Sicurezza / Testimonianza

Anziani, truffatori in agguato. Il racconto: «Mi hanno raggirato, con quel bonifico volevo aiutare mia figlia»

Un genitore preoccupato, un telefono che funziona solo per i messaggi, la richiesta di aiuto e un Iban lituano: il racconto in prima persona della vittima di un raggiro

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TRENTO. Le cronache sono pieni di casi di truffe agli anziani, e nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine, che cecano di mettere in guardia tutti i soggetti più fragili, i malviventi riescono spesso a carpire la fiducia di vittime inconsapevoli. Anche per questo è molto utile parlarne, per svelare trucchi e tecniche utilizzate dai malfattori. Ecco la testimonianza di un nostro lettore, che lasceremo anonimo e che ci racconta come sia stato raggirato sfruttando, non è una novità, il grande amore verso i figli.

«Nonostante se ne senta parlare spesso, evidentemente non se ne parla ancora abbastanza, almeno, per me è stato così e ahimè, sono caduto vittima di una truffa telematica. Ho deciso di condividere qui la mia esperienza perché se servirà ad evitare anche solo ad un'altra persona di cadere vittima di un così spiacevole raggiro, almeno questa sgradevole vicenda sarà servita a qualcosa, oltre che ovviamente ad alleggerire le mie tasche e a lasciarmi un senso di impotenza e di profonda sfiducia verso un mondo che ci sta davvero sfuggendo di mano.

Non mi reputo uno sprovveduto e seguo spesso vicende simili in tv e sui giornali, ma, come si suol dire, i truffatori sono sempre un passo avanti e devo riconoscere loro una notevole abilità nell'interpretare la psicologia umana e nel carpire la fiducia del malcapitato, ricreando situazioni verosimili che soprattutto nell'approccio non destano alcun sospetto ma anzi rafforzano la convinzione di dialogare con un proprio familiare.

Una sera qualunque, di qualche giorno fa, (tra l'altro poco dopo aver sentito a voce, al telefono, mia figlia la mia vera figlia) sono stato contattato tramite messaggio da uno sconosciuto; in questo messaggio «mia figlia» mi comunicava che aveva rotto il cellulare e che nell'emergenza aveva recuperato un suo vecchio telefono malfunzionante (col quale le telefonate risultavano difficoltose; per cui a voce non potevamo sentirci) da usare solo per stretta necessità solo nel caso avessi dovuto comunicare con lei nei giorni a seguire. Tutto era stato "studiato" a puntino: nel telefono proprio perché vecchio e quindi incompatibile con sim e numero di sempre di mia figlia, la stessa aveva dovuto inserire un'altra sim ed ecco quel numero sconosciuto. La situazione era quantomeno verosimile e, complice anche il fatto che quella sera non vi è stata nessuna richiesta di denaro, ma semplicemente «una comunicazione di servizio» di «mia figlia» che si premurava di farmi avere un numero a cui contattarla in caso di bisogno, non ho percepito alcun campanello d'allarme.

L'abilità dei truffatori sta proprio qui, una volta creata questa fiducia, anticipando abilmente e con destrezza ogni possibile obiezione o rimostranza da parte del malcapitato per l'impossibilità di parlare a voce, e una volta stabilito questo canale di comunicazione preferenziale benché «alterato», ecco che sferrano il loro vero colpo solo il giorno dopo: una improvvisa situazione di emergenza che richiede un intervento immediato e senza troppe domande, viste anche le difficoltà di comunicazione, a cui un padre nella preoccupazione e nell'emotività del momento può facilmente abboccare.

Sicuramente ho agito d'impulso ma ero nella convinzione che fosse mia figlia a chiedermi di farlo subito, il bonifico, non ho notato che IBAN e destinatario erano lituani: mia figlia ha bisogno e... la razionalità va a farsi benedire.

Per quanto riguarda il ruolo avuto dalla mia banca in questa vicenda, voglio fare due osservazioni, la prima che riguarda il momento in cui si è consumata materialmente la truffa, allo sportello, la seconda, le fasi e i giorni successivi. Per ciò che attiene al primo, vorrei rilevare come sarebbe bastata una parola di allerta, non dovuta, ma in quella circostanza sicuramente provvidenziale.

Relativamente al secondo punto, cioè l'azione della mia banca, una Cassa rurale, per ricostruire o scoprire, per quanto possibile, qualcosa sulla banca lituana e relativi movimenti di denaro con l'Italia. Avevo conferito telefonicamente con un funzionario della banca, di una certa levatura nell'organigramma della stessa, chiedendo di essere ragguagliato su qualsiasi elemento di conoscenza sulla banca, sue referenze, rapporti con l'Italia, ecc. Non perché nutrissi molte speranze in tal senso, ma forse se non altro mi sarebbe servito come palliativo psicologico per lo smacco e il danno subiti. Su questo versante, sono sempre in fiduciosa attesa.In conclusione, mi permetto un consiglio a chi leggesse queste righe: non lasciamoci abbagliare dalle mirabilie telematiche, sentire una voce nota vale sempre più di ogni cosa. Se nostro figlio avrà bisogno, fosse anche al Polo Nord, stiamone certi, troverà sempre il modo di farci sentire la sua voce».

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