Punto nascite a Cavalese La riunone a «porte chiuse»

Tutti allla ricerca di una soluzione circa il problema del punto nascite di Cavalese. Dopo gli ultimi episodi , con un parto riuscito in extremis, visto che l’elicottero non poteva alzarsi in volo causa neve, in Val di Fiemme si torna a parlare di sanità. Questa sera si è tenuta una riunione a porte chiuse. All’incontro sul futuro del punto nascite di Cavalese si sono presentati i sindaci di Fiemme e Fassa, la procuradora di Fassa, il presidente del Consorzio dei comuni, Paride Gianmoena, il vertice dell’Azienda sanitaria (Bordon, Guerrera, Nardelli, Magnoni, con il primario Annunziata Di Palma) e della Provincia, con il dirigente del dipartimento Silvio Fedrigotti.

Prima dell’incontro, il presidente della Provincia Ugo Rossi e l’assessore Luca Zeni si sono ritirati in disparte per pochi minuti. Presenti anche l’assessore Mauro Gilmozzi e i consiglieri De Godenz, Detomas e Lozzer.

«La chiusura del punto nascite di Cavalese avrà conseguenze serie anche per le comunità di Fiemme e Fassa e “Agire” intende monitorare con attenzione gli sviluppi di questa vicenda».

Con una nota il movimento politico «Agire» interviene sul futuro del Punto nascite dell’ospedale di Cavalese: la richiesta, nel caso in cui dovesse essere chiuso, è di garantire che il servizio di elisoccorso sia in grado di intervenire su tutte le chiamate. «Si tratta di una situazione delicata che non va assolutamente presa alla leggera», si legge in una nota.

«Prima la Provincia dava la colpa allo Stato e alle normative nazionali, adesso la colpa è dei professionisti che non vogliono lavorare a Cavalese - prosegue la nota - è sempre colpa di qualcun altro, ma nel frattempo pare non esista una programmazione, una pianificazione di base che avrebbe permesso di non ridursi in zona Cesarini a cercare pediatri, che probabilmente non sono disposti a infilare il loro futuro lavorativo in un tunnel in fondo al quale non si vede luce».

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