Aria inquinata, 34.500 morti in Italia ogni anno Emergenza al nord, si salva l'area dolomitica

Oltre 34.500 italiani ogni anno muoiono «avvelenati» dall'inquinamento atmosferico: è come se «scomparisse» improvvisamente un'intera città delle dimensioni demografiche pari quasi a Rovereto. «Veleni» dell'aria che uccidono soprattutto al Nord, dove si registrano 22.500 decessi annuali, ma che riducono in media di 10 mesi la vita di ogni cittadino. Se la pianura Padana e dintorni presenta un quadro allarmante, diversa è la situazione sull'arco alpino e in particolare nell'area dolomitica, con Trento, Bolzano e Belluno che presentano un quadro miigliore, specie in relazione agli indicatori di mortalità.

I dati dell'impatto sulla salute dello smog nel nostro Paese, secondo il progetto «Valutazione integrata dell'impatto dell'inquinamento atmosferico sull'ambiente e sulla salute» (Viias) finanziato dal Centro controllo malattie del ministero della salute con la collaborazione di Università e centri. Ne emerge uno scenario inquietante, che peraltro conferma quanto indicato da vari studi degli ultimi decenni, spesso richiamati da chi tenta di indurre il decisore politico a introdurre correttivi più forti per ridurre l'inquinamento. Per quanto riguarda il Trentino Alto Adige, va sottolineato che i dati diffusi sono relativi alla media fra i territori all'interno di ogni provincia, le eventuali aree sovraesposte alle varie forme di inquinamento non sono oggetto di analisi separata.

Uno sguardo alle tabelle dei dati disaggregati consente di verificare, per esempio, che alla voce «mortalità per cause naturali attribuibili alle Pm 2.5» (particolato fine), si attribuiscono al Trentino 18 decessi nel 2005 e solo 7 nel 2010, ma con una previsione di peggioramento per il 2020 con 21 decessi. Morti che scenderebbero a 5 se questa forma di inquinamento calasse del 20% (uno degli scenari altrnativi ipotizzati dallo studio).

Per la stessa forma di contaminazione ambientale, Bolzano presenta 6 decessi al 2005, 10 al 2010 e una proiezione di 19 al 2020, anche qui con possibilità di scendere a 5 riducendo di un quinto l'inquinamento.

Il terzo capoluogo dolomitico, Belluno, presenta invece zero decessi connessi alle P2 2.5, il che si potrebbe spiegare con un tasso di traffico motorizzato significativamente minore e con l'assenza nel territorio di industrie metallurgiche o comunque legate a forme importanti di combustione.

Per avere un termine di paragone, si notino i dati per esempio della provincia di Brescia (631 morti nel 2005, 554 nel 2010, 470 stimati nel 2020 che si dimezzerebbero abbattendo del 20% la contaminazione ambientale) o in quella di Verona (643 morti nel 2005, 416 nel 2010, 678 stimati nel 2020 che scenderebbero a 600 in caso di totale rispetto degli attuali limiti di legge e a 460 con un -20% di inquinamento).

Una provincia come Milano, invece, presenta 5.687 decessi nel 2005, 4.415 nel 2010, con una previsione per il 2020 di 2750 morti, che si dimezzerebbe quasi facendo rispettare le norme attuali (2.423) e sarebbe di 3.581 con un inquinamento pari al 20% meno di quello registrato oggi.

Un altro contamninante legato ai processi di combustione, l'NO2, il biossido di azoto prodotto in particolare dal traffico, vede Trento passare dai 20 decessi del 2005 a zero; Bolzano da 20 a 4 nel 2010 a 2 nel 2020; Belluno restare sempre a zero.

Anche qui, per l'NO2, per una comparazione, si può notare che Brescia è a 381 morti nel 2005, 2017 nel 2010 e 75 stimati nel 2020.

Preoccupano anche i dati dell'ozono estivo (O3): nel caso di Trento 11 decessi nel 2005, 13 nel 2010 e 8 previsti per il 2002; per Bolzano se ne indicano invece 7 nel 2005, 8 nel 2010 e 5 nel 2020.

Ovviamente questi dati riguardano la mortalità, restano poi nda prendere in considerazione le patologie di varia gravità, dalle allergie ai disturbi cardiorespiratori, correlate con la contaminazione ambientale.

I dati dell'impatto sulla salute dello smog nel nostro Paese, secondo il progetto «Valutazione integrata dell'impatto dell'inquinamento atmosferico sull'ambiente e sulla salute» (Viias) finanziato dal Centro controllo malattie del ministero della salute con la collaborazione di Università e centri. 

L'inquinamento atmosferico è dunque responsabile di circa 35 mila decessi solo per il particolato fine. Questo significa che l'inquinamento in media accorcia la vita di ogni italiano di 10 mesi: 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole.

Eppure, il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11 mila vite l'anno (30 miliardi di euro).

La nuova mappa dell'inquinamento è ottenuta applicando sofisticati modelli previsionali delle concentrazioni degli inquinanti su tutto il territorio nazionale. Emerge così che il 29% della popolazione italiana vive in luoghi dove gli inquinanti sono costantemente sopra la soglia di legge, ma che vi sono pure notevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio.

Combustione di biomasse per il riscaldamento e scarichi dei diesel i principali bersagli di nuove misure preventive.

Il progetto Viias ha consentito di stimare per tutto il territorio nazionale, attraverso il modello di trasporto chimico, le concentrazioni al suolo del PM2.5, dell'NO2 e dell'O3 con una griglia di 4 per 4 km.
Le concentrazioni sono state stimate per l'anno di riferimento (2005), per l'anno 2010, e in uno scenario futuro al 2020 prodotto dal modello GAINS_Italia (Greenhouse Gas - Air Pollution Interactions and Synergies).

Sono stati valutati i livelli medi di esposizione della popolazione italiana nelle macro aree geografiche (nord, centro, sud e isole) o nei contesti urbano/rurali. Applicando le funzioni di rischio (concentrazioni-risposta) suggerite dall'OMS sono stati stimati gli effetti sanitari avversi dovuti alle esposizioni a lungo e breve termine in termini di casi attesi e di anni di vita persi.
Casi studio sono stati condotti a Roma, per la misura dell'inquinamento da particelle ultrafini e per la valutazione degli effetti benefici del verde urbano, in Emilia Romagna è stata condotta una sperimentazione locale del modello Viias.

Un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) appena pubblicato ha stimato che nel 2010 l'inquinamento atmosferico in Europa è costato in termini di morti premature e di malattie circa 1.600 miliardi di dollari, cifra quasi equivalente a un decimo del prodotto interno lordo dell'Ue nel 2013.

 [[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"445901","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"2233","width":"3083"}}]]

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"445906","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"2481","width":"3425"}}]]

comments powered by Disqus