La guardia di finanza nelle case di riposo

La Guardia di Finanza è ritornata nella Valle del Chiese e precisamente nelle Case di riposo di Pieve di Bono e Storo. Nei giorni scorsi, un nucleo di Fiamme Gialle ha fatto visita alle due strutture per anziani sequestrando del materiale inerente appalti compiuti negli ultimi anni

La Guardia di Finanza è ritornata nella Valle del Chiese e precisamente nelle Case di riposo di Pieve di Bono e Storo. Nei giorni scorsi, un nucleo di Fiamme Gialle ha fatto visita alle due strutture per anziani sequestrando del materiale inerente appalti compiuti negli ultimi anni.
La presenza della Finanza a Pieve di Bono e Storo è da ricondurre all’inchiesta iniziata lo scorso febbraio quando i militari si presentarono per la prima volta negli uffici di Condino e proseguita in aprile con un secondo sequestro. Per la verità ancora nel 2014, a maggio, i finanzieri bussarono agli uffici della Rsa. Gli accertamenti erano scattati dopo la presentazione di un esposto piuttosto articolato, indirizzato nel marzo scorso alla Corte dei conti.

Ma proprio dalle indagini affidate dalla magistratura contabile agli uomini del Nucleo di polizia tributaria, sarebbero emersi possibili profili di natura penale, che hanno dato il via anche ad una inchiesta della procura di Trento. Dalla documentazione sequestrata e dalle ipotesi di reato formulate come la turbativa d’asta e l’abuso d’ufficio, gli inquirenti vogliono verificare se le procedure di affidamento dei lavori siano state eseguite in modo corretto. L’inchiesta che non è ancora conclusa ha portato a due indagati: il direttore della struttura Matteo Radoani accusato di turbativa d’asta, oltre che di abuso d’ufficio e falso ideologico e l’ingegner Salvatore Moneghini, progettista delle opere. Accuse che, ovviamente, sono ancora tutte da dimostrare anche se potrebbe essere coinvolto l’intero consiglio di amministrazione che gestisce la Residenza per anziani.

Ora le Fiamme Gialle hanno allargato l’orizzonte delle indagini coinvolgendo le Rsa di Pieve di Bono e Storo. La Guardia di finanza, in sostanza, vuol vederci chiaro su dei lavori nei quali è presente un manutentore che lavora per tutte le tre strutture. Un secondo filone di inchiesta comunque nato sempre dall’esposto presentato sulla Rosa dei Venti di Condino. Gli inquirenti vogliono verificare se le procedure di affidamento dei lavori siano state eseguite in modo corretto. Opere realizzate con soldi pubblici che, nella maggior parte dei casi sarebbero di poche migliaia di euro. Interventi che, spesso, sarebbero stati dunque al di sotto della soglia per la quale è previsto l’obbligo di indire una gara d’appalto. Bocce cucite da parte dei presidenti delle due strutture. La presenza, seppure discreta, della Guardia di finanza, non è comunque passata inosservata nei primi giorni d’agosto e le prime notizie del sequestro di materiale sono filtrate.

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