Società / Il problema

Ritirati sociali, allarme in Trentino 50 nuovi casi all'anno: “Sempre più giovani isolati”

La diffusione del fenomeno è uniforme: si stima che in Italia riguardi 45mila studenti, con altri 20mila soggetti a rischio. Qualsiasi intervento nei loro confronti è molto  complesso, delicato e trovare la chiave per permettere a chi vive questo problema di superarlo non è agevole

CRISI Il grido di una mamma: «Mio figlio è depresso e io mi sento lasciata sola»
DATI Un ragazzo su 4 ha sintomi di depressione da post pandemia
STUDIO Gli effetti sociali della pandemia: anziani e giovani i più colpiti
TRENTINO La sofferenza degli adolescenti: isolamento e rischio di depressione
ITALIA Il 31% dei maggiorenni vive una situazione di stress psicologico

di Leonardo Pontalti

TRENTO. Rinchiudersi in casa, compromettendo non solo la sfera delle proprie relazioni, ma anche la crescita personale, a causa dell'inevitabile abbandono di percorsi scolastici o lavorativi. È il problema del ritiro sociale, il mondo degli hikikomori, come si definiscono i giovani colpiti dal fenomeno mutuando il termine dal Giappone, terra dove il problema è profondo. In Trentino la questione tocca decine di giovani, sia nei centri principali che nelle valli: le nuove richieste di aiuto ogni anno sono 50.

In Alto Adige i casi censiti sono oltre 600 e i numeri trentini non dovrebbero essere troppo diversi. Del resto la diffusione del fenomeno è uniforme: si stima che in Italia riguardi 45mila studenti, con altri 20mila soggetti a rischio. Qualsiasi intervento nei loro confronti è particolarmente complesso, delicato e trovare la chiave per permettere a chi vive questo problema di superarlo non è agevole.

Un compito che cerca da anni di assumersi Ama, l'Associazione auto mutuo aiuto di Trento, che ha concluso da poco un percorso di reintroduzione sociale, "Punto verde a capo" curato assieme a CiEffe, realtà trentina attiva nella formazione e nella promozione di percorsi inclusivi che ha permesso a sei giovani di diventare operatore del verde con la possibilità di trovare impiego in molteplici ambiti privati e pubblici che a vario titolo si occupano di produzione agricola, coltivazione florovivaistica.

Posto che si tratta di un fenomeno quantomai complesso, i risultati sono incoraggianti: sono stati illustrati nel corso di "Ritiri sociali. Hikikomori, neet, drop out scolastico", convegno tenutosi nei giorni scorsi a Trento. "Punto verde a capo" ha coinvolto una decina di ragazze e ragazzi tra i 18 e i 30 anni, riuscendo a far riallacciare loro i propri legami sociali: «Dopo la proposta di percorso, su dieci coinvolti, a portarlo a termine sono stati in sette ed è un ottimo risultato», ha spiegato una delle curatrici del progetto da parte di CiEffe, Loreley Maurina: «Anche perché si è trattato di un cammino intrapreso nell'ottobre 2022, lungo, nel quale mettersi in gioco per i partecipanti è stata una sfida continua, vinta grazie alla loro determinazione con cui hanno superato i momenti di difficoltà».

Con l'aiuto di specialisti, il sostegno dei familiari e di un gruppo di peer educator, coetanei che offrono sostegno in chat ai ragazzi (che spesso passano la maggior parte del loro tempo proprio ad astrarsi al pc) a volte si riesce a far "cadere il muro", conferma la psicologa e psicoterapeuta di Ama Giulia Tomasi: «Il percorso non è stato facile ma i risultati sono incoraggianti. L'esperienza di Punto verde a capo" ci sprona a proseguire in questo nostro impegno, non solo a favore di ragazze e ragazzi ma anche dei loro familiari».

La chiave per superare l'isolamento sociale risiede infatti, quasi sempre, nella capacità di chiedere aiuto da parte delle persone vicine agli hikikomori: «Il nostro sforzo fin dal 2016 è teso a creare gruppi di mutuo aiuto per i genitori: attualmente ne abbiamo attivati tre, con una decina di partecipanti ciascuno. E ogni anno veniamo contattati mediamente da una cinquantina di famiglie».

Fra l'altro, la pandemia non ha certo contribuito a migliorare il quadro della situazione anche se, spiega Tomasi, «paradossalmente abbiamo notato che in base ai dati nazionali sui Neet - i giovani tra i 15 e i 19 anni che non studiano né lavorano - la situazione nel 2019 era peggiore rispetto a quella che abbiamo adesso. Segno che conforta e che conferma come il condividere un problema (in questo caso per i ritirati sociali, l'essersi ritrovati a condividere limitazioni anche con gli altri) porti spesso a un suo più agevole superamento».

Sempre sul tema del ritiro sociale, l'impegno di Ama si concretizzerà a breve anche attraverso un altro momento di confronto: a inizio dicembre al Muse si terrà infatti "Le nuove solitudini", convegno nazionale su rischi e potenzialità dei videogiochi organizzato a Trento proprio dall'associazione mutuo aiuto.

comments powered by Disqus