Le api muoiono di fame, complici prassi agricole dannose

di Mario Felicetti

Una annata drammatica anche per le api, che rischiano di morire per fame. Lo afferma Vincenzo Guadagnini di Predazzo, apicoltore per passione ormai da anni, oltre che scultore talentuoso, anche se autodidatta. «Le stagioni» afferma «non girano più come una volta. L’estate scorsa è stata negativa sotto tutti i punti di vista, con pioggia e freddo che non hanno lasciato tregua. E poi non va dimenticata una dissennata conduzione del territorio da parte del mondo contadino. È sotto gli occhi di tutti l’uso smodato di liquami che non solo offendono le narici di migliaia di cittadini indispettiti, ma inquinano anche le falde acquifere, non essendo il territorio in grado di digerire una simile quantità di biomassa.

E la inevitabile conseguenza di questo modo di agire - sottolinea - è stata la scomparsa dei fiori, che da sempre eravamo abituati a vedere, con i prati tinti dell’azzurro della Salvia Pratensis e del rosso della Lupinella che sono ormai diventati solamente un ricordo. Al loro posto le famigerate ciovìte (nome dialettale ndr), ombrellifere infestanti che resistono e che, al tempo della fioritura, imbiancano mezza campagna. C’è anche il sospetto che, per combatterla, i contadini utilizzino un diserbante apposito, contravvenendo a quanto stabilito da precise normative di legge, specialmente laddove, come nel nostro caso, esiste una produzione casearia con denominazione Dop, che è quella del pregiato Puzzone di Moena lavorato presso il caseificio di Predazzo. Sarebbe opportuno che chi di dovere facesse i dovuti controlli, perchè i contadini onesti e disciplinati, che naturalmente ci sono, non ci vadano di mezzo a causa di qualche sconsiderato».

Ma tutto questo cosa c’entra con le api? «C’entra eccome, visto che la ridotta presenza di fiori, la pioggia ed il freddo di una stagione da dimenticare non hanno consentito loro di immagazzinare le necessarie scorte del loro prodotto, il nettare. Il che ha determinato la moria di una buona parte delle famiglie, mettendo a rischio l’intero comparto. Io, per esempio, ho già perduto 15 famiglie su 24, ma anche altri colleghi hanno subito, chi più chi meno, danni similari».
E allora, che cosa fare? «Per fortuna, di fronte a delle Amministrazioni pubbliche che solitamente snobbano il nostro settore, quella di Predazzo, unica in Trentino, è stata particolarmente attenta e sensibile e ci ha erogato un contributo speciale di 1.500 euro, consentendoci di acquistare 1.400 chilogrammi di prodotto zuccherino, uno sciroppo particolare, composto da zuccheri vari che abbiamo potuto distribuire alle nostre api, garantendo così la loro sopravivenza almeno fino alla nuova stagione, che speriamo sia meno inclemente di quella passata. Ora c’è l’inverno, ma attendiamo con ansia la prossima primavera per verificare lo stato delle cose».

Si parla anche della prossima realizzazione di un nuovo biodigestore, in grado di produrre gas con la raccolta dei liquami. Che cosa potrebbe significare? «Mi auguro davvero che questa iniziativa vada in porto, in modo da evitare lo spargimento dei liquami».

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