Cultura / La mostra

Un percorso fra i "sogni di china" della regina del fumetto: "Prima ancora di saper leggere, già facevo le storielle delle mie giornate divise per vignette"

Intervista con Elena Casagrande, protagonista della rassegna che si apre oggi, 25 giugno, in Valsugana a Castel Ivano, dove resterà aperta fino al 4 settembre

di Fabio De Santi

TRENTO. Disegna per alcune delle case editrici che hanno fatto la storia del fumetto, leggasi Marvel, DC Comics e Idw Publishing, e lo scorso anno ha vinto l'Eisner Award (l'Oscar del fumetti) per la serie Marvel dedicata a Black Widow. Sono queste le credenziali della fumettista romana Elena Casagrande protagonista della mostra "Sogni di china", proposta da Croxarie, nello spazio civico Albano Tomaselli di Castel Ivano che sarà inaugurata oggi, sabato 25 giugno, alle 18 e si potrà visitare fino al 4 settembre.

Un viaggio nel mondo del fumetto contemporaneo che ci siamo fatti raccontare da Elena Casagrande, classe 1983, in un immaginario fatto di personaggi come Spiderman, Arrow,Batman, Catwoman e Doctor Who.

Elena, cosa vuole raccontare e in che modo la mostra a te dedicata "Sogni di china" ospitata a Castel Ivano?

"Non l'ho impostata da sola ma abbiamo deciso coi ragazzi dell'associazione Croxaire di percorrere la mia carriera dall'inizio fino al premio Eisner per mostrare l'evoluzione del mio lavoro e dimostrare che anche se uno inizia davvero da lontano può raggiungere determinati obiettivi".

Un'esposizione significativa della considerazione che il fumetto sta riscuotendo in questo periodo.

"L'interesse per il fumetto sta crescendo e se ne parla sempre di più. Noto che aumentano gli approfondimenti sono sempre più gli articoli che trattano il fumetto come intrattenimento ma si parla anche del fatto che questi possono trattare determinati temi. Sta crescendo proprio la considerazione verso il fumetto".

Quali sono le radici della sua passione per il fumetto?

"Fin da piccola mi è sempre piaciuto disegnare. Prima ancora di saper leggere, già facevo le storielle delle mie giornate divise per vignette. Poi avevo sempre Topolino in mano facendo finta di leggerlo imitando mio padre. Con l'avvento di Sailor Moon in televisione ho iniziato a leggere i manga. Nella mia città aprì una fumetteria e ciò mi permise di scegliere in autonomia le mie letture e iniziai a divorare volumi su volumi di manga".

Quando ha capito che questa poteva essere la strada giusta per il tuo futuro?

"Fino ai vent'anni non pensavo di poterne fare un lavoro, la consideravo una passione che volevo continuare a coltivare. Frequentavo sia la facoltà di Lingue e comunicazione internazionale sia una scuola di fumetto a Roma. Durante il primo anno ho deciso di dedicarmi solo al disegno e abbandonare l'università perché avevo capito che quello era proprio quello che volevo fare. L'ingresso in questo mondo del lavoro è arrivato in modo naturale perché a scuola ho avuto la possibilità di fare da assistente a un insegnante e ho cominciato lì a far bottega".

Il momento più emozionante legato ai suoi esordi?

"Quando ho visto il mio nome accreditato per la prima volta. Era il 2006 e lavoravo a "Angel" per la Idw. Non era il mio primo lavoro ma ho vissuto quel momento in cui ho letto il mio nome come l'ufficializzazione e il riconoscimento del mio impegno".

Le sue graphic novel sono realizzate in team ma come si sviluppa il lavoro?

"Ricevo la sceneggiatura dall'editor e devo estrapolare delle immagini. Faccio dei layout che vengono supervisionati dal team creativo e poi li porto a realizzazione. Poi c'è un'altra persona che li colora e infine un'altra che mette i baloon con i testi.I suoi esordi con la Idw Publishing fra Star Trek, Angel True Blood e X Files. Poi la Marvel fra Spiderman e Red Hulk: un sogno?Come freelance le collaborazioni possono essere sia continuative sia saltuarie. Ho lavorato tanto per la Idw che ha creduto in me fin dagli inizi. Disegnare per le grandi major americane credo sia il sogno di tutti sia per il prestigio che a livello remunerativo".

Come è avvenuto il contatto con la Marvel?

"Partecipai a un concorso per la Marvel e, anche se non vinsi, quell'occasione mi diede modo di farmi conoscere. Qualche mese dopo ero a New York per una fiera e ne approfittai per fare un colloquio con loro e poco dopo iniziarono ad arrivare i primi lavori saltuari come qualche copertina o delle storie di Spiderman. Una volta che rientri nel loro archivio però, anche se sei lontana, sei sempre un potenziale collaboratore ed è più facile essere ingaggiati anche per progetti più importanti".

Lei è l'artista della serie Black Widow per la Marvel con Kelly Thompson come sceneggiatrice, Jordie Bellaire come colorista e Adam Hughes copertinista regolare.

"In questo caso sono stata contattata dalla Marvel perché volevano rilanciare il personaggio della Vedova Nera. Avevano già la sceneggiatrice e la sinossi pronta, mancava solo una disegnatrice. Prima di accettare però tentennai un po' perché la collaborazione con DC stava andando bene, ho avuto ottimi rapporti con loro anche durante il periodo di maternità e non sapevo come l'avrebbero presa. Poi è arrivato il premio Eisner Award come Best New Series per Black Widow.È stato davvero inaspettato. Sembra ingenuo ma ho fatto il mio lavoro e mi sono divertita tantissimo. Ci ha premiato la sinergia che si è creata all'interno del team. L'editor ci ha sempre dato carta bianca e ha permesso a me e alla sceneggiatrice di essere creative e libere".

Ha mai pensato di fare anche da sceneggiatrice di alcune storie?

"Ci ho pensato ma dovrei studiare e affinare altre capacità, non me la sento di improvvisare. Però qualche idea ce l'ho nel cassetto, mai dire mai".

Oltre a disegnare lavora anche come insegnante: come vedi i giovani d'oggi?

"Il numero delle iscrizioni a queste scuole è in continua crescita. Fa parte della risonanza del fumetto in generale da Zerocalcare ai manga che dopo quindici anni ancora sono sulla cresta dell'onda.C'è però la problematica che i ragazzi si avvicinano per curiosità ma fanno fatica a capire che ci vuole una determinata energia a fare questo lavoro, non è facile come sembra. Bisogna impegnarsi molto sia a leggere che a realizzare i fumetti".

Un consiglio che si sente di dare alle ragazze e ai ragazzi che si vogliono avvicinare a questo mondo?

"Non arrendersi e impegnarsi al massimo. Un piccolo segreto è che se provi solo fatica c'è qualcosa che non va. Ma questo non vale solo per il mondo dei fumetti".

Qual è il rapporto tra fumetti, film e telefilm: si completano a vicenda o sono alternativi?

"Per me le tre industrie possono tranquillamente convivere, influenzarsi e darsi valore a vicenda. A volte non basta soltanto leggere fumetti ma bisogna anche guardarsi intorno e trarre ispirazione da cose diverse, una cosa non esclude l'altra".

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