Belluno / La tragedia

Famiglia investita in Cadore, per la guidatrice tedesca all'origine dell'incidente un guasto meccanico

La donna, 31 anni, si trova ancora in carcere: il 6 luglio scorso, sfrecciando sull'Audi nel centro di Santo Stefano, ha travolto e ucciso tre turisti che camminavano sul marciapiede, un papà con il figlio e la nonna

VIDEO L’Audi passa a tutta velocità, poi l’audio dello schianto
IMMAGINI La drammatica scena a S. Stefano di Cadore

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BELLUNO. Dopo un lungo silenzio, negli ultimi giorni avrebbe parlato di un guasto meccanico alla sua vettura, Angelika Hutter, la 32enne tedesca accusata di aver travolto e ucciso tre turisti che stavano camminando sul marciapiede a Santo Stefano di Cadore (Belluno). Lo rivela oggi, 7 settembre, il quotidiano di Belluno Il Corriere delle Alpi, spiegando che la donna ha ricevuto nel carcere veneziano della Giudecca la visita del fratello. Prima del trasferimento in cella per la carcerazione preventiva che prosegue durante le indagini preliminari, la giovane era stata piantonata per un periodo in una camera del reparto di psichiatria di un ospedale veneto: gli accertamenti sulle sue condizioni mentali sono in corso. Dopo l'incidente era parsa in evidente stato confusionale e si era chiusa in un prolungato silenzio.

Famiglia sterminata in Cadore: il video dell’Audi a tutta velocità, poi l’audio dello schianto

Le telecamere di sorveglianza di un magazzino, a Santo Stefano di Cadore, hanno ripreso l’Audi nera di Angelika Hutter sfrecciare a tutta velocità. Sono le 15.15 di giovedì 6 luglio. Pochi istanti dopo si sente il terribile boato dello schianto, costato la vita a Maria Grazia Zuin, Marco Antoniello e al piccolo Mattia.

La tragedia, che ha scosso la comunità locale e l'intera opinione pubblica, è avvenuta lo scorso 6 luglio.

L'Audi condotta dalla donna di Deggendorf, in Baviera, ha investito mortalmente tre turisti: Mariagrazia Zuin, 64 anni, suo genero Marco Antoniello, di 48, e il nipote Mattia di due anni

Nel luglio scorso, i magistrati, in conferenza stampa, avevano descritto il profilo di una donna che non riesce a controllare l’ira ma che non sarebbe stata totalmente priva della capacità d’intendere e volere al momento del fatto. Gli approfondimernto su questo punto continuano.

Stando alla ricostruzione fatta dagli inquirenti, la vettura viaggiava a circa 90 chilometri orari, in una zona dove il limite è di cinquanta, e sull'asfalto non risultano segni di frenata. Per valutare anche l'ipotesi di un problema meccanico, l'autorità giudiziaria ha disposto una specifica consulenza tecnica. Di certo la donna, pare dopo un litigio in famiglia, aveva viaggiato molto, girovagando dalla Germania, alla Grecia, all'Italia, fino all'angolo di Dolomiti in cui si è consumata la tragedia del luglio scorso.

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