Giustizia / Il caso

Tateo in aula: «Bugie contro di me, hanno strumentalizzato la scomparsa di Sara Pedri»

L'ex primario di ginecologia al Santa Chiara, in Tribunale ha parlato altre otto ore davanti nel processo sui presunti maltrattamenti in reparto: «Ho solamente fatto il mio lavoro, avevo pressioni dall’Apss»

UDIENZA Saverio Tateo respinge ogni accusa di maltrattamenti
LA DIFESA L'avvocato: "Processo alle streghe"

APSS Battaglia sulla possibilità di reintegro del primario Tateo
REAZIONI Apss: "Aspettiamo le motivazioni prima di parlare"

IL PODCAST Sara Pedri, una storia sospesa

TRENTO. Contro di lui un attacco da parte di persone, o meglio colleghi, che avrebbero anche strumentalizzato la scomparsa della dottoressa Sara Pedri. Una ostilità nei suoi confronti che sarebbe nata dalla riorganizzazione del reparto e dall'introduzione di nuove metodologie di lavoro.

Così Saverio Tateo, ex primario di ginecologia ed ostetricia del Santa Chiara, davanti al giudice dell'udienza preliminare Marco Tamburrino nella seconda udienza-fiume del suo esame.Il medico che, va dato atto, ha portato il reparto a raggiungere livelli di eccellenza, che è stato licenziato e poi reintegrato in Azienda sanitaria dal giudice del lavoro, deve ora difendersi in sede penale dalle accuse di maltrattamenti in concorso ed in continuazione (reati contestati anche all'allora sua vice Liliana Mereu).

Ieri ha parlato per quasi otto ore, interrompendosi solo per le pause tecniche disposte dal giudice, con udienza terminata attorno alle 18.

Ha spiegato il contesto in cui lavora un primario, «stretto fra la gestione di un reparto e le pressioni delle amministrazioni che si sono succedute».

Richieste ben precise da parte dell'Azienda sanitaria, nell'ottica di far diventare il reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento un punto di riferimento. Era stato disposto il potenziamento del percorso nascite, ad esempio.

«Alle richieste rispondevo che va bene ampliare l'offerta, ma dilazionandola nel tempo», le parole di Tateo in aula. Di qui la necessità di riorganizzare il reparto, con i mal di pancia di chi non avrebbe digerito il cambiamento.

«Uscire dalla propria comfort zone è sempre difficile» è la considerazione del medico: questo il motivo, secondo la sua ricostruzione, per il quale «si è creata una situazione di bugie e attacchi a svantaggio del sottoscritto» da parte di coloro che «hanno strumentalizzato anche la scomparsa della dottoressa Pedri».

Bugie che riguarderebbero anche la presunta assenza di candidati ad un concorso e la fuga dal reparto: «Chi se ne è andato lo ha fatto per motivi familiari e professionali, perché ha avuto altre opportunità lavorative». Ha respinto con forza tutte le contestazioni, compresa la frase a lui attribuita di voler «eliminare fisicamente» una dottoressa. Undici sono le parti civili, che hanno presentato un conto totale di 1,2 milioni di euro. Per l'intera mattinata il medico ha risposto alle domande dei suoi avvocati - Salvatore Scuto del foro di Milano e Nicola Stolfi del foro di Trento - terminando l'esame iniziato la precedente udienza, durata pure quasi otto ore. Nel pomeriggio è iniziato il controesame da parte della pm Maria Colpani e del legale di una delle parti civili, l'avvocato Gianluca Riitano di Roma per una professionista che si era trasferita in altra regione. Incalzato dalla pm in merito ai turni massacranti denunciati dalle ventuno parti offese e al metodo rigoroso introdotto in reparto, il dottor Tateo ha risposto di «aver fatto il proprio lavoro, quello del primario», e di aver raggiunto i risultati di eccellenza che gli erano stati chiesti dall'amministrazione. La pm Colpani terminerà il controesame la prossima udienza, in calendario a fine giugno, poi prenderanno la parola gli altri legali delle parti civili: l'avvocato Andrea de Bertolini per sette dottoresse, l'avvocato Nicodemo Gentile per la madre di Sara Pedri, l'avvocato Paolo Emilio Letrari per Fenalt e il legale dell'Azienda sanitaria.

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