Trento si tinge di arcobaleno: Pride per 10.000

di Andrea Bergamo

Il Dolomiti Pride ha tinto la città del Concilio dei colori dell'arcobaleno. Un fiume dalle mille sfumature ha sfilato lungo le vie della città per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer. Erano in diecimila a gridare un secco no alle discriminazioni. Il primo gay pride della regione ha avuto il successo sperato dagli organizzatori. Accanto alla comunità omosessuale locale hanno partecipato tanti cittadini trentini, associazioni e sindacati che condividono le battaglie promosse attraverso il grande evento.

Un evento che ha toccato l'intero centro città, da piazza Dante (proprio sotto il palazzo della Provincia, che non ha concesso il patrocinio) al parco delle Albere, passando per piazza Fiera dove qualcuno si è scattato un selfie sotto il palazzo dell'arcivescovo. Tre chilometri di corteo, tra musica e sobrietà. Qualche drag queen, collane di fiori, cerchielli con orecchie da gattina e unicorno. Non mancavano i politici, specialmente quelli appartenenti al centrosinistra autonomista, ma era presente anche qualche esponente della coalizione avversaria e del Movimento 5 Stelle. Le uniche bandiere di partito sventolate assieme a quelle arcobaleno e dell'Unione degli universitari trentini, erano quelle di Pd e Verdi.


In tremila per il diritto di amare La sfilata del Dolomiti Pride

Dolomiti Pride, l'orgoglio gay sfila per le strade di Trento


LE FAMIGLIE

Luca e Andrea tentano di mettere a freno la vivacità di Giulio, il loro bambino, ma l'aria di festa sembra averlo contagiato. Palloncini, colori, musica e tanta gente: dall'alto delle spalle del papà sembra proprio che il corteo non finisca mai.
Giulio è nato il 6 gennaio 2016 negli Stati Uniti e poco dopo Luca e Andrea si sono uniti civilmente. La difficoltà, qui in Italia, è ottenere la doppia paternità. Lui è stato registrato in America, ha due cognomi, ma per l'Italia ha un solo papà. «Fortunatamente fino ad ora abbiamo trovato persone che non ci hanno ostacolato in alcun modo ma la legge non ci tutela. Quando andiamo dal pediatra, all'ospedale, a scuola potrebbero creare difficoltà e invece fino adesso non è mai capitato. Le rette del nido le paghiamo come famiglia perché i nostri redditi si sommano, ma uno dei genitori non ha diritti, è ritenuto un estraneo. È una situazione ingiusta anche perché a livello nazionale vengono utilizzati criteri diversi. Ci vorrebbe una legge che tuteli tutti e faccia in modo che il destino delle famiglie non dipenda dalla volontà del singolo sindaco».
Due papà che ammettono di avere gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni di qualsiasi coppia di genitori etero. «Siamo noiosamente e disperatamente come tutti gli altri», scherzano. Accanto ai due papà ci sono però due figure che solo pochi bambini hanno. Una donatrice e una portatrice. Si tratta delle due donne che rispettivamente hanno donato l'ovulo e portato avanti la gravidanza.
«Avevamo chiesto una donatrice "open", ossia che non volesse rimanere anonima, perché abbiamo pensato che se un domani Giulio vorrà incontrarla e conoscere la persona che ci ha aiutato è bello che possa farlo. Tutt'oggi sentiamo entrambe», raccontano.
Tra le famiglie Arcobaleno in prima fila c'è anche una coppia di donne altoatesine . Si sono unite civilmente due anni fa dopo una lunga convivenza negli Stati Uniti prima e in Alto Adige poi. A novembre nascerà il loro bambino. «Abbiamo fatto l'inseminazione a Innsbruck dove, da qualche anno, è possibile». Le due donne, entrambe 32enni, si conoscono da quando ne avevano 15. «Eravamo migliori amiche, abbiamo frequento la scuola insieme e per questo per gli amici era naturale vederci insieme. Non abbiamo avuto alcun problema a rivelare a loro o alle nostre famiglie il nostro amore».
Ora la coppia vive in un piccolo paese dell'Alto Adige ma preferisce non dare troppi particolari solo per tutelare il nascituro. «Non ci siamo mai nascoste anche perché abbiamo vissuto tanti anni all'estero e lì nessuno fa caso se una coppia è formata da due donne, due uomini e o un uomo e una donna. Anche qui da noi però non abbiamo mai avuto problemi e non abbiamo mai dovuto nascondere nulla. Credo che aprirsi agli altri sia determinante anche per farsi accettare». Se sarà maschio o femmina il nostro il bambino? «Non abbiamo voluto saperlo. L'importante è che cresca sano e felice».
Accanto a loro Irene e Annarita, anche loro in dolce attesa di un bimbo che arriverà ai primi di ottobre.
Ieri erano davvero tante le famiglia e single arrivati per sostenere la manifestazione. Tra i vari gruppi anche quello dell'ordine degli Assistenti sociali . «Quello che facciamo ogni giorno è tutelare i diritti di tutti. Per questo abbiamo deciso di aderire anche fisicamente alla manifestazione», dice la presidente Angela Rosignoli.


 

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