«Vent'anni di vita buttati» Lo sconforto di Trevisan dopo la valanga in Marmolada

«Vent'anni. Vent'anni di vita buttati».
Ha lo sguardo vuoto e il fiato corto Guido Trevisan, nel video che ha inviato agli amici e diffuso sui social per documentare l'accaduto. Ansima non per la fatica della risalita con le pelli dal passo Fedaia al suo rifugio. Ma per lo sconforto nel vederlo ridotto così.

«Metà è stato distrutto, l'altra metà è da demolire. Camere e dispensa, nei locali superiori, non ci sono più. Quel pezzo è stato scoperchiato, con il tetto che è finito sopra quello della sala, sfondandolo».

Non si è salvato niente.

«Niente. Anche la parte che esternamente sembrava essere stata risparmiata, dentro è un macello. I muri sono stati spostati di dieci centimetri, solai e pavimenti hanno ceduto, i muri sono pieni di crepe. No, non si è salvato niente».

Quando è salito?

«Siamo partiti ieri alle 6 dal Fedaia, i mei soci, io e alcuni amici. Volevamo dare un'occhiata dopo la segnalazione arrivata lunedì ma non pensavamo di trovare quello che abbiamo trovato. Slavine ne sono sempre scese, ma mai di questa portata, con questi effetti».

Dentro c'era il suo lavoro, ma anche la sua vita.

«La mia, la nostra, quella dei tanti che passavano di qui. Non è rimasto niente».

Il dolore di Guido Trevisan e dei soci Davide Menegazzi, Stefano Cattarina e Sirio Pedrotti è quello di tanti appassionati e colleghi. In particolare di Sergio Rosi , proprietario col figlio Daniele del rifugio passo Principe, nel Catinaccio, ma prima ancora ex socio di Trevisan. Assieme avevano rilevato il Pian dei Fiacconi dalla famiglia Platter nel 2001, ristrutturandolo.
«Per me Guido è come un figlio. Ha iniziato a lavorare con me al rifugio Carè Alto, in Adamello, poi assieme abbiamo acquistato e ristrutturato il Pian dei Fiacconi. L'ho visto crescere, Guido, finché è diventato un collega in grado di andare avanti da solo. Vedere le foto, sentirlo sconfortato, fa molto male. Speriamo possa ripartire. Di certo se potrà essere ricostruito, il rifugio dovrà rinascere non nello stesso punto. Speriamo possa accadere.

La valanga non ha spazzato via l'impegno di Guido Trevisan e dei suoi Soci, di Sergio e Daniele Rosi, ma anche di tanti altri che in precedenza avevano fatto crescere la struttura dalla sua realizzazione, nell'immediato dopoguerra. Era il 1946 quando l'allora chalet aveva preso forma. Nomi storici per la Val di Fassa e la Marmolada: Parmesani, Baldissera, Platter.

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