Dolomiti / Il caso

Piste da sci chiuse per covid: sui mancati rimborsi degli skipass stagionali il confronto davanti al giudice di pace

Il Centro tutela consumatori utenti aveva chiesto al Dolomiti Superski di restituire le somme pagate dai clienti che avevano acquistato l'abbonamento nelle due stagioni passate e che non sono interessati a utilizzarlo ora o in futuro

BOLZANO. Chiedevano il rimborso degli skipass stagionali rimasti pressoché inutilizzati nelle stagioni 2019-2020 e soprattutto in quella successiva, segnate dalla pandemia che ha fatto saltare in gran parte l'attività sulel piste sci.

Il consorzio Dolomiti Superski ha detto no e il Centro tutela consumatori utenti (Ctcu) di Bolzano ha avviato sulla vicenda un’azione legale pilota per il riconoscimento dei rimborsi.

Se ne occupa ora il giudice di pace di Bolzano, dove si è tenuta nei giorni scorsi la prima udienza, il procedimento è aggiornato al prossimo mese di aprile.

Scrive il Ctcu: "Sono tanti, infatti, i consumatori che si sono rivolti al Centro: hanno pagato in anticipo abbonamenti stagionali per la stagione sciistica 2019/20 che non hanno potuto fruire (o fruire solo in parte) a causa del coronavirus, ma si sono visti negare la restituzione di quanto dovuto da Dolomiti Superski.

Il 26 gennaio si è tenuta davanti al giudice di pace di Bolzano la prima udienza in merito alla questione dei rimborsi negati per gli skipass stagionali.

Come è noto, dopo numerosi tentativi fatti per cercare di addivenire ad un accordo conciliativo, non è stato possibile trovare una soluzione condivisa con Dolomiti Superski.

Per tale motivo il Centro ha deciso di sostenere un’azione pilota per il riconoscimento dei rimborsi negati. La prossima udienza è prevista per aprile 2022.

In attesa di ulteriori sviluppi della vicenda, consigliamo intanto a chiunque abbia acquistato nelle due ultime, passate stagioni un abbonamento Dolomiti Superski, senza averlo potuto utilizzare, e non sia nemmeno interessato ad utilizzarlo nell’attuale stagione, di inviare un reclamo a Dolomiti Superski e al Consorzio presso il quale ha acquistato l'abbonamento, chiedendo il rimborso del prezzo relativo ai servizi non utilizzati (lettera tipo e informazioni disponibili presso il Ctcu, tel. 0471-975597 / info@centroconsumatori.it)".

A illustrare il senso del'iniziativa dell'associazione è Gunde Bauhofer, direttrice del Centro: "Dall’inizio della pandemia, i consumatori sono rimasti spesso a bocca asciutta: la soluzione prospettata dal legislatore per la sostituzione di biglietti e di abbonamenti inutilizzati era comunque tutt'altro che generosa. Il fatto che, ora, si debba procedere legalmente per ottenere questi rimborsi minimi, la dice lunga sull'attenzione che il gestore ha verso le famiglie e i consumatori.

Ci rincresce non poco che il gestore non abbia voluto avviare una seria trattativa al fine di trovare una soluzione amichevole delle controversie.

È evidente che la soluzione proposta da Dolomiti Superski era (ed è) particolarmente iniqua e poco rispettosa dei consumatori.

I Consorzi hanno già incassato il prezzo per servizi che non hanno potuto fornire e pretendono di condizionare una forma di rimborso, peraltro minima, all’ulteriore acquisto di nuovi abbonamenti, costringendo le famiglie a nuovi esborsi.

Negare ancora ogni restituzione, nonostante il forzato naufragio della scorsa stagione, è semplicemente inaccettabile e contrario a quanto stabilito dalla legge”.

Nel dicembre scorso l'associazione aveva spiegato le proprie ragioni in un lungo post: "Il Centro si è rivolto a Dolomiti Superski ed ai singoli consorzi di gestori di impianti a fune interessati, portando avanti le legittime istanze di tanti sciatori.

I consumatori legittimamente chiedevano un rimborso, quantomeno parziale, per il periodo di abbonamento non fruito, a causa dell’interruzione della stagione sciistica per il coronavirus.

La fondatezza della richiesta è chiaramente stabilita dalla legge: è il Decreto Rilancio, approvato lo nel maggio 2020 e poi convertito in legge, a stabilire esplicitamente che i consumatori hanno diritto a vedersi restituire il corrispettivo versato in anticipo; un principio pacifico già sancito anche dai principi generali stabiliti dal codice civile.

Il decreto, infatti, stabilisce che ricorre un’ipotesi di impossibilità sopravvenuta in relazione agli abbonamenti per l’accesso agli impianti sportivi, a seguito della decretata sospensione dei servizi offerti. Pertanto, chi ne ha fatto tempestivamente richiesta, ha diritto al rimborso del prezzo corrisposto in proporzione a quanto non fruito o, in alternativa, a un voucher di pari valore che deve essere però incondizionatamente utilizzabile negli stessi impianti.

Il Ctcu ha pertanto tentato di conciliare le esigenze dei consumatori con quelle dei gestori degli impianti, proponendo a Dolomiti Superski, ragionevolmente, rimborsi proporzionati al solo periodo di forzata chiusura anticipata della stagione.

Dolomiti Superski ha però negato ogni possibilità in tal senso, offrendo ai consumatori soltanto la possibilità di uno sconto del 10% sull’acquisto degli abbonamenti stagionali 2020/21 o la possibilità di usufruire degli ingressi giornalieri non utilizzati, solo però comprando un nuovo carnet di ticket per la nuova stagione.

A parte il fatto che ai consumatori è stata imposta una condizione (pure costosa) per poter avere le restituzioni, la soluzione prospettata da Dolomiti Superski si è rivelata a posteriori paradossale: accettandola gli sciatori si sarebbero trovati a spen

dere ancora soldi per un nuovo abbonamento, senza poter fruire neppure di una giornata di apertura nella stagione 2020-21.

Un problema, dunque, a cui non è stata data ancora una soluzione e coinvolge molte famiglie. Famiglie che magari, proprio a causa della crisi Covid, hanno nel frattempo incontrato difficoltà economiche o che, semplicemente, non volevano rischiare (a ragione, col senno del poi) di pagare altri soldi per una stagione poi mai partita. Una situazione che, peraltro, si ripropone identica anche per chi ha acquistato abbonamenti per la stagione 2020/21", conclude il Ctcu.

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