Sanità / Il problema

Ortopedie: tanti pazienti, poco personale. A Cavalese sale operatorie con orario ridotto

In vista della stagione estiva i pronto soccorso degli ospedali di valle sono pronti all'assalto. A sottolineare la questione sono stati i consiglieri Paola Demagri e Michele Dallapiccola che hanno presentato un'interrogazione in consiglio provinciale, che ha ricevuto risposta da parte dell'assessora Segnana

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di Patrizia Todesco

CAVALESE.  La stagione estiva è alle porte e soprattutto i pronto soccorso degli ospedali di valle sono pronti all'assalto. Le "armi" con cui i reparti sono pronti ad accogliere sia i residenti, ma soprattutto i tanti turisti che in estate affollano laghi e montagne trentine, è però diverso da sede a sede. A sottolineare la questione, che evidentemente qualche malumore tra gli operatori ha suscitato, sono stati i consiglieri Paola Demagri e Michele Dallapiccola che hanno presentato un'interrogazione in consiglio provinciale. Interrogazione a cui hanno ricevuto una risposta da parte dell'assessora Segnana.

I problemi, però, sembrano essere rimasti. «C'è la questione degli ortopedici in Pronto soccorso - spiega Paola Demagri - A Cles in particolare, dal reparto si devono staccare i medici del reparto quando sono disponibili oppure i pazienti devono attendere che finiscano le sedute operatorie. Il pronto soccorso meriterebbe invece personale ortopedico dedicato. Ci sono inoltre due ambulatori nuovi attrezzati mai utilizzati per assenza di personale medico e infermieristico». Discorso a parte per Tione dove, sempre secondo la consigliera, ci sarebbe una discrepanza tra numero di ortopedici e produttività legata ad una diminuzione di pazienti.

«Nonostante questo, concedono i gettonisti per il periodo estivo e invernale. Tanto è che gli ortopedici degli ospedali che hanno lista d'attesa utilizzano le sale operatorie libere. Tione lo eleggerei come modello esemplare del fallimento delle politiche sanitarie di questo assessorato, guidato da una dirigenza distante anni luce dal concetto universalistico». Il problema - secondo la consigliera - è che le risorse non sarebbero assegnate in base agli effettivi bisogni.

Discorso diverso per Cavalese dove il lavoro non manca tanto che da inizio gennaio e fine marzo sono stati oltre 6000 gli accessi in pronto soccorso e non mancherà il lavoro nemmeno in estate visto che gli operatori hanno già annunciato alberghi pieni fino a settembre. «Qui ci sono i medici gettonisti a coprire i turni al pronto soccorso ortopedico, anche se la nostra richiesta è di stabilizzarli» - spiega la consigliera Demagri. Eppure, nonostante la presenza di un buon organico in ortopedia (direttore e cinque medici) e la copertura dei turni in ps da parte di ortopedici libero professionisti, è stato annunciato che - a causa della mancanza di infermieri e strumentisti - a partire da giugno il blocco delle sale operatorie, per la prima volta, chiuderà alle 14 e, come avviene da anni, rimarranno chiuse nel fine settimana. Con l'orario ridotto saranno sacrificate molte sedute operatorie di interventi programmati il cui numero, in estate, sarà praticamente dimezzato.

Un problema non da poco per l'ortopedia di Cavalese che da sempre, grazie al primario Marco Molinari, attrae pazienti da tutto il Trentino. Pazienti che, in caso di allungamento delle liste d'attesa, potrebbero però finire per rivolgersi fuori provincia con conseguente aumento della mobilità passiva. C'è poi il discorso del robot per la protesica articolare. Apparecchiatura che nel 2018 e 2019 era stata portata a Cavalese dove era stata utilizzata per alcuni interventi. Poi l'acquisto era stato promesso ma non perfezionato.

Ora si parla che quando il robot arriverà, non sarà posizionato in una sede, ma ruoterà. «Si tratta di un apparecchio molto sofisticato, che deve essere utilizzato da personale preparato a questo e che non può essere spostato da una sede all'altra come un qualsiasi altro oggetto. La dislocazione su più sedi credo piuttosto risponda a dare un "contentino" a quelli che chiamano i "territori" ma senza comprendere il pieno senso clinico che tale dotazione sottende e richiede». Vi è poi da considerare il fattore "personale": in questo momento, di carenza di personale sia medico che infermieristico, un apparecchio così costoso e che ha bisogno di una certa organizzazione rischierebbe di essere poco utilizzato. P.T.

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