Visite sportive, lunghe attese Le proteste di un dirigente

«A Tione i primi buchi liberi per i ragazzi saranno a febbraio»

di Giuliano Beltrami

«Fate sport, giovani, perché condurre una vita sana vi terrà lontano dalle tentazioni, dalle cattive compagnie e dai vizi». Questo messaggio è noto, perché viene ripetuto dalla scuola, dai medici, dai mass media. Ma... Solito problema: al predicar bene segue un razzolare altrettanto positivo?
I dirigenti sportivi non hanno dubbi: «No. Almeno nelle Giudicarie no». Partiamo dall'inizio. Che praticare sport faccia bene è un dato assodato. Tuttavia per praticare una qualsiasi attività sportiva si deve ottenere un certificato medico che assicuri l'assenza di patologie o disfunzioni capaci di creare conseguenze dannose allo sportivo stesso. Queste visite per i ragazzi sotto i diciotto anni sono gratuite. E fin qua siamo nell'ambito, quasi scontato, delle conquiste di una società che si autodefinisce civile.

Ora ecco i guai, come denunciati, sia pure a mezza voce (sempre meglio stare coperti, non si sa mai) dai dirigenti sportivi. «A Tione - racconta uno di loro - l'Azienda sanitaria manda un medico, il dottor Scarpetta, che però non ce la fa a star dietro alle richieste, tant'è che per i miei ragazzi abbiamo fatto domanda quindici giorni fa, sentendoci rispondere che i primi buchi liberi all'ospedale di Tione sono nel mese di febbraio. Ho chiamato il cup, il centro telefonico di prenotazione dell'Azienda, e mi sono sentito dire dall'operatore, garbato e mortificato, che ne ho 45 davanti. Certo, se vuoi, puoi caricarti i ragazzi sul pulmino e partire per Riva, Trento, Rovereto e, perché no?, Pozza di Fassa. Oppure puoi andare a pagamento: 110 euro costa una visita; 30 euro se vai all'Eremo, ad Arco».

«La questione sta in questi termini», si esaspera un altro dirigente: «Le visite sono obbligatorie: se un ragazzo non vi si sottopone non può praticare lo sport. Se io ho ottanta ragazzi riesco a sottoporli alle visite a marzo o aprile; ciò significa che nel prossimo inverno non potranno fare allenamento. Per ora sono riuscito a sistemarne sei per il 28 dicembre a Trento». E gli altri? «Eh, gli altri aspettano!».

Più che rabbia si respira aria di scoraggiamento. «Ci si è battuti - commenta il primo interlocutore - contro la chiusura del punto nascite, per la ristrutturazione del pronto soccorso, contro la riduzione del servizio di radiologia, per non farci portar via le mammografie. Oggi, con la questione delle visite mediche dello sport, abbiamo la prova provata che all'Azienda sanitaria della periferia non gliene importa proprio nulla. Non può essere questa la risposta da dare alle centinaia di giovani che nelle Giudicarie praticano attività sportiva. La sensazione è che dopo aver fatto conquiste importanti, ora si stia tornando indietro».

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