Immobili / Gli atti

Da Vasco al canile, i conti non tornano: la Provincia chiede a Trento un milione di euro

Lo scambio prevede la cessione dello scalo di Roncafort in risposta all’ex Atesina e alla struttura per i cani. Sorpresa per le stime, Franzoia: «Pensavamo di essere a credito». A questi valori, impossibile un accordo tra Fugatti e Ianeselli

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e la scuola di medicina di via monte Baldo»

di Domenico Sartori

TRENTO. Al dunque, va a finire come si poteva facilmente prevedere: il rocker di Zocca che suo malgrado diventa "urbanista". Il mega concerto di Vasco Rossi del 20 maggio 2022, imposto dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti e subìto dal sindaco Franco Ianeselli, predetermina il futuro dell'area San Vincenzo.

L'infrastrutturazione del lotto e la collocazione centrale del palco ne compromettono la destinazione. In barba alla programmazione urbanistica (area sportiva e ricreativa, recita il Prg) che è, dovrebbe essere, in capo al Comune. C'è una questione, rilevante, che riguarda la disposizione di spazi e funzioni sui 26,4 ettari dell'area di proprietà provinciale.

E ce n'è una seconda che concerne la complessa partita di permute immobiliari tra Provincia e Comune di Trento, irrisolta da più di ventiquattro anni. Ecco, né sull'una, né sull'altra, Fugatti e Ianeselli riescono a mettersi d'accordo. Ulteriore complicazione: è anche una questione di soldi, di dare e avere, di conti che non tornano. Così, a sorpresa, al posto dei decibel del Blasco, entrano in scena i guaiti dei quattro zampe accolti nel canile della Vela.

Area San Vincenzo fuori permuta. San Vincenzo sarebbe dovuta essere uno dei tasselli del puzzle immobiliare. Di permute si parla e si scrive (con impegni nero su bianco) dal 1998. All'epoca, era una partita a tre: Provincia, Comune e Ferrovie dello Stato. Prevedeva, tra l'altro, che il Comune cedesse alle Ferrovie l'area di circa 10 ettari per il nuovo scalo di Roncafort ed in cambio ricevesse l'area dell'ex Scalo Filzi di via Brennero.

Le cose sono nel tempo cambiate. Rfi-Ferrovie ha deciso di tenersi l'ex Scalo Filzi, strategico per la realizzazione della nuova circonvallazione ferroviaria di Trento, e si è quindi sfilata dalla convenzione. Al suo posto, ora c'è la Provincia.

La delibera della giunta comunale del 14 dicembre 2020 (Ianeselli era da pochi mesi nuovo sindaco) prende atto della modifica della convenzione originaria del 30 settembre 1998, «in modo» vi si legge «da trasferire le aree e i beni in oggetto della stessa, anche attraverso il subentro della Provincia autonoma di Trento nella posizione di Rfi, ottenendo in contropartita, in luogo dell'ex Scalo Filzi, altri immobili di interesse dell'Amministrazione quali l'area ex Atesina di via Marconi, l'area ex Arcese di Ravina e parte delle aree ubicate in località S. Vincenzo a Mattarello».

Il mandato alla giunta era quello di negoziare e definire anche contabilmente le partite patrimoniali. Dopo più di due anni, un nulla di fatto. Tanto che il Comune ha intanto ceduto in concessione alla Provincia i quasi 10 ettari di Roncafort, che la stessa ha infrastrutturato (armamento ferroviario e opere civili).

Espulsa dal negoziato, è stata l'area ex Arcese. E pure San Vincenzo. Qui, appunto, c'entrano Vasco e la decisione della Provincia, che ne è proprietaria, di farne una music arena. In mezzo, palco e area concerto; a sud, verso Mattarello, i due campi per il Calcio Trento; a nord, verso la concessionaria Dorigoni, un grande parcheggio: è lo schema di Fugatti.

Dov'è il problema? Sta nel fatto che il Comune, che mette a disposizione della Provincia il "Trentinello" (22.500 m2) delle Ghiaie per ampliare l'area del nuovo ospedale, pensava, su parte del lotto di San Vincenzo, di trovare spazio per i campi da softball e da cricket, per le biciclette, con del verde "ricreativo". Avrebbe un senso, urbanistico e funzionale, che l'area sportiva fosse un tutt'uno, quanto meno collegata. La music arena, però, ha complicato tutto e gelato le aspettative del Comune. Così, al posto di San Vincenzo, nella permuta è finito il canile della Vela.

Troppi milioni che ballano. Quanto ai valori in gioco, i conti tra Provincia e Comune proprio non tornano. Valori, ovviamente, attualizzati. Per dire, i 4,5 ettari dell'ex Scalo Filzi che sarebbero dovuti passare al Comune, valevano 38 miliardi delle vecchi lire, e i 10 ettari di Roncafort una decina.

La stima aggiornata fatta dai tecnici dalla Provincia, stima che ha ottenuto il parere positivo del Cta (Comitato tecnico amministrativo dei lavori pubblici e della protezione civile), fissa in 15,522 milioni di euro il valore dell'ex Atesina (17.900 m2), compresi costi di costruzione, valore terreno, oneri finanziari e prezzi aggiornati, e in 1,532 milioni il valore del canile (7.500 m2).

Sono i due immobili che il Comune otterrebbe in cambio degli oltre 94 mila m2 dello scalo do Roncafort. Che però, ecco il punto, sono stimati 15,988 milioni. La sostanza è che il Comune è a debito per 1,066 milioni. Lunedì scorso, la stima è stata trasmessa dalla Provincia al Comune, dove, dire che sono rimasti basiti, è dire poco.

Lo spiega Mariachiara Franzoia, assessora al bilancio e al patrimonio: «Per la Provincia, c'è un delta di 1 milione di euro a nostro carico, quando invece noi diciamo che siamo a credito per 3-4 milioni. Con questi valori, un accordo negoziale non può essere chiuso. I nostri tecnici sono al lavoro per valutare i dettagli della stima. Hanno attualizzato anche i costi sopportati dalla Provincia per realizzare i binari e l'armamento ferroviario dello scalo».

Immobile ex Atesina e canile sono in realtà di proprietà di Trentino Trasporti spa, partecipata anche dal Comune di Trento. La spa dovrebbe cederli prima alla Provincia, che poi li darebbe in permuta al Comune. «Il canile» dice Franzoia «lo ha realizzato il Comune con contributo della Provincia, ma è a servizio non solo della città. Ora, la Provincia ci addebita anche i costi di costruzione».

Altro elemento critico: «Per i nuovi alloggi a canone moderato di via dei Tigli, dove sono previsti anche una piazza pubblica ed una biblioteca, Itea» aggiunge Franzoia «chiede al Comune 2 milioni di euro per il caro materiali. È un intervento che compete alla Provincia, e noi 2 milioni non li abbiamo. Serve una valutazione insieme tecnica e politica: o la Provincia ci viene incontro su via dei Tigli o altre partite, o è difficile definire le permute».

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