Tasse / Il caso

Cartelle Imis alle Asuc del Monte Bondone. Capolavoro del Comune, che chiede la tassa anche per fabbricati che ha costruito lui su terreni Asuc (senza lo svincolo)

Richiesta di arretrati per il 2015 e 2016, una interpretazione «restrittiva» della legge condannerebbe anche la rimessa dei gatti delle nevi. Sos all’assessore provinciale Gottardi, che non ha neanche risposto

di Franco Gottardi

TRENTO. Comune e Provincia devono decidersi a riconoscere il nostro ruolo di soggetto pubblico. Sempre, non solo quando serve». Sono inferociti i presidenti delle tre Asuc del Bondone. Hanno il dente avvelenato da quando un anno fa, il 31 dicembre del 2020 alle ore 16, hanno ricevuto una Pec da palazzo Thun che intimava loro di pagare l'Imis del 2015.

Una comunicazione sorprendente per i contenuti e per il tempismo, evidentemente legato allo scattare delle prescrizioni. («Avevano già stappato lo spumante» ironizzano i presidenti).Ivan Broll (Asuc Sopramonte), Flavio Franceschini (Asuc Vigolo Baselga) e Silvano Baldessari (Asuc Baselga del Bondone) sono alleati in questa battaglia a difesa del ruolo stesso delle associazioni di usi civici.

Le richieste del Comune, già replicate per l'anno 2016, rischiano di mettere in pericolo l'esistenza stessa delle amministrazioni separate usi civici. Le richieste ammontano infatti a decine di migliaia di euro all'anno, abbastanza per metterle in crisi.

Le tre Asuc hanno fatto ricorso alla commissione tributaria, che a breve dovrebbe esprimersi, ma in caso di sconfitta non escludono decisioni clamorose, ricordando come nelle loro proprietà ricadano beni indispensabili per lo sci sulla montagna, come gli edifici degli impianti di risalita e il bacino artificiale per l'innevamento artificiale.

Va detto che la richiesta di pagare l'Imis non è campata in aria ma si basa su una legge provinciale del 2014. Una legge che però - sostengono i tre presidenti, può essere interpretata in modi diversi e che a quanto pare solo il Comune di Trento ha inteso in maniera così restrittiva. «Peccato che si siano svegliati con cinque anni di ritardo nel chiedere gli arretrati - commentano - perché se avessimo saputo prima magari alcuni contratti non li avremmo neanche firmati».In realtà le Asuc non contestano tanto il principio di pagare su beni che siano stati sgravati da uso civico e sui quali le stesse magari lucrano con contratti di affitto, ma è chiaro che se la richiesta fosse arrivata prima i contratti stessi sarebbero ben diversi.

«Per gli edifici a servizio degli impianti di risalita, per fare un esempio - spiega Broll - prendiamo 1.500 euro all'anno e adesso di Imis ci chiedono il triplo»

.La cosa che in assoluto non accettano però è che le richieste di pagare l'imposta sugli immobili sia arrivata anche su beni che non sono stati sgravati dall'uso civico e che quindi non rappresentano una fonte di reddito, come la malga Mezavia o la malga Vigolo.

Alcune delle richieste contestate sfiorano il paradossale. Come quella per il garage per i mezzi battipista delle Viote. «È un'opera costruita dal Comune - racconta Broll - senza neanche chiederci lo sgravio dell'uso civico e poi consegnata ad Asis con contratto d'affitto. E adesso il Comune stesso viene a chiedere a noi di pagarci sopra l'Imis!»

Simile il caso della casetta per i maestri di sci costruita a Vason, comprata dal Comune e data in affitto ai maestri ma anche qui con richiesta Imis all'Asuc.

La rappresentazione plastica della discriminazione però è il bacino artificiale di Mezavia, che per un pezzo è proprietà Asuc di Baselga, per un altro di Vigolo e per il resto comunale; ebbene, la parte comunale risulta esente mentre le due Asuc dovrebbero pagare l'Imis.

In passato le richieste degli arretrati sulla base della legge erano stati inviati alle scuole paritarie della città; poi però era intervenuta la Provincia che aveva coperto quei costi di tasca propria riconoscendo evidentemente un ruolo pubblico alle istituzioni scolastiche, per quanto private. «Ma se lo hanno riconosciuto alle scuole cattoliche dovrebbero riconoscerlo anche a noi» tuonano i presidenti. Le richieste di incontro all'assessore provinciale Mattia Gottardi per porre la questione però finora non hanno avuto riscontro. «Non ci ha neanche risposto».

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