Economia / Il tema

In Trentino almeno 150 panifici chiusi in vent'anni, 36 negli ultimi cinque

L'aumento dei tassi d'interesse bancari rappresenta l'ultima minaccia per un settore che a livello nazionale, secondo stime di Confcommercio, potrebbe perdere fino a 1.350 attività e 5.300 occupati, a fronte di 25 mila imprese attive e 90 mila addetti

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di Daniele Battistel

TRENTO. Almeno 150 forni chiusi in 20 anni, di cui 36 negli ultimi cinque. Per quella che è universalmente conosciuta come l'arte bianca, il presente ha invece colori a tinte fosche.Prima il balzo dei costi dell'energia post pandemia; poi il rincaro del grano e delle materie prime a seguito della guerra in Ucraina, granaio d'Europa; ora l'impennata dei tassi di interesse sui finanziamenti che rischiano di strangolare le aziende.

A livello nazionale, Confcommercio ha ipotizzato che quest'anno il settore potrebbe perdere fino a 1.350 attività e 5.300 occupati - a fronte di 25 mila imprese attive e 90 mila addetti - in assenza di aiuti concreti alle imprese della panificazione e di interventi strutturali finalizzati a limitare l'impatto negativo della crisi energetica.

Di questo si è parlato ieri all'assemblea annuale dell'Aspan, associazione dei panificatori trentini, organizzata in una sala di Villa Madruzzo.

Il presidente Emanuele Bonafini ha parlato di «costi in molti casi addirittura quadruplicati» rispetto al 2021, tali da «mettere a rischio di estinzione la produzione del pane tradizionale trentino e della figura del pistore, in favore invece dei grandi colossi industriali che continuano a registrare costanti aumenti di profitto e di potere di mercato».Dopo la campagna di sensibilizzazione "Forni spenti" dell'anno scorso rivolta all'opinione pubblica, ora i panificatori trentini intendono muoversi direttamente nei confronti della politica.A livello nazionale è già partita la trattativa con il Governo Meloni per vedersi riconoscere la qualifica di "aziende energivore" così da poter fruire di agevolazioni per pagare le bollette.

Sull'ambito provinciale si chiede di venire considerati nelle categorie individuate per gli aiuti con la proposta di inserire nella modifica alla legge 6 sugli incentivi alle imprese che andrà in Aula la prossima settimana di prevedere aiuti speciali per il settore «anche - spiega Bonafini - in relazione a progetti per la crescita, la promozione e la qualificazione del settore», pensando accordi di filiera con i produttori «per incentivare le piccole imprese della panificazione ad utilizzare prodotti e materie prime locali».

Aspan incalza la Provincia affinché organizzi un incontro con i rappresentanti di supermercati e ipermercati (la cosiddetta Gdo - Grande distribuzione organizzata) per far rispettare le modalità di vendita del pane previste dalla legge: in pratica separare in maniera netta e precisa il pane fresco dal resto dei cosiddetti "sostitutivi del pane".Il marchio.Per la verità va detto che su questo la Provincia si sta muovendo con decisione.

Recentemente ha completato l'iter di registrazione del marchio "pane fresco" a tutela del prodotto artigianale trentino, in modo da differenziarlo dal pane scongelato prodotto a livello industriale. «Il marchio di certificazione - spiega Bonafini - sarà utilizzato su confezioni, imballaggi ma anche su cartelli, insegne e materiale promozionale».

Ieri, alla presenza dell'assessore all'istruzione Mirco Bisesti, è stato annunciato che all'interno del polo tecnologico Bic di Rovereto verrà realizzata la nuova sede della Scuola di arte bianca e pasticceria con un quinto anno formativo professionalizzante di "tecnico superiore della panificazione e della pasticceria".

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