Allevamento, pascoli, latte e attività boschive La Provincia vara una «deregolamentazione»

di Domenico Sartori

Dalla fine delle quote latte, un anno fa, hanno chiuso in Italia almeno 1.500 stalle, la maggioranza in montagna, per effetto del crollo del prezzo pagato agli allevatori che è sceso al di sotto dei costi di alimentazione del bestiame. Lo rivela il dossier Coldiretti «Quote latte: un anno dopo» presentato alla mobilitazione di migliaia di allevatori ieri a Udine.

Il prezzo del latte alla stalla sta crollando da 0,44 euro al litro nel marzo 2014 a 0,37 nel marzo 2015 ed è ora mediamente di 0,33 euro. Un crollo che sta investendo in pieno anche le aziende trentine per le quali, ieri, l'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola ha confermato che entro giugno saranno erogati circa 9 milioni di euro sulla domanda unica (che fa riferimento agli ettari di superficie) e 14 milioni sul Psr (il Programma di sviluppo rurale 2014-2020).

«È al lavoro una task force presso l'Appag», dice l'assessore, «che vede coinvolti anche funzionari del servizio agricoltura, tecnici di Informatica Trentina e di Almaviva. Stiamo in questi giorni testando l'inserimento dei file per i premi Pai (Piani assicurativi individuali, ndr) per 7 mila posizioni dei frutticoli e i file per la domanda unica che interessa gli allevatori». Per l'autunno dovrebbe inoltre essere attivata la polizza per stabilizzare il reddito degli allevatori, attingendo dal secondo pilastro della Pac (Politica agricola comunitaria, ndr).

Dalla giunta provinciale, comunica l'assessore, arrivano anche ulteriori 300 mila euro, ricavati dal Fondo di riserva, per la promozione del marchio «Qualità Trentino»: «Sono al lavoro», dice, «Trentino Marketing e il Servizio internazionalizzazione con Simone Masè. Sarà una campagna mirata per incentivare il consumo di prodotti della filiera agroalimentare trentina, con particolare attenzione al settore lattiero-caseario».

Novità sono attese sul fronte della partnership tra Latte Trento e Trentinalatte di Roveré della Luna. La prima dovrebbe incrementare il conferimento di latte, finalizzato all'ampliamento, con nuovi prodotti, del mercato degli yogurt. Altra iniziativa per dare un po' di respiro agli allevatori trentini: la moratoria sui mutui. «Attendiamo l'adesione di Cassa Centrale Banca la prossima settimana» dice Dallapiccola. I mille produttori trentini che hanno investito nelle stalle sono indebitati per 200 milioni di euro.

Frattanto arriva una buona notizia, attesa, per gli allevatori che portano le mucche al pascolo e per i gestori delle malghe in quota.

La Provincia (la decisione è stata presa nella seduta di Giunta di giovedì) ha messo mano ai regolamenti attuativi della legge 11 del 2007 in materia forestale, con l'intento prima di tutto di semplificare le procedure.

Tra le decisioni, quella di abolire l'autorizzazione al pascolo nelle nelle aree pascolive in deroga ai periodi consentiti dal regolamento, prevedendo però l'estensione del periodo di alpeggio dall'1 maggio al 30 ottobre, rispetto al periodo oggi previsto (1* giugno - 30 settembre).

Qual è la conseguenza?

«Gli allevatori possono pascolare di più gli animali, senza temere di essere sanzionati dalla Forestale», risponde l'assessore all'agricoltura e alle foreste, Michele Dallapiccola «possono ottenere risparmi sui costi di alimentazione, oltre che produrre più formaggio di malga. Diciamo che avere la possibilità di portare prima le vacche in malga o di prolungare il periodo dell'alpeggio fino a ottobre, se la buona stagione lo permette, migliora il ciclo di produzione tra stabulazione fissa e pascolo».

Altra novità per i gestori di malghe e pascoli è l'abolizione delle autorizzazioni al pascolo nei boschi e per l'attraversamento di aree boscate con mandrie e greggi. «Valuterà il forestale, ma non è più di per sé reato attraversare un bosco con vacche o pecore» precisa Dallapiccola. L'attività sarà possibile, come per il pascolo su prato, nel periodo maggio-ottobre.

Tra gli altri procedimenti amministrativi eliminati, c'è l'autorizzazione, fin qui prevista, all'estrazione della resina in bosco su piante non già interessate da tale pratica (basteranno una semplice comunicazione ed il rispetto dei criteri per la foratura), e quella relativa alla sostituzione di specie arboree.

Novità per gli operatori del bosco: l'autorizzazione connessa al rilascio del progetto di taglio, rilasciata dal Servizio foreste, viene ricondotta ad una segnalazione di inizio attività sia nel caso di proprietà munite di piano che di proprietà prive di piano aziendale. In pratica, l'attuale disciplina della Dia (dichiarazione di inizio attività) viene sostituita dalla Scia (segnalazione certificata di inizio attività) semplificata ed il termine per l'inizio delle autorizzazioni forestali viene portato dagli attuali 15 giorni a 30.
La Giunta provinciale ha pure rivisto la disciplina del Piano forestale montano (Pfm), prevedendo una fase di partecipazione per la sua approvazione, coinvolgendo Comuni, Comunità di valle, Amministrazione separate dei beni di uso civico (Asuc) e i proprietari forestali di almeno 100 ettari.

Novità anche in materia di viabilità forestale. Non essendo più previsto che sia il Pfm a individuare le aree dove è possibile realizzare strade forestali camionabili, toccherà al Servizio foreste e fauna valutare la compatibilità del progetto viabilistico con le caratteristiche dell'area silvo-pastorale interessate, ponendo attenzione sia alle funzioni produttive che alle esigenza di sicurezza. Stessa procedura per la costruzione di nuovi rifugi forestali.

Quanto alla disciplina in materia di funghi, la modifica introdotta prevede ulteriori periodi per la raccolta: la denuncia per la raccolta potrà avere una validità anche di 90 o di 180 giorni, oltre ai periodi di durata già previsti di uno, tre, sette, quindici e trenta giorni.

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