Bolzano, trasporti e lavoro Fercam-Artoni al Ministero

I fatti «che hanno caratterizzato gli ultimi passaggi» della vertenza Artoni-Fercam, con il “dietrofront” della bolzanina Fercam riguardo l’acquisizione dell’azienda emiliana «sono gravi e allarmanti».

È quanto afferma, in una nota, il parlamentare bolognese del Pd, Andrea De Maria, che ha presentato un’interrogazione al ministro dello sviluppo economico per sollecitare «l’attenzione del Governo su questa grave situazione».

La Fercam, sottolinea il deputato democratico, «avrebbe dovuto acquisire Artoni, attraversata da una difficile e complicata situazione finanziaria che coinvolge il destino di 586 dipendenti e circa 2500 lavoratori di aziende in appalto, di questi circa la metà in Emilia Romagna.

Invece - prosegue De Maria - stravolgendo di fatto la procedura che riguardava tutti i dipendenti dell’intero perimetro aziendale e tutte le filiali operative, la Fercam ha comunicato che la vertenza avrebbe riguardato solo 400 unità lavorative e 22 filiali anzichè 39, lasciando di fatto 170 lavoratori senza lavoro e senza salario».

Per questo, conclude, «nel manifestare il mio sostegno e la mia solidarietà ai lavoratori ho presentato un’interrogazione al ministro dello sviluppo economico, che so attento e sensibile alle situazioni come questa».

Sulla vicenda, in vista di un tavolo di discussione convocato per il 27 febbraio al Mise, un’interrogazione è stata presentata anche dal deputato di Sinistra Italiana, Giovanni Paglia che, insieme ai consiglieri regionali emiliano-romagnoli, Yuri Torri e Igor Taruffi spiega, in una nota, che «non è possibile tacere, minimizzare, tirarsi fuori.

Occorre - osservano - che parli la politica con voce ferma e autorevole, avanzando un’ipotesi risolutiva e garantendo la serenità degli oltre 3000 lavoratori coinvolti, considerando l’indotto».

A giudizio dei tre esponenti di Sinistra Italiana, «non può finire così, le parti hanno il dovere di riannodare i fili spezzati, Governo e Regione non possono assistere impotenti, a tutela delle migliaia di persone che rischiano di pagare le conseguenze occupazionali».

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