sindaci hanno firmato il documento, tranne Graziano Pellegrini, primo cittadino di Lavis, che si è invece espresso a favore del centro di accoglienza. "Ritengo - ha detto Pellegrini - che sia una soluzione ottimale: sono lontani dal centro di un paese e quindi la loro presenza non avrà alcun impatto sul sociale".

[[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"189356","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]In premessa del documento viene specificata la differenza tra profughi e immigrati, evidenziando che la Costituzione italiana stabilisce che solo i primi abbiano diritto ad asilo. Poi, in sintesi, si sottolinea che la Comunità Rotaliana Königsberg annovera la più alta percentuale del Trentino di cittadini stranieri (11,8%, contro la media della provincia del  9,5%), e che proprio il paese di San Michele, il più vicino al Lord hotel, conta una presenza già elevata di popolazione straniera, pari al 15,6%.
Si legge, poi, che nella Rotaliana «esiste una vera emergenza abitativa», dettata anche dalla crisi economica; la Cdv si è adoperata ad affrontare questa situazione per i residenti che hanno ricevuto lo sfratto o il pignoramento della loro casa perché non riuscivano più a pagare l’affitto o il mutuo. Però, nemmeno per loro è stata trovata una soluzione. «Proprio in virtù di questi dati - si legge nel documento - gli amministratori locali sono fermamente convinti che non vada creato un centro di smistamento, ma che vengano individuate soluzioni tali da non acuire la percezione di ingiustizia sociale da parte dei cittadini». E tale ingiustizia, secondo i sindaci potrebbe dar luogo a pericolosi conflitti sociali.

Inoltre, trasformare l’albergo in un centro di smistamento profughi appare ai sindaci come un’iniziativa assolutamente ghettizzante, in quanto vi sarebbe una concentrazione di cento profughi in una zona lontana dai centri abitati, impedendo di conseguenza la loro integrazione nel tessuto sociale.
La Comunità rotaliana - affermano - non intende sottrarsi al proprio dovere di solidarietà, ma nel documento si precisa che non esistono, su tutto il territorio della Piana rotaliana, immobili pubblici idonei all’uso di residenze collettive.
Tuttavia i sindaci suggeriscono che i cento profughi potrebbero essere accolti a piccoli gruppi, distribuiti equamente sul territorio della Comunità e tenendo conto di una proporzionalità di un cittadino straniero ogni mille abitanti; inoltre, coinvolgere attraverso il volontariato gli immigrati già inseriti nel contesto sociale affinché siano da supporto linguistico e funzionale ai nuovi arrivati.
Insomma: i sindaci non hanno chiuso la porta. Si rendono disponibili, in estrema sintesi, ad ospitare i cento profughi purché tra loro non vi siano clandestini e che non vengano ospitati tutti nello stesso paese, o peggio ancora, nello stesso edificio.

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