Cavalese, tagli all'ospedale

Una direttiva dell’Azienda sanitaria ha imposto a giugno il fermo dell’attività chirurgica di notte e nei fine settimana

Ma cosa succede all’ospedale di Fiemme? Dopo l’annosa questione del punto nascite (tornato a funzionare a pieno regime, ma sempre «sorvegliato speciale»), una direttiva dell’Azienda sanitaria ha imposto a giugno il fermo dell’attività chirurgica di notte e nei fine settimana. Cavalese, dunque, come Borgo, Arco e Tione, dove da due anni ormai non si effettuano più le urgenze chirurgiche, ma solo operazioni programmate e che richiedono ricoveri di pochi giorni. Insomma sempre di più negli ospedali periferici (con la sola eccezione di Cles), conseguenti gravi disagi, specie quando le distanze rappresentano un serio problema.

Fino al maggio scorso, a Cavalese la chirurgia era sempre stata attiva «h24» in qualsiasi stagione. Da giugno, invece, in mancanza del secondo chirurgo reperibile la notte e nei fine settimana, è venuta meno la possibilità di garantire le urgenze da venerdì sera alle 20 fino alle 8 di lunedì e, nei restanti giorni, in orario notturno. Questa impostazione, per volontà dei vertici dell’Azienda sanitaria, dovrebbe diventare la normalità nei periodi di bassa stagione, mentre si tornerebbe alla chirurgia «h24» nei mesi di maggior afflusso turistico. In luglio e agosto, dunque, le urgenze chirurgiche saranno di nuovo garantite anche di notte e nei fine settimana, con il ritorno, una volta finita l’estate, a un servizio menomato.

Insomma, una «stagionalità» che crea disguidi e disfunzioni nei servizi alla popolazione residente.Aggravati dal fatto che l’ospedale di riferimento non è nemmeno Trento, ma Rovereto secondo le direttive del Dipartimento di Chirurgia, essendo Trento saturo di urgenze. Una rivoluzione vissuta malissimo in reparto: infatti a subire questo ridimensionamento è la sola attività chirurgica, con la sala operatoria che è comunque disponibile per le urgenze di ortopedia e ginecologia. L’altro giorno, però, un ragazzino con un’appendicite acuta non ha potuto accedervi e il medico di guardia ha dovuto trasferirlo per essere operato in tempi brevi.


Il disegno è chiaro, e già se n’era parlato per gli ospedali periferici: si taglia un primo ramo per poi arrivare al modello «week surgery» (interventi che richiedono ricoveri brevi) o addirittura al modello «day surgery» (chirurgia programmata di un solo giorno). Tutto ciò senza tenere conto che quello di Cavalese è l’ospedale di riferimento per due vallate, Fiemme e Fassa, e ha dunque la stessa valenza di quello di Cles. Senza contare le distanze: c’è chi magari ha già fatto 40 chilometri per andare in ospedale a Cavalese da Canazei, e deve farne altri 80 per arrivare fino a Rovereto. Un po’ come tornare indietro di 70 anni, quando fu inaugurato l’ospedale, voluto e finanziato dalla Magnifica Comunità proprio per evitare i trasferimenti di pazienti a Trento e a Bolzano!

Non a caso il presidente uscente della Comunità territoriale, ed ex Scario, Raffaele Zancanella, da tempo ha lanciato la provocatoria proposta: «Restituiteci l’ospedale, dateci i soldi che ce lo gestiamo noi con tutte le funzioni che servono». E dopo le recenti decisioni parla di «un disegno accentratore che, purtroppo, non riesce a capire la validità e l’economicità di certe scelte locali». D’altronde il territorio si è espresso, e in maniera chiara, contro il depotenziamento dell’ospedale. «14mila firme su una popolazione di 20mila mi paiono un’espressione sufficiente - continua Zancanella - e ricordo che in valle è stato fatto anche uno sciopero della fame (Loris Welponer, ndr), ma la politica si decide a Trento, non nei territori, e spetta al presidente Rossi e all’assessore fare un piano sanitario che stia in piedi e sia rispettoso delle esigenze del territorio». Né la Comunità territoriale, né il Consiglio della salute hanno potere: «La giunta provinciale conosce benissimo la situazione dell’ospedale e anche l’umore della val di Fiemme, e abbiamo quattro rappresentanti in consiglio provinciale, tutti con una conoscenza diretta problema: spetta a loro fare qualcosa».

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