Trento / L'opera

Bypass ferroviario, in via Brennero arriva la nuova trivella: la polizia presidia

Altro passo verso il cantiere della contestata circonvallazione, nell'area in cui è previsto anche lo scavo per il lungo tunnel sotto la Marzola che spunterà a Mattarello. Nei prossimi giorni il via alle demolizioni degli edifici da "sacrificare". Intanto, la mega gara d'appalto finisce in Procura: esposto presentato dal comitato No Tav

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TRENTO. Questa mattina, 27 aprile, una nuova trivella è stata posizionata nel cantiere preliminare per la contestata circonvallazione ferroviaria di Trento.

Si trova all'inizio di via Brennero, non lontano dal negozio Pittarello, ed è presidiata dalla polizia.

In questa zona, in particolare in via Malvasia, per fare spazio al cantiere è programmato anche l'abbattimento di una serie di edifici, privati e commerciali, che dovrebbe cominciare fra pochi giorni.

Sempre qui, si susseguono ormai da tempo le manifestazioni di denuncia messe in atto dai comitati che criticano il progetto del'lalta velocità e capacità ferroviaria.

Bypass ferroviario: nel cantiere di via Brennero arriva la prima trivella, presidiata dalla polizia

Sta per entrare nel vivo dei lavori il cantiere in via di predisposizione a Trento, in via Brennero, per la realizzazione del y pass ferroviario. È stata infatti posizionata una prima trivella, adeguatamente presidiata dalle forze dell’ordine.

Intanto, la mega gara d'appalto per la circonvallazione ferroviaria finisce in Procura.

A portarcela, con un esposto presentato dagli avvocati Vanni Ceola e Marc Cianci, è il comitato No Tav. Che all'ufficio inquirente chiede di verificare alcuni profili dubbi - a loro parere - riguardo all'appalto che si è concluso con l'affidamento ai lavori al consorzio guidato da Webuild e che, per altro, tra un paio di settimane inizierà i lavori preliminari.

Secondo loro - questo il concetto di fondo - ci sono profili dubbi per lo meno rispetto ad un'ipotesi di turbativa d'asta. E su questa fattispecie chiedono alla procura se non ritenga necessario fare qualche accertamento.Qualche premessa è d'obbligo.

Il tema è quello del bypass ferroviario, il nuovo tracciato che Rfi e Italferr intendono realizzare dedicato al trasporto merci, per bypassare appunto la città di Trento, quando sarà potenziato il servizio.

Provincia e Comune approvano, anche perché vedono in questo il primo necessario passo per il futuro interramento della linea storica in corrispondenza con il centro città. Una serie di Comitati contestano l'opera: qualcuno non approva il tracciato, qualcun altro è per l'opzione zero, non vuole proprio il bypass.

Ora, tutti insieme, hanno messo nel mirino la gara d'appalto conclusa qualche mese fa (tra un paio di settimane dovrebbero iniziare le prime demolizioni). Una gara, evidenziano, che mostrerebbe più di un dettaglio che merita approfondimento.

Tre in particolare gli aspetti contestati, che vengono evidenziati alla Procura perché si valuti che ci sono profili penali in particolare per l'ipotesi di turbativa d'asta: l'assenza di trasparenza e di informazioni dettagliate dei diversi passaggi della procedura, la determinazione del prezzo e la composizione delle cordate partecipanti.

Quanto all'assenza di trasparenza, il Comitato evidenzia come tutte le fasi della gara non siano state rese pubbliche: dalla composizione della commissione, ai passaggi della gara resi noti solo ai partecipanti, dall'ordine di aggiudicazione tra le cordate al punteggio ottenuto. In un contesto si informazioni ritenute non sufficienti, si inserisce la questione del prezzo: la base di gara era di 985 milioni di euro, mentre in una conferenza stampa la stessa commissaria Paola Firmi aveva parlato di lavori per 1.270 milioni.

Su questa differenza il Comitato evidenzia il pericolo che Rfi «potrebbe trovare il modo di mettere a disposizione dei vincitori la significativa differenza tra le due cifre».

E qui il Comitato No Tav chiede una verifica circa l'ipotesi di turbativa, perché si ipotizza la possibilità che i concorrenti sapessero dei fondi a disposizione.

Infine, il Comitato No Tav mette nel mirino la composizione societaria delle aziende inserite nelle cordate partecipanti.

Cassa Depositi e Prestiti ha una partecipazione in due cordate, ma soprattutto, chiarisce il comitato, ci sarebbero «intrecci non consentiti e con soggetti concorrenti che hanno partecipato alla predisposizione della documentazione usata per predisporre il bando di gara».Fin qui i dubbi dei No Tav, che hanno inviato l'esposto non solo in procura, ma anche all'Anac, ai commissari europei preposti al controllo del Recovery Plan.

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