Trento / Il caso

La Provincia sfratta il "Bruno" e si va in tribunale. Sinistra italiana: "L'edificio passi al Comune e in affitto al centro sociale"

Battaglia sul destino della frequentata realtà culturale e politica a Piedicastello, dopo l'azione di Patrimonio del Trentino Spa, proprietaria dell'immobile risanato e usato in comodato da anni per molte iniziative pubbliche. I volontari non demordono e di fronte alla paventata necessità di abbattere lo stabile replicano: «Ci pare una ritorsione per la nostra attività politica e sociale»

IL TEMA «Il centro Bruno è un antidoto alla disgregazione sociale»
POLITICI Un anno fa la Lega premeva già per lo sgombero del Bruno
REPLICA "La richiesta di sgombero è solo propaganda, noi restiamo"
STORIA Nel 2006 la nascita del centro nella prima sede di via Dogana

TRENTO. «Il Bruno non si caccia». Lo slogan è vecchio di qualche anno, circa cinque, ma è tornato di attualità. Patrimonio del Trentino Spa, infatti, ha inviato al Centro sociale di Piedicastello una lettera: «Sfratto immediato», è il succo del messaggio. Per gli attivisti non è una novità: già nel 2018, l'allora presidente Ugo Rossi aveva deciso di scindere unilateralmente il contratto di comodato d'uso della struttura.

Ci fu una forte risposta degli attivisti, cambiò il governo e tutto rimase in sospeso.

«Ora è arrivata una nuova intimazione di sfratto - spiega una delle portavoce del Centro sociale, Anna Irma Battino - e la novità è che hanno usato un metodo più tecnico-burocratico e meno politico, intimando lo sfratto in tribunale, come succede a tante famiglie che stiamo difendendo. Si sono inventati di un abbattimento dello stabile per farci passare una strada d'accesso in mezzo all'attuale distesa di parcheggi. Ma per tutto ciò non esiste un progetto definitivo o uno stanziamento di risorse o una tempistica ufficiale. Ci pare una farsa, un vero e proprio mezzuccio, una ritorsione per la nostra attività politica e sociale. D'altra parte noi abbiamo sempre denunciato le politiche razziste e classiste di questo governo, che ha tagliato il welfare, i servizi di accoglienza, i percorsi scolastici».

Mercoledì mattina i rappresentanti del Bruno si sono presentati in tribunale, davanti alla giudice amministrativa, insieme alla loro avvocata Stefania Franchini, mentre per Patrimonio del Trentino c'era il legale Lorenzo Eccher.

«C'è stata la prima udienza su questa lettera di sfratto. Uno sfratto su un comodato d'uso, quindi una questione molto tecnica. La giudice si è riservata di decidere, sapremo qualcosa tra qualche giorno».

Nel denunciare la lettera di sfratto, più che lanciare accuse il Centro sociale ha deciso di puntare su ciò che è stato, che è e che sarà fatto dagli attivisti. Che sono tanti, tantissimi: con un rapido calcolo si può dire che ben più di mille persone hanno avuto a che fare col Bruno solamente l'anno scorso. Ospiti "occasionali", che magari sono andati a Piedicastello per un concerto, una presentazione o uno spettacolo.

Oppure amici "fissi", come le oltre trecento persone aiutate dello Sportello Casa per tutti o le altrettante che hanno frequentato i corsi di italiano. E ancora gli studenti del Coordinamento, i trentini che si sono rivolti alla Ciclofficina o ai Gruppi di acquisto solidale. Tutto questo per sottolineare come quella casa di Piedicastello sia divent Brunoata un punto di riferimento sociale e politico importante.

E che il Centro sia parte integrante della città lo dice anche l'insospettabile e di certo non schierata politicamente Lonely Planet. La guida più famosa del mondo, infatti, nella sezione "Divertimenti" a Trento inserisce un'unica voce. Il Cs Bruno. «Un luogo di aggregazione, divertimento, approfondimento ed evasione. Se non volete impegnarvi troppo studiando le problematiche del territorio o del Chiapas, potete anche passare per una serata "chill out e birrette". Tenete d'occhio sito e social per rimanere aggiornati», scrive la Lonely.

Insomma, chi superficialmente e ideologicamente vedee nel Bruno solo un "ritrovo di comunisti", forse è fuori strada. Il Bruno è molto di più.

Durante la conferenza stampa Tommaso Baldo, Nicola Guarino, Filippo Zuin e Chiara Liberti, oltre ai tanti giovani presenti in sala, lo ribadiscono raccontando le loro esperienze, l'impegno, la voglia di andare avanti in uno stabile che hanno interamente restaurato e recuperato e che tengono vivo. «Non abbiamo alcuna intenzione di andarcene. Il Bruno non si caccia», concludono.

Sul tema interviene anche l'assemblea provinciale di Sinistra italiana, che difende il centro sociale e il suo ruolo in città.

Il “Bruno”, ricorda il partito, si trova nel mezzo del progetto di riqualificazione dell’area destra Adige ed ex Italcementi inteso, dalla precedente amministrazione comunale di Trento, come una specie di risarcimento per un quartiere che aveva subito l’impatto pesante della fabbrica prima e della tangenziale poi.

"Una sfida ambientale - scrive l'assemblea di Si - in termini di sostenibilità abitativa e di mobilità, secondo un percorso culturale integrato, nel verde, lungo il fiume, che potesse mettere in rete tutti i siti di interesse culturale e museale.

Avevamo sostenuto allora che, dentro la volontà espressa in consiglio comunale di realizzare in zona destra d’Adige un ambiente modello anche per future riqualificazioni urbane, il centro sociale Bruno dovesse godere di una clausola di salvaguardia per gli aspetti sociali e culturali che caratterizzavano la sua presenza nel quartiere:

 - innumerevole attività umanitarie, dai corsi di lingua italiana all'orto solidale;

 - laboratori di estremo interesse come l'officina delle biciclette (per citarne solo una);

 - eventi culturali di rilevo e di grande richiamo;

 - presenza rassicurante in quanto presidio per la solidarietà e la difesa dei diritti sociali e civili;

 - restauro e riqualificazione di un edifico e delle sue pertinenze, ridando dignità e assegnando una funzione sociale importante e significativa ad una zona totalmente abbandonata e degradata.

Chiedevamo allora, anche con un’interrogazione del consiglio circoscrizionale Csp, e chiediamo ora, nuovamente, alla giunta e al sindaco se vogliono e possono contribuire alla salvaguardia del centro sociale Bruno, valutando la possibilità di acquisire la proprietà, che attualmente è di Patrimonio del Trentino, magari tramite una permuta con altri terreni, e, una volta acquisiti terreno ed edificio, per dare continuità alla presenza del centro sociale nel nuovo quartiere che sorgerà, concedere il diritto di superficie per 25 o più anni oppure affittare al Bruno edificio e area per una cifra mensile esclusivamente simbolica", conclude Sinistra italiana.

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