Aggredita e picchiata dagli spacciatori «Non ho paura, lo rifarei: sono esasperata Che rabbia non poter girare nella mia città»

di Marica Viganò

«Mi sembrava che stessero rubando una bici. Poi ho visto che avevano in mano un fil di ferro e si avvicinavano a un tubo, che sporgeva dal muro. Ho fatto finta di tornare sui miei passi e ho attivato la videocamera».

Sono passate le 20.30 e la donna aggredita in vicolo Madruzzo sabato sera a Trento è stata dimessa da poco dal pronto soccorso. «Dovrò tornare lunedì al Santa Chiara per una visita dall’otorino: oltre all’ematoma ed alla tumefazione dietro all’orecchio, i medici hanno trovato altro» racconta.

La domanda è d’obbligo: non ha avuto paura? «No, nessuna paura. Vivo in zona e ogni giorno vedo che preparano le palline per lo spaccio alla luce del sole. Sono stata minacciata anche ieri (venerdì, ndr). Non ho alcun timore e rifarei tutto: sono arrivata all’esasperazione. Però non avrei mai pensato che potesse andare così, di finire in ospedale».

La donna ripercorre i momenti dell’aggressione. «Ricordo di aver acceso la telecamera e di essere tornata lì, vicino al vicolo, per riprendere i tre mentre stavano cercando qualcosa. Quello che faceva da “palo” e che era il più grosso del gruppo si è avvicinato a me e con la mano aperta mi ha dato un colpo fortissimo alla testa buttandomi a terra. Ricordo di essermi rialzata, di aver raccolto il cellulare da terra, di essere andata contro di loro e di aver detto di smetterla. C’erano altre persone vicino a me. Mi sono difesa. Ho reagito per rabbia, per la rabbia di non poter girare tranquillamente nelle mia città».

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