Montagna / Il dramma

La tragedia nel Lagorai, recuperata la salma di Arianna. Fuori pericolo Guido Trevisan

Questa mattina, 25 gennaio, l'intervento con l'elicottero nell'area della valanga poco sopra il rifugio Caldenave, in val Campelle, a quota 2.100. La slavina precipitata a valle ieri pomeriggio aveva un fronte di cento metri per duecento di lunghezza

IL LUTTO È Arianna Sittoni di Pergine la vittima della valanga
RICORDO Arianna e la passione infinita per la montagna
IMMAGINI «Ciao Ary! La neve sei e sarai sempre tu!»

TRENTO. È stata recuperata questa mattina, 25 gennaio, la salma di Arianna Sittoni, la scialpinista perginese di 30 anni deceduta dopo essere stata travolta da una valanga nel gruppo del Lagorai, poco sopra il rifugio Caldenave, in val Campelle.

Il recupero è avvenuto tramite l'elicottero con il verricello, con il supporto degli operatori della stazione Bassa Valsugana del Soccorso alpino. La salma è stata trasferita in val Campelle.

Con Arianna c'era il suo amico e vicino di casa a Viarago Giulio Trevisan, di 46 anni, gestore del rifugio Caldenave, recuperato nella notte sul gruppo del Lagorai.

Adesso è ricoverato all'ospedale Santa Chiara di Trento con traumi alle gambe: non è in pericolo di vita.

Intervento del soccorso alpino in val Campelle dopo la valanga: recuperata la salma di Arianna Sittoni

Ieri la tragedia in cui ha perso la vita la scialpinista perginese di 30 anni, in un'area poco sopra il rifugio Caldenave, nel Lagorai, a quota 2.100. Con lei c'era il suo amico Giulio Trevisan, gestore del rifugio: ora è in ospedale, non in pericolo di vita. Nelle foto del soccorso alpino, l'area della tragedia e due momenti dell'intervento, ieri notte

Trevisan è stato ritrovato dai soccorritori grazie al localizzatore di emergenza antivalanga Artva che aveva in uso.

Dalle ricostruzioni dei soccorritori, la slavina, un fronte di cento metri per 200 di lunghezza, era caduta diverse ore prima che intervenissero sul posto, a 2.100 metri di quota, verso le 16.30.

Le difficili condizioni meteorologiche hanno comportato un intervento lungo e difficoltoso, conclusosi durante la notte. Per prestare le prime cure a Trevisan, gli operatori del Soccorso alpino sono stati costretti a scavare direttamente sul posto una truna, un bivacco di emergenza nella neve (nella foto in alto).

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