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Enoturismo, futuro del vino, ruolo dei giovani imprenditori: i percorsi di Trentodoc

Oggi, domenica 9 ottobre, l'ultima giornata della grande kermesse: in programma diversi appuntamenti, fra i quali gli incontri con la ballerina Luciana Savignano e con la cantautrice Malika Ayane

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TRENTO. Oggi altra giornata ricca di eventi al festival Trentodoc, in corso nel capoluogo da venerdì. La tre giorni dedicata al vino offre opportunità di conoscenza e di confronto, testimonianze sulle buone pratiche agricole e molto altro, accanto a momenti dedicati agli incontri con i produttori e alle degustazioni.

Obiettivo, valorizzare le bollicine di montagna, anche nell'ottica di un ruolo crescente dell'enoturismo in provincia.

Fra gli eventi in programma oggi, domenica 9 ottobre, a palazzo Geremia, "La danza è magia" con la ballerina Luciana Savignano,alle 12, seguito da "L'eleganza frizzante", con la cantautrice Malika Ayane, alle 16.

A parlare di passaggio generazionale e nuove sfide di mercato ieri sono stati Vittorio Frescobaldi, attuale export manager di Cru et Domaines de France e futura guida di una delle nobili realtà vinicole più famose d'Italia, Riccardo Pasqua, ceo di Pasqua Vigneti e Cantine, Carlo Moser di Cantina Moser e Daniele Endrici, quinta generazione di Cantine Endrizzi.

Carlo Moser, titolare insieme al cugino Matteo di Cantina Moser, è la seconda generazione dell'azienda fondata dal padre di Carlo, Francesco, campione del ciclismo mondiale.

"Mio padre Francesco - ha raccontato - ha fondato la nostra azienda nel 1979, e nel 2005 c'è stato l'ingresso di mia sorella e mio cugino mentre io sono arrivato nel 2011. Negoziare con mio padre su temi come gli investimenti e le scelte strategiche da fare in azienda non è facile, ma quel che è certo è che oggi le nostre etichette sono riconosciute per il nostro lavoro".

Vittorio Frescobaldi, ultima generazione di una delle realtà vinicole più blasonate d'Italia, oggi è l'export manager di Cru et Domaines de France, realtà che fa parte del gruppo Les Grands Chais de France, proprietaria di oltre 70 Domaines francesi e di numerose altre cantine nel mondo, per un fatturato globale di 1,2 miliardi di euro.

"Io - ha raccontato - sarò la 31ma generazione che lavorerà nell'azienda di famiglia. La mia esperienza di Bordeaux mi ha aperto molto la mente sulla qualità e con Les Grands Chais de France ho avuto l'opportunità di assaggiare moltissimi vini per avere un panorama estremamente variegato". Parla di "convivenza generazionale" più che di passaggio generazionale Daniele Endrici, quinta generazione di Cantine Endrizzi assieme alla sorella Lisa. "Non possiamo parlare di staffetta in azienda, perché i nostri genitori sono ancora attivissimi, per questo parliamo di convivenza e non di passaggio generazionale. In questo momento stiamo vivendo un momento molto dinamico, animato da molti progetti".

Si è parlato anche della crescita del biologico, ieri, in uno degli incontri del festival cui ha partecipato anche l'assessora al'lagricoltura, Giulia Zanotelli.

Tra i primi a sposare la viticoltura biologica in Trentino c’è una delle più prestigiose cantine spumantistiche d’Italia, Maso Martis, guidata da Roberta Giuriali assieme al marito Antonio Stelzer.

«Negli anni Novanta si parlava pochissimo di biologico, ma fin da subito abbiamo deciso di fare qualcosa di più rispettoso per l’ambiente e, anziché adattare alle nostre esigenze la viticoltura, abbiamo pensato di fare il contrario – spiega Giuriali -. Abbiamo lavorato sul diserbo, abbiamo messo mano alla pergola trentina a favore dell’allevamento a guyot, abbiamo introdotto il sovescio e tante altre piccole attenzioni che oggi ci hanno portato a salvaguardare la biodiversità, cercando di interpretare il territorio il meglio possibile.

Da alcuni anni ormai siamo certificati ICEA sia come vigneti sia come cantina: come azienda spumantistica siamo stati tra i primi a sposare questa filosofia che sicuramente è più difficoltosa, ma siamo soddisfatti della scelta fatta. Il clima è fondamentale per chi fa biologico».

Ma la sostenibilità non è solo ambientale ed economica, ma anche sociale: «Il nostro impegno – conclude Giuriali - è anche quello di ospitare tanti tirocinanti dell’Istituto agrario di San Michele. Le nostre figlie oggi sono in azienda con noi ed è questa la vittoria più grande, perché non era scontato poter portare Maso Martis alla seconda generazione. Con loro faremo ancora tanti passi nella direzione della sostenibilità e non solo».

Firriato, 470 ettari divisi in 7 tenute divise dall’isola di Favignana all’Etna, è la prima cantina italiana certificata carbon neutral dall’ente mondiale DNW: «Nel 2007 abbiamo scelto di certificarci biologici sia per il vino sia per la produzione dell’olio d’oliva – ha spiegato Federico Lombardo di Monte Iato, direttore generale di Firriato -. Quando si parla di sostenibilità ambientale bisogna misurarsi e fare in modo che diventi parte integrante della filosofia produttiva di un’azienda. Inoltre serve avere un approccio by the sign: la sostenibilità deve diventare parte integrante del proprio processo. Ogni attività dell’uomo, sia essa naturale, come la fermentazione che trasforma il mosto nel vino, come il nostro contadino che lavora a mano sotto il filare, genera le emissioni dei cosiddetti gas serra, il cui più famoso è l’anidride carbonica o la nota a tutti CO2. Questi gas serra, com’è noto, sono i principali indiziati per l’inquinamento in generale e per il riscaldamento globale ed il cambiamento climatico in particolare. 

Essere carbon neutral vuol dire aver analizzato in maniera precisa e scientifica il proprio impatto sull’ambiente relativo alle emissioni di tutto il processo produttivo, dalla campagna al vino in bottiglia; ed aver portato, attraverso azioni di riduzione e di compensazione delle stesse, questo bilancio a zero, ovvero aver cancellato la propria impronta sull’ambiente. Firriato è quindi a impatto zero certificato, carbon footprint neutral, un percorso partito nel 2014 e coronato a inizio 2019 e alla fine del 2022 diventeremo addirittura carbon positive».

Il Consorzio di tutela vini del Trentino rappresenta 94 aziende vinicole e raggruppa oltre il 90% della produzione di uve trentine. Il Consorzio a giugno ha presentato il primo Bilancio di Sostenibilità realizzato da un Consorzio di Tutela nel settore vitivinicolo: «Questo bilancio – ha spiegato il presidente del consorzio, Pietro Patton  ha fatto emergere quanti passi avanti ha fatto l’agricoltura trentina in termini di produzione integrata. Il nostro sistema è sicuramente all’avanguardia, a partire dall’utilizzo della confusione sessuale fino all’agricoltura di precisione: per un’agricoltura evoluta non dobbiamo mai dimenticarci che fondamentale è l’istruzione.

La sostenibilità è sicuramente una fatica in più per il viticoltore, ma anche un vantaggio competitivo imprenditoriale importante. Non c’è un punto di arrivo per la sostenibilità, è un percorso che ti impone di continuare a crescere professionalmente e di migliorare, anno dopo anno». Oggi la base di dati a disposizione delle cantine sociali e delle singole aziende, a partire dalle capannine meteo della FEM: le informazioni oggi a disposizione consentono di gestire una viticoltura sempre più sostenibile.

IL PROGRAMMA COMPLETO

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