Turismo / Il caso

Passo Rolle, Capanna Cervino "isolata" dalle piste e Baita Segantini chiusa per protesta

Due famiglie di imprenditori con le spalle al muro: fra promesse mancate e la rilevanza dello sci da discesa, ammettono: «Assurdo che i clienti non possano venire qui a piedi»

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PASSO ROLLE.  A Passo Rolle si pensa solo agli impianti da sci? Lo farebbe pensare la clamorosa protesta di due titolari di storici rifugi: la Capanna Cervino e la Baita Segantini, con quest’ultima chiusa per protesta. Ma cosa succede?

Capanna Cervino. Anche se le loro strade imprenditoriali si sono divise, le sorelle Elena e Laura e il fratello Ivo Mich su un punto sono d'accordo: per la valorizzazione di Passo Rolle serve fare molto di più. Le festività natalizie sono cominciate con un grosso handicap per le due sorelle che gestiscono il Rifugio Capanna Cervino, a 2.084 metri di altitudine nella ski area Castellazzo. L'accesso alla struttura viene interdetto dal fratello, che ha in gestione gli impianti di risalita di quel versante (seggiovia e skilift). Ivo non fa altro che mettere in atto la normativa che vieta il transito dei pedoni sulle piste da sci: se qualcuno si facesse male, la responsabilità sarebbe anche sua.

Fino al 2021, quando c'era un'unica società che gestiva sia piste che Capanna Cervino, il problema non si poneva più di tanto. Poi, con la scissione, sono cominciati i problemi. L'anno scorso ai pedoni era stata data la possibilità di transitare in una zona meno pericolosa (comunque non a norma), mentre in questi giorni arrivare al Rifugio è diventata un'impresa, visto che le reti impediscono il passaggio e i dipendenti della società impianti richiamano tutti i trasgressori. Oltre a quelli che riescono comunque a farla franca, c'è la sola possibilità di percorrere il sentiero utilizzato in estate, almeno fino a quando non arriverà la neve.

«Siamo isolati e ne stiamo pagando le conseguenze - dicono Laura ed Elena Mich - La giornata di oggi (ieri per chi legge, ndr) è stata un disastro: ho lavorato il 70% in meno rispetto all'anno scorso, e pensare che pure Baita Segantini è chiusa (vedi articolo a lato). Per tutto questo inverno abbiamo rinunciato a cene e al cenone di Capodanno per non rovinare le piste, ma questo non è bastato per mettersi d'accordo. L'anno scorso abbiamo fatto un investimento di oltre 2 milioni di euro per rifare Capanna Cervino: ora chi ce li ripaga?».

La questione ruota attorno alle concessioni. «Mio fratello ha in mano due regolari concessioni per l'utilizzo dei terreni e degli impianti a fune. Noi contestiamo il fatto che la Provincia gli abbia dato così tanto potere nell'area. Senza un accordo con lui, non potrei neanche passare con la motoslitta per portare a Capanna Cervino il cibo».

Le due sorelle chiedono la modifica delle concessioni. «Questo è possibile quando vengono riconosciuti il pubblico interesse e la pubblica utilità. Va trovata una soluzione politica e ci stiamo muovendo in tal senso».Laura ed Elena Mich non vogliono però ridurre tutto a una cosa personale. Il loro pensiero va a tutta la splendida area di Rolle.

«Quello che sta succedendo sul Passo sta facendo del male a tutto il turismo della zona e delle valli limitrofe. Rolle e il Cimon della Pala sono su tutte le pubblicità, si promuovono le Dolomiti come patrimonio Unesco, ciaspolatori e scialpinisti sono in crescita, stiamo investendo in un collegamento funiviario con San Martino di Castrozza da oltre 60 milioni di euro, ma poi siamo costretti a mandare via la gente. Inoltre, senza avere certezze sull'apertura delle piste è difficile per tutti gli operatori della zona organizzarsi» dicono le sorelle, precisando che i rapporti con la San Martino Rolle spa (la società che gestisce gli altri impianti presenti sul passo) sono ottimi.

Ivo Mich difende la sua scelta e dice di aver provato a trovare una soluzione. «Avevo presentato un progetto per realizzare un percorso pedonale autorizzato al di fuori delle piste, per arrivare a Capanna Cervino, Baita Segantini e fino in val Venegia. Serviva qualcuno disponibile a prendersene la responsabilità, ma nessun ente, associazione o azienda si è fatta avanti».

Baita Segantini. Se per la Cervino la questione è «familiare», con il contenzioso fra fratelli, a Baita Segantini c’è di più. 

La struttura trova sempre spazio nell’iconica foto che vede ritratte le pale di San Martino dietro il laghetto. Quella struttura, Baita Segantini, in questa stagione invernale rimarrà chiusa. «Mancano le condizioni per poter lavorare al meglio», sostiene la famiglia Paluselli. «Negli ultimi otto anni - spiega la famiglia in una lettera - abbiamo tentato di sviluppare alcune importanti iniziative per rendere la nostra attività più competitiva e moderna, ci siamo però scontrati con una normativa ottusamente sorda a ogni cambiamento, malgrado le nostre proposte non alterassero minimamente il contesto naturale della nostra Baita e fossero, a parole, sostenute da Parco Paneveggio-Pale di San Martino, Comune, Apt e persino la presidenza della Provincia. Dopo tante promesse, nulla ancora è stato fatto dalla politica, locale e non».

Problemi sono sorti anche sul passaggio invernale dei pedoni sulle piste locali (così come a Capanna Cervino). «Nessuno si è speso per trovare soluzioni concrete a supporto degli operatori turistici in loco. La linea passiva della politica nei confronti delle nostre richieste ci ha indotto a una pausa di riflessione: le promesse, infatti, non bastano a risolvere problemi concreti. Mancando le condizioni per poter lavorare serenamente e in sicurezza, quest’inverno Baita Segantini rimarrà chiusa».

Il futuro gettato al vento. Viene quindi alla mente il progetto lanciato dall’imprenditore Lorenzo Delladio (La Sportiva) nell’estate del 2017, e platealmente snobbato dalla politica trentina. Cioé trasformare Passo Rolle in un paradiso dello scialpinismo e degli altri sport invernali, demolendo gli impianti da sci e puntando su pelli e ciaspole. Vuoi vedere che, alla lunga, aveva ragione lui?

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