Latte di montagna: qualità per sfidare la crisi

Con l'obiettivo di rilanciare la produzione casearia locale, valorizzare al meglio l'allevamento in quota e fronteggiare il crollo dei consumi registrato nell'ultimo anno, il consorzio Latte Trento punta su un prodotto nuovo e di qualità, proveniente da una trentina di malghe situate a più di seicento metri d'altitudine. Si tratta del «Latte trentino di montagna», presentato ieri in conferenza stampa e disponibile a partire da oggi sugli scaffali di tutte le botteghe alimentari e i supermercati della provincia.

L'innovativa proposta commerciale intende dare risalto alla produzione di latte montano, divenuta con gli anni sempre più difficile e impegnativa, e rilanciare le vendite dei latticini freschi mediante la sensibilizzazione della popolazione sull'importanza di acquistare prodotti della filiera agroalimentare trentina. Inoltre, l'introduzione sul mercato provinciale del nuovo prodotto vuole essere la prima contromisura intrapresa dal consorzio a difesa degli allevatori trentini, in vista della prossima abolizione delle quote latte che porterà alla liberalizzazione del settore.
«Il latte di montagna - ha specificato il direttore di Latte Trento Sergio Paoli (nella foto, a sinistra del presidente Carlo Graziadei) nel corso della presentazione alla stampa - è, in assoluto, il miglior latte che possiamo produrre, accuratamente selezionato e certificato con controlli aggiuntivi.

L'altissima qualità proposta comporta gravi costi aggiuntivi per gli allevatori, che si impegnano ad allevare le proprie mucche in ambienti salubri e con mangimi non geneticamente modificati. Di fronte ai prezzi per i produttori in caduta libera, in alcuni casi diminuiti anche del 40% rispetto agli anni passati, vogliamo far capire ai nostri concittadini che comprare latte trentino significa sostenere i lavoratori delle nostre valli che ogni giorno si prendono cura del nostro territorio».

Secondo quanto prospettato ieri, il consumo di latte in provincia di Trento è calato, in soli dodici mesi, del 5%, mentre a livello nazionale la flessione registrata sui prodotti freschi arriva al 9%. Alla crisi dei consumi, poi, si aggiunge anche la questione della liberalizzazione del mercato del latte, atteso con la venuta meno del regolamento comunitario sulle quote latte il prossimo aprile.

«Attualmente - ha detto Paoli - un litro di latte, commercializzato a 1,40 euro, vale 50 centesimi per il produttore, il resto serve a coprire i costi di pastorizzazione, imbottigliamento e distribuzione. Malgrado la situazione difficile, per il 2015 contiamo di mantenere la produzione di latte provinciale stabile, sostenendola anche grazie alla realizzazione dei formaggi nostrani».

Una grande attenzione per il comparto dell'agroalimentare è stata comunque assicurata dall'assessore Michele Dallapiccola , che ha parlato dell'esigenza di promuovere i marchi trentini - l'etichetta del nuovo latte di montagna riporta, non a caso, i colori delle réclame di Trentino Marketing - in modo unitario.

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