Solidarietà / La storia

Guarita dal cancro, la piccola Nara a sei anni regala i capelli per una parrucca

La bimba, che abita in Valsugana, è stata curata per due malattie gravi, e ora vuole donare un sorriso a chi soffre: «Sono stata ammalata anch'io, spero di essere d'aiuto a qualcuno»

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di Patrizia Todesco

TRENTO. A sei anni ha deciso di donare trenta centimetri dei suoi capelli ad un'associazione che ne farà parrucche da donare ai pazienti oncologici. Il motivo? Far tornare il sorriso a chi soffre, a chi si ritrova senza capelli in seguito a cure chemioterapiche.

Protagonista Nara, una bambina della Valsugana che conosce da vicino cosa vuol dire avere a che fare con cure debilitanti, che minano il corpo e la mente.

Quando non aveva nemmeno due anni, infatti, a questa piccola è stata diagnosticata una leucemia prima e quando la battaglia sembrava finita, un tumore alla gola.

Ora, dopo anni di cure e conseguente perdita dei capelli, finalmente Nara sta bene.

Il dolore e la malattia tolgono tanto, ma spesso sono generosi nel regalare a chi li ha provati una sensibilità che spesso non ha uguali. Nara ne è l'esempio. È stata lei ad insistere con la sua mamma per tagliarsi i capelli che dal momento che le cure si sono interrotte sono cresciuti belli e forti.

«A dire il vero li voleva tagliare ancora più corti», racconta la donna. Così, approfittando di un giorno di vacanza da scuola, la piccola si è rivolta alla sua parrucchiera di fiducia. Fatta la treccia da donare, la professionista ha proceduto al taglio.

«Dopo che aveva perso i capelli da piccola - racconta la mamma - per anni aveva voluto farli crescere e tenerli lunghi. In realtà a lei essere rimasta calva non era pesato particolarmente. Era così piccola che i capelli che aveva erano pochi e comunque non si era resa conto fino in fondo del fatto che li aveva persi del tutto. Partecipando ad incontri e parlando con le persone, però, ha capito che quello dei capelli poteva essere un problema e ha voluto fare qualcosa per gli altri. Abbiamo visto che l'iniziativa Diamoci un taglio è stata sospesa a Trento e anche nel resto d'Italia e così ho contattato un'altra associazione, "La cura sono io"».

Alla treccia la piccola ha voluto allegare anche un messaggio scritto di suoi pugno: «Ciao sono Nara, voglio regalarvi i miei capelli per fare una parrucca. Sono stata ammalata anch'io, spero di essere d'aiuto a qualcuno».

Un messaggio che va dritto al cuore, che fa emergere la bontà d'animo e la sensibilità di questa piccola che avendo vissuto sulla propria pelle le fatiche della malattia ora vuole contribuire ad alleviare le sofferenze di altri.

Da anni ci sono associazioni che si adoperano per raccogliere capelli con i quali realizzare parrucche per donne che, in seguito a trattamenti antitumorali, hanno come conseguenza la caduta dei capelli. Nel sito dell'associazione è specificato che tutti possono donare i propri capelli, che questi possono essere spediti per posta rispettando però una serie di prescrizioni.

Vengono accettati capelli, anche grigi, non trattati oppure trattati con tinta o permanente non decoloranti.I capelli, puliti e asciutti, dovranno essere raccolti in una treccia della lunghezza minima di 30 centimetri. Alla persona che ha donato i propri capelli, verrà inviato un certificato di donazione, per questo motivo vi consigliamo di inserire all'interno della busta la vostra email e il nome del donatore.

Ma perché è importante per le donne che si sottopongono a cure invasive, poter avere una parrucca se ne sentono il bisogno?

«La caduta dei capelli - spiegano gli esperti - è vissuta come una diminuzione di bellezza e sensualità e questo interferisce con la propria individualità e personalità, inoltre induce un cambiamento dell'immagine corporea e del concetto che la persona ha di sé».

Se per gli uomini il problema si ponte meno perché è più frequente incontrare esponenti di sesso maschile di ogni età senza capelli o con capelli rasati a zero, diverso è per le donne per le quali la perdita dei capelli rappresenta una sorta di momentanea menomazione.

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