Salute / La polemica

Situazione della sanità, il vescovo sospende gli incontri organizzati sul territorio

Il presidente della Consulta della salute Renzo Dori: «Ingerenze della direzione dell'Apss». La Curia spiega che sono arrivati dei dietrofront da parte di alcune Comunità di valle che hanno ritenuto di non sostenere più il progetto

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di Patrizia Todesco

TRENTO. «Questi incontri e questa conferenza stampa non s'hanno da fare». I fatti accaduti nelle scorse settimane nell'ambito dei rapporti Curia, Provincia e Azienda sanitaria fanno tornare alla memoria l'episodio dei bravi con don Abbondio. In questo caso, sui motivi che hanno portato il vescovo Lauro Tisi ad annullare la conferenza stampa e sospendere gli incontri sulla sanità organizzati sul territorio, ci sono però due versioni.

Da una parte la Curia che sostiene che dopo l'invito alla conferenza stampa spedito agli organi di informazione venerdì 9 giugno per il 14 giugno, sarebbero arrivati dei dietrofront da parte di alcune Comunità di valle che hanno ritenuto di non sostenere più il progetto.

Da qui il timore dell'arcivescovo e dell'allora delegato vescovile don Cristiano Bettega che quella che voleva essere un'operazione ascolto venisse strumentalizzata politicamente.

Di diverso avviso coloro che hanno "subito" l'annullamento dell'incontro, tra cui il presidente della Consulta della salute Renzo Dori, che invece parla di ingerenze dei vertici dell'Azienda sanitaria.

Il 15 giugno, quindi dopo l'annullamento della conferenza stampa e degli incontri, il vescovo avrebbe effettivamente avuto un incontro con il direttore sanitario dell'Azienda sanitaria Antonio Ferro. Proprio in queste ore si è avuto un faccia a faccia che dovrebbe essere stato chiarificatore in cui il vescovo ha spiegato le ragioni della sospensione del progetto.

Presente il gruppo di lavoro che aveva organizzato tutto partendo proprio da una sollecitazione di monsignor Tisi, quindi i rappresentanti della consulta della salute, quelli dell'ordine dei medici, degli infermieri, degli psicologici e le Acli. Tutto era partito più di un anno fa in occasione della Giornata di preghiera per gli ammalati, che il mondo cattolico celebra a febbraio.

La Consulta provinciale della salute, numerosi Ordini delle professioni sociali e sanitarie e le Acli Trentine avevano risposto ad una sollecitazione del vescovo per avviare un confronto sui temi riguardanti lo status della salute pubblica, con una particolare attenzione alle persone più fragili. Sono stati effettuati numerosi incontri.

«Si registravano gli evidenti rischi di creare pazienti di serie A e di serie B, secondo le rispettive capacità di spesa e di districarsi o meno tra le offerte di prestazione, la fatica nell'accedere alle cure e a trovare risposte tempestive e adeguate ai bisogni, tanto che un numero crescente di persone rinuncia persino a curarsi», si legge in un articolo pubblicato sull'ultimo numero di Acli trentine a firma di Renzo Dori e Maurizio Agostini.

Nel corso dei mesi sono stati coinvolti anche i sindaci, ritenuti responsabili della salute pubblica e poi anche la giunta del Consiglio delle Autonomie Locali con l'intenzione di proseguire poi con degli incontri pubblici sul territorio.

Era stato redatto anche un calendario, già programmati gli appuntamenti di Tesero, Borgo Valsugana, Pergine, Cembra e Cles. Proprio dai territori sarebbe arrivato il freno, una retromarcia che avrebbe spinto l'arcivescovo a fermare il progetto, visto anche le elezioni alle porte. Per il giornale delle Acli, invece, le ragioni andrebbero cercate altrove. «L'intervento della direzione dell'Azienda sanitaria provinciale ha portato alla sospensione della conferenza stampa e degli incontri che dovevano cominciare. Con questo intervento oggettivamente e insopportabilmente pesante, si è di fatto interrotto un processo di partecipazione democratica, libera e aperta davvero a tutti, su un argomento di primaria importanza e che è al centro dell'interesse generale a tutti i livelli», scrivono Dori e Agostini.

Sulla questione ha presentato un'interrogazione in consiglio provinciale anche la consigliera Pd Lucia Maestri che - scrive usando sempre il condizionale - «si tratterebbe di un'ingerenza non solo del tutto inusuale e inopportuna, ma anche mentre immotivata». Intanto le Acli hanno già annunciato di voler proseguire con degli incontri sul territorio per parlare di sanità anche senza Curia.

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