Non c'è più lavoro? Andiamo a zappare

di Laura Galassi

agricolturaHanno diplomi e lauree in tasca, ma la crisi non gli permette di entrare nel mondo del lavoro; così mettono da parte i pregiudizi, salgono sui trattori e coltivano i campi. È questo l'identikit dei nuovi iscritti al corso di formazione per imprenditori agricoli. Il brevetto che verrà consegnato agli studenti al termine delle 600 ore in classe, di fatto, per guadagnarsi da vivere al momento è più efficace delle pergamene scolastiche.


A dimostrazione del fatto che i giovani trentini guardano sempre più all'agricoltura come invitante sbocco lavorativo sono i numeri in costante aumento dell'iniziativa di formazione organizzata dalla Fondazione Edmund Mach. Negli ultimi sette anni le domande di iscrizione sono triplicate, passando da 60 nel 2007 a 170 nel 2014.


Quest'anno Fem, in via eccezionale, ha permesso un aumento di posti disponibili da 60 a 90, rivisitando sia il calendario sia il programma formativo. Uno sforzo non indifferente per l'ente di San Michele all'Adige che, con gli stessi finanziamenti dell'anno scorso, deve garantire l'insegnamento a molti più alunni. Nonostante questa concessione, molti aspiranti contadini sono rimasti a bocca asciutta, visto che le richieste erano state 179.


Ieri pomeriggio, a brindare per il conseguimento del brevetto del biennio 2012-14, c'erano 48 giovani. Molti di loro hanno rilevato le aziende dei genitori, ma altrettanti hanno scelto la campagna come alternativa a un mercato dell'occupazione ormai saturo.

 

Michele Gilmozzi, 25 anni di Cavalese, ha seguito le orme del papà nella produzione della birra: coltiva orzo e luppolo e poi li fa fermentare in cantina. «Sono produzioni di nicchia in Italia e per questo c'è una buona richiesta», spiega il birraiolo fiemmese. Dall'altra parte del Trentino, in val di Non, Alessandro, 33 anni, ha accantonato la professione di carpentiere per investire sulle ciliegie. «Non credo nella monocoltura delle mele, volevo differenziarmi e così ho piantato un ettaro e mezzo di ciliegi. L'anno scorso è stato il primo raccolto e sono soddisfatto».


I piccoli frutti, come le erbe officinali, sono tra le colture più apprezzate dai giovani, ma tra i banchi del corso siedono anche allevatori di lumache e quelli di capre. «I ragazzi si riavvicinano alla campagna, guardano con occhio diverso gli appezzamenti lasciati in eredità dai parenti e pensano sempre più spesso che aprire un'azienda agricola non sia poi una cosa così strana», spiega l'organizzatore Paolo Dalla Valle. In quest'ottica, avere il brevetto è fondamentale, perché sblocca il premio di entrata, facilita l'accesso a corposi finanziamenti.


Le 95 matricole, che ieri hanno iniziato le lezioni a San Michele, nei prossimi due inverni avranno a che fare con compiti ed esami di progettazione aziendale, diritto, marketing e informatica, oltre alle materie più tecniche.
Tra gli alunni - per regolamento vengono accettate solo persone dai 18 ai 40 anni - la stragrande maggioranza è in possesso di un titolo di studio in altri ambiti, laurea in Lettere compresa, mentre sono pochissimi coloro che hanno solo la licenza media.


«Le studentesse una volta erano una rarità mentre oggi, con il rafforzamento di settori come l'agriturismo e la coltivazione di erbe officinali, l'archivio delle imprese agricole si sta colorando sempre più di rosa», conclude Dalla Valle.

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