Montagna / L'impresa

Federico, 11 anni, scala il Cervino accompagnato dalla guida trentina Matteo Faletti

L'impresa alpinistica di un bambino torinese sull'ostico versante italiano della celebre montagna: quattro ore di ascesa fra le rocce: "Ho avuto paura di non farcela, ma la guida mi ha aiutato a trovare il mio passo". Il commovente messaggio del papà: "Hai dimostrato che il concetto di limite può essere davvero relativo"

AOSTA. A soli undici anni ha scalato il Cervino, sul versante italiano: l'impresa alpinistica è di Federico Tomasi, bimbo di Beinasco (Torino), che sulle rocce della celebre vetta è stato accompagnato dalla guida alpina trentina Matteo Faletti.

Un sogno cullato da tempo dal piccolo Federico, che ha preparato questa missione allenandosi fra scalate in parete, vie ferrate ed escursioni in montagna, la grande passione.

Fino al grande giorno, l'altroieri, scelto visto il bollettino meteo favorevole e cominciato ben prima dell'alba, rinviando il ritorno sui banchi di scuola (seconda media) per sfidare i 4.478 metri della celebre vetta sul confine italo-svizzero.

Con il sostegno, i consigli, la presenza di una guida esperta che ha aiutato il bambino ad affrontare in sicurezza una missione alpinistica rimarchevole, preparata minuziosamente, perché nulla va lasciato al caso in queste circostranze.

"Sono molto contento di essere arrivato su ma un po' stanco, la parte più difficile? La sveglia alle 3,15", ha detto Federico al quotidiano La Repubblica, rivelando la gioia e l'emozione di aver raggiunto la cima dopo quattro ore di scalata.

Ai genitori, una volta rientrato a casa, Federico ha confidato la fatica e la preoccupazione: "Ho avuto paura di non farcela, ma la guida mi ha aiutato a trovare il mio passo. In discesa sono caduti dei sassi e mi sono spaventato. Ma adesso penso già di scalare anche il Monviso...".

Suo padre Fabio, a sua volta grande amante della montagna, ha raccontato sui social alcuni dettagli dell'impresa, elogiando le gesta del figlio: “Da Plan Maison alla Capanna Carrel in quattro ore scarse, in compagnia di un uomo conosciuto dieci minuti prima.

Ti sei trovato a dormire in mezzo ad alpinisti professionisti in un rifugio a 3.830 mt senza riscaldamento.

Ti sei svegliato alle 4 del mattino, tre gradi sotto zero, torcia in testa, hai scalato due ore nel buio più completo.

Io duemila metri più sotto guardavo quella montagna con gli occhi lucidi e apprensione. La notte più lunga della mia vita.

La mia stima e il mio orgoglio di avere il privilegio di essere tuo padre, non hanno fine”.

Le parole del papà rivolte a Federico sono commoventi: “Hai dimostrato che il concetto di limite può essere davvero relativo, ma si deve lottare sacrificarsi e provarci. Che questa esperienza incrementi ancora la tua passione per la montagna, per il mare, per la vita. Perché vivere è questo, una condizione diversa dal semplice esistere”.

Federico ha così eguagliato l'impresa compiuta l'anno scorso, in luglio, da un suo coetaneo scozzese, che era salito in vetta dal versante svizzero del Cervino, considerato peraltro meno difficile.

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