Le famiglie non acquistano più. Soldi finiti, s'intaccano i risparmi

 Il potere d'acquisto delle famiglie torna a scendere: dopo i primi segnali positivi arrivati a fine anno il reddito reale delle famiglie a inizio 2014 registra una nuova battuta d'arresto. Tra gennaio e marzo l'Istat calcola una perdita dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,2% su base annua. Piccoli passi indietro che però cambiano la pendenza del 2014, partito tutto in salita

spesaROMA - Il potere d'acquisto delle famiglie torna a scendere: dopo i primi segnali positivi arrivati a fine anno il reddito reale delle famiglie a inizio 2014 registra una nuova battuta d'arresto. Tra gennaio e marzo l'Istat calcola una perdita dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,2% su base annua. Piccoli passi indietro che però cambiano la pendenza del 2014, partito tutto in salita. Nonostante i bilanci in rosso gli italiani riprendono a spendere. I consumi infatti crescono, anche in questo caso si tratta solo di oscillazioni (+0,2%), ma la soglia dello zero non veniva superata da ben due anni. Tutto però a scapito dei risparmi, visto che dal lato reddito si rileva un sostanziale stallo.
 
Eppure l'Istat nelle sue previsioni per l'economia italiana aveva stimato per il 2014 un potere d'acquisto finalmente in rialzo, dopo una striscia di cali annui che proseguiva ininterrotta dal 2008. Ora, oltre ai sette anni ci sono da recuperare anche i primi tre mesi del 2014. Intanto però le famiglie italiane sembrano aver rinunciato ad aspettare la crescita del potere d'acquisto per tornare a spendere, anche perchè magari ci sono esborsi ‘obbligatì che non possono attendere. I risultati del secondo trimestre saranno quindi cruciali per capire se davvero gli italiani hanno allentato i cordoni della borsa. D'altra parte sui prossimi dati potrà trovarsi traccia del bonus degli 80 euro.
 
Per ora i consumi vengono finanziati attraverso quanto messo da parte, tanto che la propensione al risparmio delle famiglie scende di nuovo, fermandosi al 10%. Il calo è solo di 0,2 punti sull'ultimo trimestre del 2013, mentre il confronto annuo è ancora positivo. Ma lo scarto congiunturale la dice lunga sul cambiamento di abitudini indotto da una crisi con mille code: gli italiani sono da sempre considerati un paese di ‘formichè, dedito ad accantonare il più possibile, per poi magari comprare una casa.
 
Evidentemente i tempi sono cambiati, con gli investimenti delle famiglie, che coincidono con gli acquisti immobiliari, in deciso calo. Basti pensare che il tasso d'investimento è sceso ai livelli di 12 anni fa. E ancora peggio va per le imprese, il monitoraggio dell'Istat sul fronte aziendale, escluso il ramo finanziario, rileva un tasso d'investimento al minimo storico. In stallo anche i profitti, la loro quota (39,2%) è diminuita di 0,5 punti sul trimestre precedente, anche se in aumento di 0,3 punti su base annua.

comments powered by Disqus