Provincia, pochi soldi. Pagamenti «ritardati»

Da settembre la Provincia dovrà dilazionare i pagamenti a fornitori e imprese. È la conseguenza del patto di stabilità che obbliga a una particolare attenzione nella gestione della cassa. E la trattativa con il governo per un nuovo patto sui rapporti finanziari è a un punto mortoI tuoi commenti

di Luisa Maria Patruno

soldi euroTRENTO - Un autunno difficile per il bilancio della Provincia è stato annunciato ieri a una riunione della maggioranza dal governatore  Ugo Rossi . «Come conseguenza del patto di stabilità - ha detto il presidente - che ci obbliga a stare attenti nella gestione della cassa, da settembre dovremo dilazionare i pagamenti della pubblica amministrazione altrimenti non riusciamo ad arrivare alla fine dell'anno».
Così, la Provincia di Trento, che si è sempre vantata di avere tempi medi dei pagamenti da record -  30 giorni  contro i  165 giorni  dello Stato - ora si trova a dover rallentare perché non può spendere i soldi che ha in cassa a causa dei vincoli del patto di stabilità e quindi sarà costretta a fare aspettare i fornitori e le imprese che lavorano per l'ente pubblico, con conseguenze negative per l'economia trentina, che gravita per una parte rilevante intorno alla Provincia.
Ieri Rossi non ha voluto dire di quanto verranno fatti slittare i pagamenti, ma ha avvertito fin d'ora tutti del problema. Per questo la Provincia di Trento fa il tifo perché a livello europeo il premier Matteo Renzi riesca a portare a casa un allentamento del patto di stabilità per gli investimenti che a cascata possa ricadere anche sulle autonomie locali. Ma poiché di questo risultato non c'è certezza, vanno fatti i conti con la realtà che è quella dei vincoli attuali.
La trattativa con Roma impantanata.
Ma a rendere il quadro ancora più cupo c'è il fatto che la trattativa con il governo per il raggiungimento di un nuovo patto sui rapporti finanziari sembra essere arrivata a un punto morto. Nel fine settimana nell'incontro a Castel Presule in Alto Adige il sottosegretario alla presidenza del consiglio,  Graziano Delrio , ha detto a Rossi e Kompatscher che non si occuperà più lui di seguire questa trattativa, che conosce da quando era ministro agli Affari regionali. Trento e Bolzano hanno dunque perso il loro «garante», la persona più vicina al premier Matteo Renzi che fino ad oggi aveva assicurato che le richieste delle due Province per un patto che riconoscesse un meccanismo oggettivo per stabilire il contributo al risanamento dei conti dello Stato sarebbe stato preso in considerazione.
Ancora una volta ci si trova senza un interlocutore certo, che a questo punto va trovato nel ministero dell'Economia, che è quello che avrà l'ultima parola. Oltre tutto, sta seguendo la questione il sottosegretario agli Affari regionali,  Gianclaudio Bressa  (Pd), che non è per nulla convinto del meccanismo del residuo fiscale, che è quello proposto dalla Provincia di Trento e sta spingendo per l'alternativa che è l'assunzione di una quota del debito pubblico, criterio che in un primo tempo la Svp aveva condiviso e che anche la Provincia di Bolzano sembra più propensa di Trento ad accettare. Ma Rossi non è convinto: «La Provincia di Bolzano ha firmato con noi il documento che parla di residuo fiscale. Se lo Stato formula proposte diverse le valuteremo ma chiediamo un criterio che ci metta al riparo per il futuro».

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