Telecamere antifurto, il Bim metterà i soldi

di Giuliano Beltrami

È tornato in questo inizio d’anno l’allarme furti nelle case della valle del Chiese. Lardaro, Condino, Lodrone in terra trentina; Ponte Caffaro ed Anfo nella confinante alta valle Sabbia.

Intrusioni serali e notturne nelle case. Ce n’è abbastanza per destare preoccupazioni, anche perché, com’è noto, sul tema della sicurezza le sensibilità sono particolarmente elevate: a volte la percezione rispetto alla gravità del fenomeno supera addirittura la realtà.
Può essere che l’allarme si trasformi in allarmismo? Lo capisci dal momento in cui l’argomento diventa tema di conversazione nei bar e nelle botteghe. E allora iniziano le domande.
Una su tutte: «Ma i Comuni non avevano deciso di mettere le telecamere?».

A simili domande c’è la risposta di sempre: «Avranno fatto solo chiacchiere».

In realtà alcune telecamere ci sono già. Furono inserite (per un costo allora di 35.000 euro) agli ingressi della valle: verso sud (al confine con la bresciana valle Sabbia), a est (verso la valle di Ledro, all’imbocco della strada dell’Ampola) e a nord, nel cuore delle Giudicarie. Furono piazzate nell’ambito del progetto della polizia locale. «Hanno fatto il loro mestiere - assicura il comandante della polizia del Chiese Stefano Bertuzzi - anche se sono diventate vecchie e avrebbero bisogno di essere sostituite. Intendiamoci, svolgono ancora il loro lavoro, ma in questi anni la tecnologia ha fatto passi avanti. La qualità è essenziale». E che abbiano lavorato bene lo hanno raccontato episodi degli anni scorsi, quando furono in grado di individuare le macchine di malviventi (in particolare di notte) dai numeri delle targhe.

Quanto alla domanda del popolo («ma non dovevano mettere le telecamere?»), la risposta è sì. Effettivamente agli sgoccioli della precedente consiliatura, fra il 2014 ed il 2015, il Bim del Chiese (su sollecitazione dei sindaci) aveva messo in programma l’installazione di telecamere per la videosorveglianza praticamente in tutti i paesi. Si trattava di un progetto dell’importo di circa 250.000 euro. Partito lancia in resta, anche sull’onda dell’emotività suscitata dal ripetersi di furti in quel periodo, il progetto ha subito un rallentamento.
Motivo?
Lo spiega ancora Bertuzzi. «Non c’è un rallentamento dovuto al venir meno della volontà, ma alla necessità di adeguare il nostro progetto al resto del Trentino. In sostanza si deve tener conto di più fattori.
Anzitutto dei protocolli ministeriali, poi della collocazione del nostro servizio nel progetto provinciale. In altre parole, le nostre telecamere dovranno andare sulla piattaforma provinciale, in modo da entrare in un sistema unico e utilizzabile su tutto il territorio provinciale. Uniformare le tecnologie ha comportato un rallentamento».

Se il progetto partì con la presidenza del Bim di Giorgio Butterini, ora è stato ereditato dal nuovo presidente, Severino Papaleoni. Che debba pagare il Bim (trasformato nella cassaforte dei Comuni del Chiese) appare scontato a tutti gli amministratori.
«Effettivamente - risponde alla nostra richiesta Papaleoni - il progetto è sul nostro tavolo. La Conferenza dei sindaci ha chiesto di riprenderlo in mano, perciò entrerà nel programma del 2018». Quindi è (o dovrebbe essere) solo questione di mesi.

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