Il magro Natale di 3.000 lavoratori edili

Non sarà un bel Natale per molti, moltissimi lavoratori del comparto edile, tra i più colpiti, o forse il più colpito, dalla recessione. Non ci sono solo i licenziati, 1.500, e quelli in cassa integrazione, 1.200. Ci sono anche almeno 500 muratori che da mesi non ricevono lo stipendio. Un fenomeno dilagante, denunciano le associazioni sindacali, che in alcuni casi sono anche passate alle vie di fatto, mettendo in mora l'azienda

di Francesco Terreri

Il Not? «Dispiace che le imprese trentine siano tagliate fuori». La riduzione degli appalti della Provincia? «Ci preoccupa, chiederemo un incontro a breve». Ma quello che fa davvero infuriare  Maurizio Zabbeni ,  Stefano Pisetta  e gli altri sindacalisti Cgil, Cisl, Uil degli edili è che «ci sono appalti dove la ditta appaltatrice viene pagata dall'ente pubblico ma poi non paga i subappaltatori che non pagano i lavoratori». Sono almeno 500 gli edili che non ricevono stipendi da mesi, molti da più di tre, qualcuno da marzo o da gennaio. Insieme ai 1.500 licenziati e ai 1.200 in cassa integrazione, sono più di tremila gli edili trentini che passeranno un magro Natale 2013.
«Non pagare i dipendenti è un fenomeno dilagante - spiega Pisetta della Filca Cisl - Una ditta della Valsugana non paga gli stipendi da marzo. Abbiamo deciso di mettere in mora l'azienda: o regolarizza la situazione o si passa alle vie legali». I casi di paghe arretrate non versate seguiti dalla Cisl riguardano circa 100 lavoratori nelle costruzioni e 90 nel legno, settore collegato e anch'esso in crisi. «Aziende che non pagano da 4-5 mesi. Certo, c'è la crisi, ma qualcuno se ne sta approfittando. Oltre alla regolarità contributiva, chiediamo il rispetto della regolarità retributiva».
Quando poi si passa alle aziende in concordato o in fallimento, i ritardi si accumulano. «In Vallagarina e in Basso Sarca sono almeno 300 i lavoratori senza stipendio - sottolinea  Pasquale Del Prete  della Fillea Cgil - Molti sono dipendenti di aziende in concordato, che solo ora hanno avuto l'omologa, dalla Fiorito alla Rollbau, alla Rocco Galvagni, o fallite, come la Zr di Riva, o in liquidazione coatta, come la Cooperativa Lavoranti Muratori di Milano». Procedure concorsuali che hanno messo in difficoltà anche centinaia di aziende fornitrici.
«Alla Azzolini Costruzioni, 36 addetti - prosegue Del Prete - da gennaio mancano diversi mesi di stipendio, ora sono in cassa integrazione, per fortuna anticipata dai Confidi». Intanto la crisi continua a fare vittime: ultima la Edilnova di Rovereto, messa in liquidazione. «Undici dipendenti licenziati. L'azienda è riuscita a pagare stipendi e Cassa edile, un minimo di ossigeno per i lavoratori, ma non il Tfr».
«In un appalto nelle Giudicarie - racconta Zabbeni della Fillea Cgil - i subappaltatori non pagano i dipendenti perché non prendono i soldi dall'azienda appaltatrice. A cui però il Comune liquida regolarmente gli stati di avanzamento lavori. Non potrebbe farlo perché per la legge provinciale gli stati di avanzamento si pagano verificando che le fatture delle ditte in subappalto siano quietanzate».
«Stiamo parlando di ditte tutte trentine, non di fuori - aggiunge Zabbeni - La Provincia, per aiutare le imprese trentine, ha previsto la procedura negoziata fino a 2 milioni e ci sono Comuni che fanno aste al massimo ribasso per opere da 600 mila euro. Sono massimi ribassi scandalosi, ad esempio del 40% nel restauro dove servono operatori specializzati che con queste cifre non possono essere pagati. Prima ancora che grandi lavori, serve una catena degli appalti che premi la regolarità».

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