Economia / Ambiente

Direttiva case green: in Trentino decine di migliaia gli appartamenti interessati

Le future norme decise dalla Ue (contrarie le destre) hanno l'obiettivo di ridurre l'inquinamento dovuto agli impianti di riscaldamento. Fillea Cgil: interessati in Italia i 5 milioni e mezzo di edifici con prestazioni energetiche scadenti. Intanto il governo (che ha votato contro) subisce una nuova procedura di infrazione per la scarsa qualità dell'aria

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TRENTO. La direttiva europea sulle case green, stima il sindacato stima Fillea Cgil, porterà alla riqualificazione "in pochi anni di oltre 500mila edifici pubblici e circa 5 milioni di edifici privati con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari. Senza contare le nuove costruzioni".

Con il 55% della riduzione dei consumi energetici che dovrà essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori, entro il 2030 - calcola il sindacato - "le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Cioè il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato". 

Esaminando i dati sulle certificazioni (facoltative salvo in caso di vendita o di affitto) emesse da Odateh in Trentino dal 2010, quando sono state introdotte, si può stimare oggi un totale attorno alle 150.000. Di queste, risulterebbero classificate in classe G, il 15% circa e in classe F il 10%. Se rapportate al totale di circa 390 mila appartamenti in Trentino, queste percentuali darebbero dunque, a grandi linee, una cifra di circa centomila appartamenti G o F. Se arrivamo anche alla classe E (ancora il 15% circa delel certificazioni) se ne aggiungono altri 50 mila circa.

L'ipotesi, ovviamente del tutto ufficiosa, che ne deriva è di 150 mila appartamenti nel bacino potenzialmente da migliorare in base alle percentuali stabilite dalle leggi future.

La nuova normativa europea, che rappresenta una transizione epocale verso case non inquinanti, è osteggiata dalle destre e al Parlamento europea l'attuale maggioranza di governo italiana ha votato contro (con Forza Italia che si è dissociata dal sì del suo gruppo, i Popolari).

Nel frattempo la stessa Italia subisce una nuova procedura di infrazione Ue (con i relativi costi finanziari) proprio perché da noi l'aria è troppo inquinata e gli impianti di riscaldamento sono fra i principali responsabili insieme al traffico (anche qui il governo italiano è contrario alle norme sul rapido passaggio all'elettrico), alle attività industriali e a quel settore agricolo intensivo a sua volta difeso dal centrodestra come modello (e qui la stessa Ue ha subito fatto marcia indietro di fronte all'avanzata della protesta dei trattori, anche sull'uso vasto dei pesticidi e sui processi aziendali).

La Commissione europea ha avviato infatti questa settimana una nuova procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato rispetto degli obblighi sulla qualità dell'aria, evidenziando l'inosservanza della sentenza della Corte di giustizia Ue emessa nel 2020. Bruxelles denuncia che nel 2022 in Italia "ventiquattro zone di qualità dell'aria" presentavano "valori limite giornalieri" di concentrazione dell'inquinamento superiori al consentito e una zona superava i limiti annuali. L'Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere e "colmare le carenze". In assenza di una risposta "soddisfacente", l'esecutivo Ue potrebbe deferirla nuovamente alla Corte. 

È di due giorni fa il via libera finale della Plenaria alla direttiva sulle case green, che si pone l'obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 per il parco immobiliare dell'Unione europea. La direttiva, oggetto di un complesso negoziato tra i Paesi membri e tra le istituzioni comunitarie, è stata approvata con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. Al momento dell'approvazione l'eurodeputato della Lega Angelo Ciocca ha inscenato una lunga protesta con un fischietto da arbitro il cui suono è rimbalzato nell'Aula. La presidente di turno dell'Aula ha chiesto a Ciocca di allontanarsi definendo "deplorevole e senza precedenti" il suo gesto.

I partiti italiani della maggioranza di governo hanno votato contro la direttiva sulle case green approvata oggi in Plenaria all'Eurocamera. Forza Italia, Fdi e Lega hanno infatto votato compatti "no" alla direttiva nonostante in Aula sia approdata una versione più soft, dopo l'intesa tra le istituzioni comunitarie.

Il Ppe, nel voto in Aula, si è spaccato ma più della metà ha seguito le indicazioni positive giunte dalla commissione Industria del Pe. Anche Renew si è divisa in Aula, con una parte minoritaria schierata contro il testo.

Tra le delegazioni italiane a favore della direttiva hanno votato Pd, M5S, Avs e Iv.

L'intesa politica prevede vincoli più soft rispetto alle richieste iniziali della Commissione Ue e andrà ora confermata anche dagli Stati membri a livello ministeriale, prima di essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale Ue ed entrare in vigore entro i successivi venti giorni.

La direttiva stabilisce un percorso verso un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050: dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, dal 2028 per gli edifici pubblici.

Almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell'obiettivo e gli Stati potranno scegliere di applicare esenzioni per gli edifici storici, per gli edifici agricoli, per scopi militari e per quelli utilizzati solo temporaneamente.

Una volta entrata in vigore, i Ventisette avranno due anni di tempo per adeguarsi alla direttiva presentando a Bruxelles un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi.

Ma che cosa prevede la direttiva approvata dalla Ue, col voto contrario delle destre?

Case nuove a emissioni zero. E per tutte le altre requisiti più stringenti di efficienza. La dibattuta svolta dell'Europa sulle emissioni degli edifici pubblici e privati incassa il sì finale del Parlamento europeo. Una direttiva dai vincoli più soft rispetto alla prima proposta di legge presentata da Bruxelles, che concede maggiore flessibilità ai Ventisette per le ristrutturazioni. Ecco i principali elementi del testo licenziato in via definitiva dall'Aula con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. 

* EDIFICI NUOVI - Dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Per quelli di proprietà pubblica la scadenza è fissata al 2028.

* RISTRUTTURAZIONI - Abbandonata l'idea delle classi energetiche armonizzate, almeno il 16% - rispetto al 2020 - degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Una promozione che richiede interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari.

* PANNELLI SOLARI - L'obbligo di installarli riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Dovranno inoltre essere attuate strategie, politiche e misure nazionali per dotare di impianti solari gli edifici residenziali.

* CALDAIE A GAS - I Paesi avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 saranno aboliti tutti i sussidi per le caldaie autonome a combustibili fossili. Previsti anche incentivi per incoraggiare il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da energie rinnovabili. Per esempio, le pompe di calore.

* FLESSIBILITA' - Le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell'obiettivo di efficienza.

* ESENZIONI - I governi potranno esentare gli edifici storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto, gli immobili a uso militare e quelli utilizzati solo temporaneamente.

* ENTRATA IN VIGORE - L'accordo dovrà ora essere confermato dai governi nazionali per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore venti giorni più tardi.

* PIANI NAZIONALI - I Ventisette avranno due anni di tempo per adeguarsi presentando a Bruxelles le loro tabelle di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi di effiencientamento.

* INVESTIMENTI - La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all'anno in più rispetto alle risorse attuali. Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere la svolta: tra questi, il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.

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