Rovereto / Il lutto

Il tragico incidente di Chiara Santoli, dalla Federazione Ordini veterinari un invito a riflettere sulla sicurezza

La vicepresidente della Fnovi, Daniela Mulas, interviene dopo la morte sul lavoro della giovane professionista roveretana, uccisa da un bovino durante una visita in una fattoria a Verona

LA TRAGEDIA Colpita da una mucca nella stalla
L'ADDIO Una folla commossa per l'ultimo abbraccio a Chiara

TRENTO. La morte della giovane veterinaria roveretana Chiara Santoli ha commosso profondamente anche i colleghi del resto d'Italia.

Daniela Mulas, vicepresidente della Federazione nazionale Ordini veterinari italiani, interviene sul tema sicurezza, dopo la tragedia di Chiara Santoli, che ha perso la vita giovedì scorso in un incidente sul lavoro a Custoza, in provincia di Verona.

Chiara, 24 anni, dall'inizio di quest'anno aveva cominciato a lavorare sul campo, dopo la laurea in medicina veterinaria conseguita a Padova.

Giovedì mattina, nella fattoria veronese, è stata colpita da uno scatto di una mucca che stava visitando e i traumi subiti nel box della stalla si sono rivelati purtroppo fatali.

Una tragedia che ha lasciato sgomenta e profondamente addolorato l'intera comunità roveretana.

Rovereto, una folla in lacrime dà l'ultimo saluto alla giovane veterinaria Chiara Santoli

La comunità roveretana, sabato 5 novembre, si è stretta alla famiglia di Chiara Santoli, per l'ultimo, commosso abbraccio alla veterinaria di appena 24 anni morta in un incidente in stalla, giovedì mattina, a Custoza, nel Veronese

La numero due della Fnovi richiama l'attenzioe sulle tematiche della sicurezza sul lavoro.

"Il percorso per diventare medici veterinari - scrive Mulas nel sito della Federazione - è lungo, faticoso e al tempo stesso emozionante e ricco di esperienze positive. La laurea è solo il primo passo che ci conferisce un titolo accademico a partire dal quale inizia un durevole e impegnativo viaggio che ci conduce ad essere medici veterinari.

La nostra professione con le sue tante sfaccettature ci permette di avere un ruolo attivo nella società civile, parti di un insieme che per funzionare ha bisogno dell’agire di tutti.

Tutti noi ci occupiamo della salute dell’uomo ma lo facciamo in modo diverso, ognuno con la sua sensibilità e guidati dalla consapevolezza che il nostro operare quotidiano può fare la differenza nella prevenzione delle malattie, nel garantire la sicurezza degli alimenti, nella lotta alle zoonosi, nella salvaguardia dell’ambiente e degli ecosistemi.

L’allevamento, le industrie alimentari, i laboratori, gli ambulatori, le abitazioni private, le Università, le scuole sono i nostri luoghi di lavoro e in questi luoghi entriamo in contatto con le persone, con gli animali e con l’ambiente e ogni giorno mettiamo in atto il modello di salute unica.

Purtroppo, la nostra professione a volte comporta difficoltà e pericoli che causano conseguenze delle quali mai vorremmo leggere sui quotidiani, ascoltare per radio o vedere in TV. È necessaria un’attenta riflessione su alcune modalità di lavoro in un dibattito allargato che coinvolga tutto il mondo professionale, la società, i decisori politici affinché l’insicurezza non sia più un’opzione disponibile. Anche una sola vita persa è inaccettabile.

E la dimensione del dramma si recupera se dietro i numeri si guardano le storie delle persone.

È necessario l’impegno di tutti per costruire una cultura della sicurezza che fondi su una rete di responsabilità condivise, chiarendo i ruoli e rafforzando l'attività ispettiva.

Chiara, non ti sei limitata a tenerlo relegato nel cassetto, ma hai deciso di tirarlo fuori impiegando tempo, energie, impegno, speranze e una grande dose di coraggio per renderlo reale. Nonostante tutto questo, il tuo sforzo non è bastato", conclude Mulas.

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