Fauna / Il caso

Gli orsi e la politica: quando Dellai voleva «rispedirli», Rossi e Fugatti «ridurli»

Le ricette sbrigative e uguali della classe dirigente in Provincia per "liberarsi" del problema quando Dellai voleva «rispedirli», Rossi e Fugatti «ridurli»

DELLAI «Siamo tutti responsabili, ma adesso piena potestà»
FUGATTI «Pronti a un piano di trasferimento di massa»

RICORDO Caldes, messaggi per Andrea in una grande cornice 
FUNERALE Il Trentino si ferma per Andrea Papi

 

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. La politica ha dimostrato - da quando sono cominciati i problemi - di non saper gestire la presenza dell'orso in Trentino.

E l'attuale presidente leghista della Provincia, Maurizio Fugatti, è solo l'ultimo a reagire in modo semplicistico, annunciando misure irrealizzabili e senza una base scientifica, come l'obiettivo di dimezzare il numero di orsi presenti sul territorio provinciale (oggi sono un centinaio), senza dire come, né quali, ma solo sulla base del ragionamento elementare, per cui se ci sono più orsi è più facile che ci siano esemplari problematici, aggressioni e incontri anche letali per l'uomo, come purtroppo è accaduto.

D'altronde, ha detto lo stesso Fugatti dopo la tragedia di Caldes: «Io non mi pongo il problema, perché è un dovere farlo per la sicurezza pubblica».

Ma per essere coerenti fino in fondo con questo ragionamento invece di limitarsi a dimezzarli si potrebbe pensare a eliminarli (o trasferirli) tutti gli orsi, liberandosi così una volta per tutte di un problema che toglie il sonno e i voti.

Perché no? E infatti l'idea a qualcuno che, prima di Fugatti, sedeva al suo posto, era venuta. Il 6 giugno 2005, l'allora presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, di fronte alle ripetute razzie, incursioni in centri abitati e danni provocati dagli orsi (allora non c'erano state ancora aggressioni) era pronto a rispedirli indietro: «Gli orsi importati dalla Slovenia (nel '99, Ndr.) non hanno ancora superato il "periodo di prova" e il progetto Life Ursus è ancora in fase sperimentale».

Gli orsi erano solo una ventina, tra importati e cuccioli. Cinque anni dopo, il 5 agosto 2010, Dellai dispone una «revisione del progetto di ripopolamento» e ordina uno studio per stabilire «se e come l'orso e l'uomo possono convivere in un territorio dove l'habitat dei plantigradi è in gran parte antropizzato».

Intanto, nel 2011 Luis Durnwalder, allora presidente della confinante Provincia di Bolzano, già chiede a Dellai di «ridurre il numero di orsi» (stavano sconfinando).

E in quello stesso anno Maurizio Fugatti, che era deputato della Lega, organizza serate in val di Sole e dichiara: «L'abbattimento degli orsi è la soluzione giusta» e coinvolge la ministra all'Ambiente, allora Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) sollecitando un intervento.

Nel frattempo sempre Dellai il 12 aprile 2012 rende nota una nuova indagine fra i trentini dalla quale risulta che il grado di accettazione sociale della presenza dell'orso che nel 2003 era del 66%, nel 2011 era sceso al 30%. E ancora non c'era stata alcuna aggressione a persone.

Dal 15 agosto 2014 quando avviene la prima aggressione a Daniele Maturi a Pinzolo, lo stress per la classe politica diventa ancora più pesante, così come si fa evidente l'incapacità di gestire l'emergenza e di barcamenarsi tra l'esigenza di abbattere o comunque rimuovere gli esemplari problematici e le pressioni animaliste.

E questo anche per il rapporto spesso non facile con il ministero dell'Ambiente e con gli esperti di Ispra, lontani dalle logiche e dalle priorità del politico locale.

Ed ecco quindi che nel giugno 2015, dopo una contabilità di tre aggressioni, si assiste allo stesso identico dibattito che si è sviluppato dopo l'attacco mortale al giovane Andrea Papi. Nulla di nuovo dopo 8 anni.

L'allora presidente autonomista della Provincia, Ugo Rossi, con l'assessore competenze Michele Dallapiccola, si recano dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti per chiedere la riduzione del numero di orsi presenti e di «mettere un limite».

Intanto, nel 2017 viene abbattuta l'orsa pericolosa KJ2 sul Monte Bondone (aveva ferito un uomo).

L'obiettivo della riduzione del numero è dunque una costante dei governi provinciali di centrosinistra e di centrodestra, che in questi anni si sono preoccupati meno di potenziare il personale dedicato alla gestione e monitoraggio degli orsi, o le ricerche scientifiche e la conoscenza su un progetto unico che dal 2005 è stato tolto al Parco Adamello Brenta.

Così come l'informazione sulla convivenza con l'orso appare tuttora insufficiente e lasciata a pochi volantini.

L'attuale governatore Maurizio Fugatti già in campagna elettorale, quando era sottosegretario alla Salute del governo Conte 1, parlava di riduzione del numero di orsi e aveva persino istituito al ministero un «tavolo» di studio sulle «malattie che orso e lupo possono trasmettere all'uomo».

Una volta eletto, al di là delle dichiarazioni sul dimezzamento da 100 a 50, ha provveduto (a parte il caso di M49 ribattezzati Papillon dal ministro Costa) fino ad ora solo alla cattura e al trasferimento in un parco in Ungheria di M57, dopo l'aggressione di un carabiniere ad Andalo, mentre risale al giugno 2021 l'approvazione delle nuove Linee guida per la gestione degli orsi pericolosi e problematici che ne consentono l'abbattimento con parere non vincolante di Ispra.

Allora il problema era l'orso M62 che faceva troppi danni, lo stesso M62 che essendo ancora vivo e in circolazione è stato recentemente reinserito nella lista nera dalla Provincia, assieme a JJ4 (responsabile dell'aggressione di padre e figlio sul Peller nel 2020 e MJ5, che ha aggredito Alessandro Cicolini in val di Rabbi il 5 marzo scorso.

Insomma, in quasi cinque anni la giunta Fugatti non ha ucciso neanche un orso aggressivo.

Nei sei mesi che restano prima delle elezioni dovrà dimostrare di riuscire ad eliminare i quattro nel mirino e naturalmente l'esemplare che ha ucciso Andrea Papi. Poi gliene resta un'altra cinquantina, ma se ne riparlerà dopo le elezioni. Intanto, la caccia è aperta.

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