Casting a Trento per il film sui migranti «Cittadini del nulla»

 Il regista afghano, esule in Italia e residente a Trento Razi Mohebi girerà nella zona di Rovereto, il mese prossimo, il film «Cittadini del nulla» del quale è autore anche della sceneggiatura, premiato alla recente Mostra del cinema di Venezia come miglior testo inedito. Per il nuovo set ora si lancia un casting per la scelta di attori e comparse (a titolo volontario): si cercano persone maggiorenni di tutte le fasce di età, italiane e straniere, di entrambi i generi: per chi volesse candidarsi l'appuntamento è fissato per dopodomani, mercoledì 15 ottobre, dalle 17 alle 20.30, in via Gorizia 18 a Trento, nella sede di Keecomm. The Social Stone

di Zenone Sovilla

 Il regista afghano, esule in Italia e residente a Trento Razi Mohebi girerà nella zona di Rovereto, il mese prossimo, il film «Cittadini del nulla» del quale è autore anche della sceneggiatura, premiato alla recente Mostra del cinema di Venezia come miglior testo inedito. Per il nuovo set ora si lancia un casting per la scelta di attori e comparse (a titolo volontario): si cercano persone maggiorenni di tutte le fasce di età, italiane e straniere, di entrambi i generi: per chi volesse candidarsi l'appuntamento è fissato per dopodomani, mercoledì 15 ottobre, dalle 17 alle 20.30, in via Gorizia 18 a Trento, nella sede di Keecomm. The Social Stone.

 

Razi Mohebi con la moglie Soheila, premiati in settembre anche per il film documentario «Afghanistan 2014. Detail» prodotto dalla società trentina FilmWork) all'International Festival of Muslim Cinema di Kazan, sono stati ospiti anche della Mostra cinematografica di Venezia, dove hanno ritirato il premio Mutti dedicato al sostegno economico (15 mila euro) e promozionale a progetti di registi migranti.Il regista Razi Mohebi con la moglie Soheila

Nel caso dei due artisti, rifugiati politici in Italia, si tratterà appunto di contribuire alla realizzazione dell'opera «Cittadini del nulla», che narra la vicenda di una donna straniera che ha ottenuto l'asilo politico in Italia. Il premio, giunto alla sesta edizione e promosso dall'associazione bolognese Amici di Giana in collaborazione con la Cineteca, è riservato a cineasti stranieri ma residenti in Italia da almeno un anno che propongano «narrazioni accurate e originali riguardo alle ampie tematiche connesse all'immigrazione e all'integrazione dei migranti nei paesi di accoglienza».

 

Razi Mohebi, afghano della minoranza hazara, e la moglie Soheila Javaheri, di origini iraniane, sono in Italia dal 2007. Il loro incontro era avvenuto in iran, dove lui studiava alla Facoltà di belle arti. Con il mutare del quadro politico in Afghanistan e la caduta del regime talebano, si spostarono a Kabul dove hanno svolto un'intensa attività cinematografica toccando in particolare tematiche quali i diritti umani, le discriminazioni, l'emancipazione femminile. Sembrava una fase di rinascimento civile nel Paese asdatico. Ma anche nel nuovo Afghanista questa forma di impegno artistico rappresentava un rischio: dopo minacce, aggressioni e un attentato alla sua impresa, i Mohebi si vedevano costretti a lasciare il Paese come perseguitati politici.

Per quanto riguarda il film premiato come miglior documentario a Kazan, si tratta del secondo episodio di una trilogia. Dopo, «Afghanistan 2014. Campo lungo», realizzato nel 2011 a Bonn, in occasione della Conferenza internazionale sull'Afghanistan, «Afghanistan 2014. Detail» è un viaggio dalla Grecia all'Italia, dalla Germania alla Danimarca fino alla Svezia, nel quale Razi e Shoeila Mohebi hanno incontrato i rifugiati politici afghanin fuggiti dal Paese negli ultimi quarant'anni.

Il documentario, sostenuto da Trentino Film Commission e realizzato in collaborazione con il Forum trentino per la pace e i diritti umani, è il secondo episodio della trilogia.


Il primo, «Afghanistan 2014. Campo lungo», è stato realizzato nel 2011 a Bonn, in occasione della Conferenza internazionale sull'Afghanistan. Questo secondo episodio è un viaggio dalla Grecia all'Italia, dalla Germania alla Danimarca fino alla Svezia, nel quale Razi e Shoeila Mohebi, che vivono da tempo a Trento (Villazzano) come rifugiati politici, autori e registi dell'intera trilogia prodotta da FilmWork, hanno incontrato i rifugiati politici prodotto delle innumerevoli traversie che hanno attraversato l'Afghanistan negli ultimi quarant'anni. Il documentario ha dunque lo scopo di dare voce a chi in tutti questi anni non l'ha avuta e al contempo di rivelare aspettative, pensieri, sogni e prospettive di un intero popolo esiliato. Tutto questo in coincidenza con l'abbandono del Paese da parte delle forze internazionali e alle soglie delle libere elezioni in Afghanistan. I rifugiati politici e i profughi afghani in Europa sono circa 700 mila, quasi sette milioni in tutto il mondo. Anche questa volta non avranno alcuna possibilità di incidere sul futuro del proprio Paese, non potendo votare.

 

FilmWork sta cercando di comporre il budget per realizzare il terzo episodio «Afghanistan 2014. Primo piano» che dovrebbe essere girato a Kabul nei prossimi mesi. «La realizzazione di questo film documentario non sarebbe stata possibile senza la collaborazione, il concreto sostegno e l'appoggio morale di tutte le comunità afghane che hanno accolto la troupe durante la produzione. Per questo il film documentario e il premio conseguito in Russia vogliono essere anche una sorta di restituzione del commovente sostegno ricevuto», si legge in una nota della produzione. Il documentario premiato, accanto alla regia della coppia afghana Razi e Soheila Mohebi, ha visto la partecipazione straordinaria di Reza Mohammadi, mentre il produttore esecutivo è stato Luca Dal Bosco. Preproduzione e sviluppo di Linnea Merzagora; direttore di produzione Giorgio Santomaso; fotografia Paolo Covi, Sebastiano Luca Insinga e Guido Bovio; fonico Angelo Galeano; montaggio e postproduzione Razi e Soheila Mohebi, Sebastiano Luca Insinga, Pier Paolo Ferlaino, Antonio De Cia.

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